Anno nuovo, problemi vecchi

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Il 2018 si presenta in un momento particolarmente felice per il Belvedere, piste affollate e alberghi col tutto esaurito, e per Alto Reno Terme, che aveva in programma vari tipi di festeggiamenti natalizi. Non credo però che tutto questo sia sufficiente per dimenticare la realtà che apparirà già l’8 gennaio. In questi ultimi anni abbiamo assistito all’organizzazione di numerosi convegni, alla nascita di varie associazioni, al sorgere di nuove iniziative locali e tutte col medesimo obiettivo: far ripartire l’economia del territorio con un turismo che si basa su gastronomia e cultura. Il costante fermento dei vari operatori politici e commerciali ha dimostrato una convinta volontà di migliorare l’attuale preoccupante situazione, ma in realtà si è visto poco di concreto.

Sono stati lanciati programmi e progetti sicuramente interessanti, altri stanno per essere varati, ma prima di tutto questo andrebbero risolti i problemi basilari, quelli che riguardano le primarie necessità dei cittadini, residenti e turisti. Mi riferisco alle cose più ovvie. Bisogna prima garantire a TUTTI che l’erogazione dell’energia elettrica non correrà rischi alla prossima nevicata, che le tubature dell’acqua terranno col gelo, che le connessioni telefoniche non subiranno interruzioni, che i collegamenti via internet saranno possibili in TUTTO il territorio ( e non a macchia di leopardo come tuttora), che eventuali emergenze sanitarie saranno risolvibili in tempi e luoghi razionali, che la linea ferroviaria non avrà guasti per materiale obsoleto, che la viabilità stradale sarà garantita per i mezzi leggeri e pesanti da un fondo finalmente rinnovato, che l’accesso al nuovo casello di Borgonuovo sarà possibile non solo ai possessori di telepass (è quasi un ricatto) ma anche a chi ha carte di credito e bancomat. Ritengo che quando tutto questo sarà fatto  si potrà procedere al resto.

Ma veniamo alla realtà attuale.

Esistono le condizioni per poter sperare di vedere ripartire in tempi ravvicinati i due “motori”  più determinanti per l’Alto Reno, ovvero le Terme e la Demm. Per le Terme il momento della verità arriverà dopo l’assegnazione dell’Hotel delle Acque che andrà quasi certamente o ancora all’Agenzia De’ Toschi o ad altri, ma sempre nell’orbita della Banca di Bologna e a quel punto l’istituto di credito bolognese dovrà scoprire le proprie carte e decidere quando e quanto investire su tutto quanto ha acquisito. La richiesta di chiarimenti avanzata da “Una Nuova Idea” nella lettera aperta recentemente divulgata è giusta e logica per le deduzioni che si possono trarre dal rapporto passato tra la Società delle Terme e Banca di Bologna, ma non voglio essere pessimista pensando ad una fredda soluzione di trasformazione di un debito. Voglio sperare che i dirigenti bolognesi intendano dare un seguito a ciò che hanno investito dando nuovo e determinate impulso agli stabilimenti termali e all’albergo.

Per la Demm ricordiamo gli ultimi incontri al MISE di Roma e le ultime dichiarazioni di chi vi aveva partecipato, dichiarazioni che avevano lasciato trasparire un certo ottimismo (nuovi potenziali acquirenti) che avevano portato una leggera ventata di serenità alle 230 famiglie coinvolte. Aspettiamo con una certa, non celata, trepidazione la concretizzazione delle proposte.

Rimanendo nel comune capoluogo non si possono non fare due rilievi. Il primo riguarda l’ex ospedale “Costa”. L’edificio si trova in una posizione centrale e tutti quelli che ci passano davanti, residenti e turisti, lo guardano e si fanno le domande più ovvie: “Perchè abbandonarlo così ? Che fine farà ?”. Era stato anche transennato per la caduta di alcuni pezzi del cornicione e andando avanti sarà sempre peggio. Non è di proprietà del Comune di Alto Reno Terme, ma da questo deve partire un’azione ferma e decisa nei confronti dell’ASL che ne ha la responsabilità. Data la posizione e il tipo di edificio, la finalità più logica potrebbe essere un contenitore per la Sanità (poliambulatorio) o dell’Istruzione (scuola elementare). Speriamo di vedere presto un cartello con scritto “lavori in corso”.

Il secondo coinvolge Ente Locale e Parrocchia. Ad aprile saranno tre anni dalla proclamazione della Madonna del Ponte a Patrona del basket italiano e ancora non c’è nessun cartello indicatore ( nè lungo la strada e neanche davanti al Santuario), non viene organizzata nessuna manifestazione in suo onore o che possa interessare il mondo del basket della penisola e addirittura la chiesina viene tenuta chiusa per tutto il periodo invernale (Natale compreso). Ritengo che non ne sia stata valutata sufficientemente l’importanza, perchè potrebbe essere un veicolo molto interessante per il turismo, in particolare quello sportivo, attirando molti appassionati di questa disciplina, così come avviene per la Patrona del ciclismo al Santuario del Ghisallo.

Tutte le società italiane ne sono state informate tramite i massimi dirigenti nazionali della Federazione (all’inaugurazione erano presenti Gianni Petrucci, presidente italiano della Fip, Stefano Tedeschi, presidente Comitato Regionale, e presidente regionale e provinciale del CONI) ed avevano inviato magliette e gagliardetti, materiale al quale si sono aggiunte maglie di atleti e allenatori italiani nell’NBA – Messina e Bellinelli – e in squadre di Eurolega, ora giacenti parte nel Santuario, dove c’è anche dal 1956 il Sacrario del Cestista, e parte nella sede dell’Associazione “Amici del basket”, anche questa senza indicazioni e quasi sempre chiusa. Inoltre il Santuario della Madonna del Ponte potrebbe essere inserito in un circuito di mete religiose comprendente la Madonna del Faggio, dell’Acero e altri del territorio.

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Un commento

  1. Parto dal fondo . Lo sport è un’attrattiva multigenerazionale e collegare vari siti religiosi ad un percorso di appassionati di varie discipline sportive significa coniugare uno spirito sociale ad uno strettamente sportivo quindi : storia, cultura e sport . Perché non sfruttare questi assi nella manica ? Ritorno all’inizio, tutti i disservizi elencati sono il frutto di un mezzo secolo di disinteresse e di abbandono dell’Appennino da parte delle così dette “Istituzioni” che si vedono solo quando vi sono da incassare tasse e imposte varie . In quasi 65 anni non ho ancora visto né letto di un piano di ristrutturazione e di rilancio economico delle nostre zone . Le varie episodiche esternazioni sono sempre uscite da segreterie partitiche sempre tese a sottoboschi economici, poltrone varie, sistemazione di trombati elettorali e via di quel passo . Di chi abita le nostre zone si è mai sentito qualcosa ?

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