GRANAGLIONE: Un ricordo di Don Cevenini

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Don Cevenini nella sua abitazione di Granaglione

 

Il 5 Agosto 2016 ho incontrato, per una breve chiacchierata, Don Ivo Cevenini nella casa di Granaglione, un vecchio mulino ristrutturato e restaurato, situato nella parte bassa di Granaglione, vicino al rio Bovecchia da dove un tempo si attingeva l’acqua per la macina. In questa cornice surreale Don Ivo trascorreva brevi periodi di riposo, sempre interrotti nei fine settimana per la celebrazione delle S. Messe nella sua parrocchia di Renazzo (Fe ). Durante la sua permanenza si metteva sempre a disposizione di Don Michele Veronesi per offrire un aiuto nella celebrazione delle S. Messe. Sono stata molto colpita dalla sua spontanea vitalità, dalla simpatia e dall’attaccamento a questi monti dove ha trascorso diversi anni del suo sacerdozio e dove il suo operato attivo ha lasciato un segno indelebile e una presenza che si avverte ancora nonostante la sua assenza dal 1973.

Ho imparato a fare il prete su questi monti “ è stata una delle sue affermazioni, infatti è arrivato quassù molto giovane impegnando tutte le sue energie per queste comunità.

Nato a Bologna nel 1931 è stato ordinato sacerdote dal Cardinale Giacomo Lercaro nel luglio del 1954.

Appena ordinato sacerdote sono stato assegnato come cappellano nella parrocchia di Grizzana Morandi dove ho conosciuto anche il grande pittore Giorgio Morandi . Intorno c’erano diverse piccole parrocchie dove dovevo andare a celebrare la S. Messa: Veggio, Prada-Carbona, Tavernola, Monte Acuto Ragazza . In questi luoghi sono stato accolto molto bene e ho trovato una cordialità unica. A Tavernola abbiamo costituito un consorzio, di cui ero segretario, per dare l’acqua alla parrocchia e un consorzio con l’Enel per la realizzazione di un elettrodotto che consentiva la fornitura dell’energia . Fino ad allora la corrente veniva erogata solo qualche ora la sera, generata da una turbina posta nel fiume Reno. In quell’epoca i parroci si interessavano oltre che dei problemi spirituali anche di quelli materiali ! Non c’erano le strade, mi sono attivato anche per risolvere questo disagio. Proprio in quegli anni, però, la gente cominciò a migrare verso la città.

Quindi fatte le strade e data la luce gli abitanti hanno iniziato ad abbandonare i paesi ?

Si , è proprio così. I piccoli poderi non bastavano più a soddisfare i bisogni delle famiglie e si incominciò a cercare lavoro altrove e anche in quelle zone iniziò lo spopolamento.

Quando è arrivato su questi monti ?

Nel 1959 sono stato assegnato al seminario di Borgo Capanne. In quell’occasione ho provato un certo disagio in quanto nel seminario volevano trattenere il vice rettore precedente al quale erano molto legati e così mi hanno invitato a ritardare il mio arrivo, ma intanto a Grizzana ero già stato sostituito. Pensi al mio stato d’animo! Nel seminario, poi, non mi sono nemmeno trovato a mio agio in quanto, nonostante ci fosse un rettore anziano molto bravo, Mons. Cleto Capitani, una suora, valida insegnante, ma molto autoritaria, rendeva pesante l’ambiente. Di fatto non riuscivo a svolgere il mio ruolo di vice-rettore perché non condividendo il metodo ero molto limitato nel mio operare . Per questo mi sono rivolto verso le parrocchie di Lustrola e Granaglione dove celebrava la messa il vecchio parroco. Nel 1960 ho istituito a Granaglione la prima decennale con la Madonna di Calvigi che fu portata in tutte le parrocchie del comune, tradizione che è proseguita negli anni. Nel 1963 diventai parroco di Granaglione su richiesta degli abitanti che approfittarono del fatto che per la seconda volta rimasi “tra quelli che son sospesi “ e cioè: esattamente il 28 Agosto mi venne assegnata la parrocchia dei Boschi con residenza a Molino del Pallone in quanto Don Cioni doveva essere trasferito a Bargi , trasferimento che rifiutò adducendo motivi di salute così la mia nomina non ebbe seguito, successivamente venne istituita la Parrocchia di Molino del Pallone assegnata a Don Cioni mentre io divenni parroco di Granaglione dove per alcuni anni abitai in un piccolo appartamento fino a che non fu ristrutturata la canonica. Qui ho ospitai Don Domenico Fumagalli, ex- carmelitano, per due anni nei mesi estivi, infatti la curia nel periodo dell’anno più popolato mi mandava un aiuto . Sono stato proprio io, poi, a “tramare” perché Don Fumagalli diventasse parroco della Parrocchia di Boschi.

