Olivacci di Granaglione – Oratorio di S. Matteo

Il Comune di Alto Reno Terme possiede un patrimonio artistico e religioso che non ha paragoni con nessun’altro. Ricco di piccoli oratori sparsi per i monti a diverse altezze o nascosti fra i boschi come una nicchia e ricco di chiese parrocchiali come quella di San Nicolò di Granaglione, la Pieve di Borgo Capanne e la Chiesa di Sant’Agostino di Boschi, dove maestosi campanili si stagliano verso il cielo terso  dominando le vallate. Ricco di santuari importanti come quello della B.V. di Calvigi, della Madonna del Faggio, dell’Acero e della Madonna del Ponte che  rappresentano ancora oggi, come i piccoli oratori, testimonianze che percorrono la fede da secoli, nonché esempi di semplice ma importante architettura di rara bellezza.

Difficile elencarli tutti, sono veramente tantissimi e alcuni fino a dicembre 2018 erano sconosciuti all’anagrafica vaticana tanto che nel corso dell’anno è stato effettuato un censimento a tale scopo promosso dalla CEI tramite l’Ufficio Nazionale per i Beni Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto. Tra questi anche l’Oratorio di San Matteo nel borgo di Olivacci, oratorio la cui edificazione e consacrazione risale al 1704 e per il quale è in corso un  progetto di restauro, dopo l’ultima importante modifica del 1903.

Granaglione – S- Niccolò

Ma non è certamente facile seguire la gestione e la cura di tutti gli immobili ecclesiastici di proprietà della diocesi. Il compito è affidato ai parroci, sempre più insufficienti al fabbisogno vero e proprio territoriale. Un parroco si trova a seguire oltre che tremila/quattromila anime e forse più dislocate in diverse parrocchie a decine di chilometri l’una dall’altra, anche tutta la parte burocratica e amministrativa che gli compete per le parrocchie di appartenenza.

Di tutto questo ne sa qualcosa il “parroco della montagna” Don Michele Veronesi che macina chilometri ogni giorno per gestire le cinque parrocchie di Granaglione. Don Michele non si ferma alla messa quotidiana, al battesimo, al matrimonio o al funerale. Lui, sostenuto dai parrocchiani e confrontandosi con i suoi collaboratori, è diventato nel corso degli anni un vero e proprio amministratore del patrimonio ecclesiastico della montagna occupandosi degli effettivi bisogni di manutenzione, rifacimento e restauro di oratori e chiese e districandosi con passione e professionalità fra progetti, carte, criticità, prescrizioni.

E Don Michele lo sa bene quanto sia importante la manutenzione di oratori e chiese dove il culto non deve mancare, anche se per alcuni di essi si effettua una volta all’anno, tanto che attualmente ha diversi progetti e cantieri aperti: Chiesa di San Michele al Vizzero, Chiesa di Sant’Agostino a Boschi, Chiesa di S. Giovanni Battista a Biagioni, Oratorio di San Matteo a Olivacci e tutte le altre chiese dove c’è sempre bisogno di qualche piccolo intervento manutentivo.

Boschi di Granaglione

E allora perché non fare diventare i nostri oratori, chiese e santuari oggetto di turismo religioso come in tante altre parti d’Italia dove c’è meno ricchezza di questo tipo?

Qualcosa è stato gia’ fatto con il progetto “l’Appennino ritrovato” di Michela Marcacci, ma la strada è ancora lunga per far sì che il territorio di Alto Reno diventi un percorso fruibile dal visitatore a tutto tondo.

Far conoscere il patrimonio architettonico e religioso di Alto Reno Terme significa ritrovare la propria identità e continuare la memoria di chi ha creduto in qualche miracolo e che ancora oggi viene raccontato come quello della Madonna di Calvigi o della Madonna del Ponte, Patrona del Basket.

Bisogna far conoscere al turista la storia, la cultura e la religiosità con i sentimenti che legavano le persone a questi luoghi,  solo così rispetteremo l’eredità lasciata dai nostri avi che in chiesa si soffermavano anche per un solo istante, il tempo di una preghiera.

E solo così il turista potrà ritornare a casa con qualcosa in più nel proprio bagaglio!

 

 

Alto Reno Terme – Madonna del Ponte

 

 

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Un commento

  1. Signora Tedesco, l’elenco degli edifici religiosi in questo nostro angolo di Appennino è notevolmente lungo. Tempo fa feci la proposta, visto che ho la casa in quel di Pianaccio di Lizzano in Belvedere, di organizzare un tour di visite a questi edifici con la collaborazione delle varie Pro Loco e di chi abita nei pressi di detti edifici. Di certo la Curia avrebbe dato il suo benestare ed il suo appoggio, visto che detta iniziativa avrebbe non solo mostrato la parte architettonica, ma descritto la loro storia, i beni conservati e tante altre notizie storico-culturali. Lei pensa che qualche addetto/a a lavori amministrativi abbia raccolto la proposta ? Se per quello non ho udito neppure voci favorevoli dall’inclita popolazione. E’ vero che si era nel tempo del grande fervore del Mega Impianto Galattico (MIG) Corno-Doganaccia-Abetone e, forse, anche più in là. Così il MIG è nel mondo dei sogni, le visite ai luoghi di culto non si sono organizzate e…tutti felici e contenti. Mi sa però che Pluto, il dio greco del soldo, abbia dato il suo responso con un crollo di reddito ed una diminuzione del turismo. Vede, signora Tedesco, a mio modo di vedere alla base di moltissime operazioni umane, turismo compreso, vi è la cultura e la conoscenza. Se non si conoscono né la storia né le basi culturali di un territorio cosa si pretende di fare ? A titolo informativo nella Chiesa del Ponte vi sono lavori di Alessandro Guardassoni, grande pittore dell’800 bolognese che a Bologna ha due mostre. Lei crede che ci si sia agganciati a questo storico avvenimento ? Dubito. La mia famiglia abita da oltre 70 anni nella stessa casa in cui abitò Alessandro Guardassoni in Via Nosadella, 43 e che, forse, dipinse una Madonna tra la prima e la seconda rampa di scale. Con l’aiuto di mia moglie l’abbiamo ripulita dalla polvere e rimesso a posto la struttura lignea con vetro che la protegge. Talvolta basta poco per conservare il nostro patrimonio storico, basta aver voglia di farlo .

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