Solitamente, ogni rubrica ha un gran finale.

Qualcosa che riassume e amplifica tutte le sensazioni provate nelle “puntate precedenti”, come una sorta di sorpresa delle meraviglie tenuta in caldo e mostrata al momento giusto, per stupire e dare un degno arrivederci alla prossima stagione.

Ovviamente, per coloro che mi conoscono bene e per tutti quelli che stanno imparando a farlo, seguendomi nelle mie attività, in primis la passione per la scrittura e per i luoghi abbandonati che hanno trovato perfetta alchimia in questo caso, il sospetto che facessi qualcosa di diverso e uscissi un po’ fuori dai canoni standard ai quali si è fin troppo abituati, era palese.

La grossa sorpresa infatti la svelo in questa esplorazione dei luoghi abbandonati del nostro Appennino.

Una penultima avventura che fa le cose in grande, anche se ovviamente vi invito a leggere anche l’ultimo articolo dedicato ai miei viaggi solitari, nel quale vi augurerò una buona (e speriamo non troppo calda!) estate e vi darò qualche piccola anticipazione per l’anno prossimo.

Cose in grande, come vi accennavo: tanto in grande che, questa volta, parliamo non di un singolo edificio diroccato, ma nientepopodimeno che di un intero borgo abbandonato, celato tra le colline del territorio.

Impossibile, direte voi. Possibilissimo, rispondo io.

Perché Chiapporato esiste realmente ed è ancora là, con le case solitarie che raccontano mille storie e l’antico forno e il lavatoio tutti da ammirare.

Ricordi familiari, attrezzi di vita all’aria aperta e le tracce evidenti e meravigliose di un agglomerato una volta attivissimo, fiore all’occhiello di pastorizia e cultura agricola di quella zona, adesso fantasma del tempo che fu, dopo la scomparsa di Zelia, ultima abitante del borgo, avvenuta nel 2014.

Per i più fortunati è possibile udire i racconti di questa gentile signora che non ha mai e poi mai voluto trasferirsi verso una maggiore “civiltà”, preferendo la vita da eremita e spostandosi nei più vicini agglomerati solo quando strettamente necessario, vivendo assieme alla figlia (trasferitasi poi a Castiglione dei Pepoli dopo la perdita della madre) e in compagnia di galline, conigli e pecore da allevamento.

L’atmosfera di Chiapporato è unica nel suo genere, così come lo è il percorso che porta ai solidi ruderi dalla grande storia.

Un percorso facile, nei pressi del bacino di Suviana, che conduce passo per passo alle tracce ancora visibili lungo il cammino (come il suggestivo cartello indicatore che emoziona e prepara all’incontro), potendo godersi il contesto naturale e differente ad ogni stagione, che gli amanti di un trekking nemmeno esageratamente arduo sapranno godere appieno.

Sembra di essere sulla strada che conduce ad una dimensione parallela, slegata dalla realtà e intrisa di fascino fatato, coltivando le emozioni e la trepidante attesa per la meta finale.

A circa metà del cammino, gli occhi si spalancano nell’osservare finalmente in lontananza il gruppo di case sospese nel tempo e gli sforzi si rinnovano per arrivare quanto prima.

 

Una volta giunti di fronte alla prima casa, la soddisfazione è tanta, così come il solito senso di smarrimento e il dispiacere nel trovarsi davanti un tesoro così grande sul baratro del dimenticatoio.

Vagando per le stanze, si ha come la sensazione (almeno personalmente) di percorrere un irresistibile tour in una strada di ricordi, fra mobili, stoviglie, fotografie e attrezzi di uso comune, mentre il paesaggio circostante, anche se selvaggio, completa quell’emozione che ormai non può più abbandonarci e convince a rimanere ancora un po’ presso quel luogo incantato, senza alcun senso di inquietudine, ma anzi con il cuore gonfio di benevolenza e protezione, oltre alla gioia di poter documentare il tutto fotograficamente.

La perla del cinquecentesco Chiapporato continua salendo il sentiero che conduce sulla Chiesa di San Giovanni Battista recentemente restaurata, che domina il borgo dall’alto.

Adiacente ad essa, appare subito caratteristico anche il piccolo cimitero edificato nella seconda metà del diciannovesimo secolo, dove potersi fermare a rendere il giusto omaggio ai defunti che ivi riposano.

Inevitabilmente, ogni singolo aspetto di Chiapporato, ogni suo dettaglio e ogni suo oggetto non possono che rimanere nel cuore e nell’anima dei viandanti che si spingono curiosi e interessati a una fetta di storia che appare sempre più nebbiosa, ma che merita il doveroso rispetto da parte di chi, come il sottoscritto, ha il desiderio di assaporare quel senso di vissuto e immaginare tutto ciò che fu, dalle testimonianze che sono rimaste fino ad oggi.

Chiapporato è ancora là che attende i turisti, gli amanti delle belle passeggiate e gli esploratori che amano quel romantico abbandono e, anche se un completo restauro è probabilmente impossibile, l’eterno fascino del borgo perduto rimarrà per sempre.

Una bella sorpresa, visto? E lo sarà altrettanto quella del prossima visita ai Luoghi Abbandonati, prima di salutarci e promettere di ritrovarci il prossimo anno, per cui aspettate a prendere i fazzoletti per asciugare le lacrime e appuntamento tra quindici giorni!

Foto di Fabrizio Carollo

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