A proposito della parrocchia di Boschi Don Domenico nel 1981 le dedicò queste parole “ artefice della Resurrezione della Parrocchia con animo grato da parte di tutta la popolazione e del sottoscritto “ciò vuol dire che lei ebbe un ruolo fondamentale nella vicenda legata alla ricostruzione della canonica dei Boschi.

Si . Negli anni ’60 era parroco di Boschi Don Virgilio Cioni che presentò una richiesta di rifacimento della canonica, a suo dire, resa pericolante durante la guerra. Era sua intenzione trasferire la canonica a Casa Forlai perché c’erano più abitanti. Nel ’61,infatti, si trasferì a Tideri, insieme alla domestica Virginia Nasci, nella casa di Lesini Adriano perché diceva di sentire degli scricchiolii nella canonica di Boschi. Pian piano la canonica è crollata e Don Cioni fu soprannominato “Don Rovina”. La gente era inferocita. A nulla valse l’intervento di Don Jimmi (don Giacomo Ricci parroco della Pieve di Capanne) chiamato in aiuto per placare gli animi, anzi la lite si fece più accesa. Don Cioni, allora, impaurito, di notte prese il Santissimo e si trasferì a Molino del Pallone. I parrocchiani erano tanto accaniti che in giro non si parlava d’altro. Non fu una situazione facile da gestire. A causa di questa sommossa il vescovo Baroni interdisse la parrocchia e così dall ‘8 dicembre fino a Pasqua non fu più celebrata nessuna Messa . La Curia, all’epoca, prendeva sempre le difese del parroco . Infine Mons Benazzi andò a supplicare in Curia per poter celebrare la Messa nella chiesa di Boschi e così Mons Baroni mi chiamò e mi disse : “ vai a dir Messa quando puoi e come vuoi “

Lei in quel momento diventò un importante riferimento e un simbolo di vittoria .

Si. Il primo giorno di Messa la chiesa era gremita e feci una promessa “ avrete il parroco e la casa canonica “ . Da quel momento iniziò l’opera di ricostruzione della canonica insieme a validi collaboratori quali Forlai Luciano , Antonio Brunetti e altri . Nel 1967 finalmente l’inaugurazione della canonica realizzata con i finanziamenti di enti vari, dei cittadini e con i cantieri di lavoro. Nel 1968 ci fu l’ingresso di Don Domenico Fumagalli. Boschi ebbe così canonica e parroco, come avevo promesso.

E’ STATO PROPRIO DON IVO CON GRANDE IMPEGNO , DISCREZIONE E CAPACITA’, A RIPORTARE L’UNIONE E LA SERENITA’ NELLA PARROCCHIA DI BOSCHI , PER QUESTO LE DOBBIAMO TANTA GRATITUDINE.

Don Ivo è rimasto a Granaglione fino al 1973. Segretario della locale Proloco per 10 anni, pienamente inserito nella vita sociale negli anni in cui il paese era molto popolato e rappresentava un centro importante per la montagna dove la presenza del parroco è stata determinante. Nello stesso periodo insegnava nel liceo, nella scuola magistrale e alberghiera di Porretta Terme. E’ impossibile descrivere in poche righe quanto Don Ivo sia stato prezioso per il nostro territorio . Tante sono le opere compiute quali la sistemazione della chiesa e della canonica di Granaglione, della canonica di Lustrola.

E’ autore, insieme ad altri, del libro “ Il mondo di Granaglione “.

E’ stato parroco di Renazzo 43 anni, è stato Vicario Pastorale della zona di Cento per 10 anni con il card. Biffi dal 1989 al 1998 e due anni col card. Caffarra dal 2010 al 2011. Dal 1971 al 2015 è stato membro del consiglio Diocesano degli affari economici.

Grazie Don Ivo per quello che ha fatto per il nostro territorio.!

 

Rosella Lazzeroni

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