Sicuramente tutti saranno abituati al classico concerto di Capodanno di Vienna (quest’anno particolarmente importante grazie alla direzione del M° Muti) o di Venezia. O sicuramente tutti sono al corrente dei concerti in piazza Duomo a Milano o in Piazza Plebiscito a Napoli per attendere lo scoccare della mezzanotte.

Ma anche vedere un’opera lirica rappresentata in un teatro locale l’ultimo dell’anno è certamente una cosa non da poco in Italia.

E il valore aggiuntivo a questo tipo di iniziativa è vedere il teatro pieno di gente accorsa per assistere ad una iniziativa del genere.

LA CAMBIALE DI MATRIMONIO di G.Rossini non è certamente celebre come altre opere dell’autore quali Il Barbiere La Cenerentola, sarà anche perché generalmente le farse in atto unico non hanno mai avuto la giusta rilevanza rispetto alle grandi opere complete del compositore pesarese, ma non si può dire che a livello drammaturgico-musicale abbia qualcosa da invidiare alle altre grandi composizioni liriche di Rossini. La Cambiale, infatti, prima opera del Maestro, contiene già dentro di sé spunti musicali che si ritrovano nel Barbiere o situazioni comiche che possiamo ritrovare nella Cenerentola. E malgrado a livello di libretto la Cambiale potrebbe risultare ostica (se non si legge almeno una sinossi prima) per un pubblico non propriamente abituato, il risultato del 31 dicembre non si può certamente dire che non sia stato raggiunto in pieno.

Dopo quattro opere di successo precedenti questa (in ordine, Don Pasquale, Donizetti, 2013; Don Giovanni, Mozart, 2014; Barbiere di Siviglia, Rossini, 2015; Elisir D’Amore, Donizetti, 2016), La Cambiale di Matrimonio ha quindi fatto il suo esordio nel piccolo teatro locale.

Dopo cinque opere ormai la firma della regia e della scenografia di Lorenzo Giossi è pienamente riconoscibile. Una linea grafica sempre ben definita e chiara. Quest’anno il pubblico è stato trasportato grazie ad una enorme mappa geografica in altri tempi, fatti di contrasti non solo geografici ma anche socio-politici tra il vecchio e il nuovo mondo, tra le “innocenti libertà” del Canadà (ossia le nuove generazioni) e le “affettazioni” europee (ossia il mondo delle tradizioni). Due mondi che, a detta del regista, navigano insieme nel mare della vita, tra torti e ragioni, anche scontrandosi, come due zattere alla deriva.

Certamente la regia ha dei punti che valorizzano moltissimo questa “visione” marinaresca di Giossi, come l’uso continuo delle corde da marinaio, l’attrezzeria dello studio di Tobia Mill, lo stupendo fondale seicentesco, ma forse il piccolo spazio (e budget) non valorizzano adeguatamente l’utilizzo che fa di elementi scenici importanti quali la barca e il mostro marino.

Giossi conferma comunque che avendo un’ottima squadra di solisti ad ascoltarlo e un’attrezzatura tecnica quale l’impianto luci del teatro Testoni, la sua regia può veramente prendere vita sul palcoscenico, avvicinando il pubblico di qualsiasi età all’opera lirica.

A seguire le direttive del Regista un cast quasi completamente rinnovato rispetto gli anni scorsi.

I 2 servitori, il baritono Marco Galifi e il mezzosoprano Anna Ussardi, seppur non avessero parti di enorme rilievo apparente, sono stati delle perfette “cornici” musicali e sceniche ai personaggi principali della storia. Indubbiamente senza la loro presenza, o con 2 cantanti con meno valore artistico l’intero spettacolo ne avrebbe deficitato in maniera esponenziale.

Addentrandosi di più nel cast dell’opera si trovano altre 2 new entries nella produzione lirica porrettana: Angelo Goffredi, tenore, e Cecilia Rizzetto, soprano.

Goffredi, anche se musicalmente non rivestiva un ruolo “degno” del tipico tenore operistico, ha certamente compiuto un degno lavoro, sia vocalmente, sia scenicamente, passando da momenti romantici (tipicamente tenorili) ad altri molto più comici e buffi, che raramente riescono senza cadere nel patetico, nella superficialità o ancor peggio nel gigionismo. La Rizzetto ha anche lei potuto sfoggiare qualità sceniche molto camaleontiche, passando anch’essa da momenti di amore idilliaco ad attimi comici e più leggeri, senza che il canto ne fosse inficiato, per sfociare en plein nella difficile aria finale (con tanto di slancio garibaldino nel sovracuto conclusivo).

Il “quadro” operistico così tracciato non è però completo senza un altro duo, quello del baritono Giacomo Contro e dal basso Luca Gallo.

Il baritono Giacomo Contro ha affrontato il ruolo del canadese Slook, un ruolo che sicuramente gli confà per le sue appurate doti nel rivestire ruoli comici e buffi (lo ricordiamo nel Malatesta e Belcore di Donizetti, nel Leporello, nel Papageno e nel Mago Colas di Mozart o nel Figaro rossiniano), e che ha saputo ben calarsi ancora (avendolo già rivestito più volte nel passato) nel “moderno barbaro invasore” della quieta dimora di Sir Tobia Mill.  Quest’ultimo è stato interpretato dal Luca Gallo, che dal “lontano” 2014, con Don Giovanni, non calcava il palco del Testoni. E il teatro di Porretta non avrebbe potuto essere più fiero di un simile ritorno. Un ruolo non solo scenicamente, ma anche vocalmente molto difficile per un basso. Infatti spesso il compositore scrive per questo personaggio in un range molto (forse troppo) acuto; basti pensare infatti come nei duetti con il baritono le tessiture si invertano e il Baritono si ritrovi a cantare “sotto” il basso. Ad ogni modo Gallo ha retto perfettamente il ruolo (grazie anche alla comprovata carriera che sta avendo e che tutti si augurano che prosegua per molti anni a venire),  e ha potuto così coronare un cast che ha accontentato tutte le orecchie presenti in sala, per giungere con un lungo applauso al brindisi finale che ha concluso così armonicamente il 2017.

Degno di nota infine, l’abile pianista Nicola Sfredda, la cui esperienza nel settore non è stata vana.

 

Un premio al Teatro Testoni che si impegna da cinque anni non solo a promuovere la cultura fruibile ad ogni età (con una rassegna variegata degna dei teatri di Città), ma soprattutto la lirica e la musica, che tanto necessitano di aiuto oggigiorno in Italia (molti politici dicono che la crisi è finita, ma il mondo della cultura, non è propriamente d’accordo, e non a torto).

Per cui, un plauso al Parroco Don Lino Civerra, presidente dell’Associazione Santa Maria Maddalena che promuove e accoglie queste iniziative, e a tutto il nucleo organizzativo del Teatro Testoni di Porretta, sperando in un 2018 ancora più ricco di iniziative.

[Foto di Giovanni Modesti]

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Un commento

  1. Per impegni famigliari sono stato assente a detta manifestazione . Da lodarsi, comunque, l’impegno ed i risultati dello staff esecutivo ed organizzativo . Dobbiamo sempre ricordarci di avere un patrimonio operistico di un atto o massimo due, di valore mondiale assoluto . Ricordo solo un’opera “Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa in due atti che ottenne il 7 Febbraio 1792 il bis su ordine dello stesso imperatore Leopoldo che assisteva alla rappresentazione . E’ sufficiente ?

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