Partirà domani l’indagine demoscopica sulla qualità della vita nella città metropolitana e nel territorio del Comune di Bologna: 2.200 interviste telefoniche (1.400 in città e 800 nel resto dell’area metropolitana) per indagare – a distanza di 15 anni da una analoga ricerca svolta dall’allora Provincia di Bologna – il ”benessere soggettivo” dei bolognesi esplorando allo stesso tempo, per ciascun ambito sub-metropolitano, quali siano le problematiche prioritarie vissute e percepite dalla popolazione e le principali domande rivolte alla Pubblica Amministrazione.

Nello specifico, l’indagine sulla Qualità della vita toccherà più aspetti fra cui la valutazione soggettiva del periodo appena trascorso in ordine alle condizioni di vita reali (economiche e/o psico-fisiche) o percepite rispetto al proprio ambiente. Fornirà inoltre una traccia anche in termini di soddisfazione nei confronti dei servizi pubblici, e più in generale delle politiche pubbliche o di iniziative specifiche messe in atto a livello locale, diventando in prospettiva uno strumento utile al monitoraggio della qualità dei servizi al fine di un loro continuo miglioramento. Permetterà infine di aggiornare l’agenda problematica dei cittadini e delle cittadine nelle diverse zone dell’area metropolitana.

Il metodo di analisi è quello dell’indagine telefonica (CATI) rivolta ad un campione rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti nell’area metropolitana bolognese, suddivisi per sesso, età e zona di residenza.

Il disegno di campionamento prevede una stratificazione del territorio metropolitano articolata in cinque zone: il comune di Bologna, disaggregato a sua volta in sub-aree, la ‘cintura bolognese’, la pianura, l’area montano-collinare, il circondario imolese. Questa suddivisione consente una rappresentatività per quartieri del capoluogo (individuando anche il centro storico come settima zona) e inframetropolitana per le macro-aree geografiche descritte (cintura, pianura, imolese, appennino), tale da assicurare risultati significativi per le singole aree del territorio.

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Un commento

  1. Come tutte le interviste e gli studi statistici sono da esaminare le metodologie e quali risultati si vogliono ottenere . 2.200 soggetti su di una popolazione di oltre un milione, con enormi disparità geografiche ed economiche si rischia di fare la statistica di Trilussa . Poi interviste telefoniche, su rete fissa, mobile o ambedue ? La scelta dei soggetti da intervistare viene fatta da segreterie partitiche sugli iscritti ? In maniera casuale ? Su impostazioni alfabetiche ecc . ? Come si evince, gli studi di indagine possono essere pilotate in qualsiasi maniera, vi sono analisi matematiche che lo confermano . Si può arrivare a situazioni paradossali ben evidenziate in un lavoro di Umberto Eco e non solo dal nostro studioso . Do un esempio più che eclatante : intervista su collegamenti dei trasporti di 800 persone in zone extra urbane viventi in paesi o cittadine servite da ferrovie o/e autobus . Risposte di elevato gradimento . E gli altri 50.000 abitanti in zone ove per spostarsi risulta necessario avere l’auto sotto il fondo schiena ? A questa maniera l’intervista è pilotata, come intervistare sul problema sanitario gli abitanti dei quartieri attorno all’Ospedal Maggiore o al Sant’Orsola . Un tripudio di consensi . Andare a chiedere agli abitanti dell’Appennino con la scarsità di ambulanze e di punti nascita a Km 100 e si vedrà che la musica sarà diversa . Quindi se non si esplicitano le metodologie di indagine, si giunge alle famose inchieste del tipo :”Caro signore preferisce trovarsi a letto con Belén Rodríguez o con un rozzo di serpi velenose ?” – ” E lei signora preferisce avere tra le coltri Roberto Bolle o un fascio di ortiche e di spine ?” – Le risposte positive sono state il 99 % !

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