APPENNINO E CORONAVIRUS: La voce della Scuola – 3

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La “fortuna” di essere studenti al tempo del Coronavirus

Tra qualche anno probabilmente ci ritroveremo a parlare di questo assurdo periodo addentando una pizza in un ristorante e verremo ritenuti quelli fortunati, che potevano dormire due ore in più la mattina, copiare durante le verifiche e le interrogazioni senza subirne le conseguenze (a breve termine si intende), mangiare la pasta al pesto davanti al pc mentre il prof di storia spiegava la prima guerra mondiale. Saremo quelli fortunati ad aver avuto un esame “facilitato”. Ma credetemi quando dico che in questo momento noi maturandi – come molti altri studenti – non ci sentiamo affatto fortunati.
Dalla prima settimana di liceo si viene catapultati dentro l’ottica di dover svolgere un esame che ci rispecchi, che possa mettere a nudo tutte le nostre abilità, spesso accompagnate da altrettante difficoltà; si sogna la festa dei tanto desiderati quanto temuti cento giorni, il brivido e la malinconia di attraversare per l’ultima volta il corridoio e di gridare al suono della campanella, in memoria di tutti gli anni passati prima dell’estate (o dell’esame).
Poi d’un tratto tutto questo scompare a causa di qualcosa che pochi giorni prima era milioni di chilometri lontano da noi, ma che ora ci ha raggiunti. E il cambiamento è repentino, una settimana e si ha il terrore anche di aprire la porta al postino, si spinge la maniglia con i gomiti per evitare di toccarla con le mani e nella mente non fa che rimbombare il numero di vittime causate da questo COVID-19, un numero giornaliero che lacera di dolore lo spirito, ma che porta anche a ritenersi fortunati ad avere una casa, cibo e la possibilità di proteggersi. Da maturando la mente non fa che rimbalzare tra la tragedia che sta avvenendo e come si continuerà a svolgere lezione, ma soprattutto: come si potrà concludere l’anno senza l’amaro in bocca per aver perso qualcosa che non tornerà più?

Foto di Maris Muzzarelli

 

Forse una risposta non esiste,ma la scuola intanto “#nonsiferma” e riprende online tra connessioni singhiozzanti e l’analfabetismo digitale, non solo di professori, ma di altrettanti studenti. Se nei primi tempi le lezioni virtuali sembravano un’ottima idea, però, ci vuole poco più di una settimana per svelarne i lati negativi: emicranie per l’eccessivo uso del pc, sovraccarico di compiti scritti, confusione riguardo l’orario scolastico che costringe gli alunni a passare giorni da un’ora di lezione a giorni dove si arriva anche a cinque. Per non parlare del fatto che la ricreazione non è concepita e si è costretti a sfruttare il minuto tra un collegamento e l’altro per potersi sfilare le cuffiette e precipitarsi in bagno. Da non dimenticare problemi già individuati: mancanza di collegamenti internet ottimali e attrezzatura scarsa o non presente nel nucleo familiare.  E con i tempi scolastici dimezzati non rimane altra soluzione agli alunni che svolgere la maggior parte del lavoro in autonomia. E cosa dire della questione che sarebbe dovuta essere da tempo chiara e splendente come la luce del sole, e che invece rimane tutt’ora un’incognita? Se ve lo state chiedendo sì, stiamo parlando proprio dell’esame: come si svolgerà quest’anno? Ottima domanda, considerato che né dirigenti, né insegnanti, né tantomeno alunni sanno rispondere con certezza. È quasi la metà di maggio e quello che è uscito dal Ministero dell’Istruzione è una bozza confusa e decisamente troppo pretenziosa verso chi dovrà organizzare l’esame, ma soprattutto verso chi dovrà sostenerlo.
Ma nonostante tutto questo risulteremo comunque i fortunati.
Penso di parlare a nome di tutti quando affermo che rivorremmo tutto indietro, le notti insonni per concludere un capitolo, i sonnellini sulla corriera nel percorso per tornare a casa, i litigi e gli abbracci con i compagni di classe, le risate per la pessima battuta di un insegnante, le macchinette che fanno bloccare le schiacciatine proprio quando si muore di fame e l’ora dopo è quella del professore che non concepisce il ritardo, ripetere gli argomenti con la vicina di banco poco prima dell’interrogazione, i crampi alla mano dopo una verifica che sembrava non conoscere la parola “fine”, la richiesta di aprire al finestra per colpa dell’aria viziata mentre il compagno allergico al polline supplica di non girare la maniglia. L’ultimo anno è sempre stato stressante, impegnativo ed intenso, ma tutto veniva attutito dalla consapevolezza che quell’ambiente e quelle persone mancheranno, nonostante le innumerevoli crisi che questi ultimi hanno provocato.
La Ministra Azzolina non fa che ripetere quanto la sua esperienza da maturanda l’abbia segnata, ma ciò che forse dimentica è che il quinto anno non è significativo per il colloquio d’esame in sé, ma lo è per il bagaglio di emozioni che lo studente si trascina dietro per poi salire su uno dei tanti treni che definiranno quale piega prenderà la sua vita, una volta per tutte.

Foto di Maris Muzzarelli

 

Si viene spinti ad apprezzare gli ultimi mesi come se fossero un idolo da adorare, riappacificandosi anche con i compagni con cui non si è mai andati d’accordo. Noi tutto questo non lo abbiamo potuto vivere. E neanche la connessione internet potrà mai sostituire quella che si crea dentro un’aula scolastica. Il rapporto diretto tra persone che ci sono dentro insieme, le occhiate annoiate o disperate durante la lezione, i disegni a matita sui banchi, le scritte sui bordi delle pagine che rimarranno lì per anni e anni, lo sguardo come se non si mangiasse da un anno quando si domanda un pezzo di merenda al compagno.
Quindi se mi diranno mai che noi siamo stati i fortunati risponderò che no, non lo siamo stati, ma che loro dovrebbero ritenersi tali per aver potuto portare a termine il proprio percorso senza che venissero derubati del proprio bagaglio a mano poco prima di partire per un viaggio alla scoperta e all’inseguimento delle proprie passioni e dei propri sogni.
E quindi, mentre la scuola “#nonsiferma” noi veniamo comunque lasciati indietro, perdendo un po’ la magia malinconica che avrebbe dovuto caratterizzare quest’ultimo anno.

 

Maris Muzzarelli   Va SU  e  Miriana Muzzarelli  Va AS

Istituto “Montessori – Da Vinci”  di Alto Reno Terme

 

 

 

 

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