Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, ho sentito commenti sullo stato di corrosione delle strutture, specialmente dei cavi di acciaio annegati nel calcestruzzo. Anni fa, dopo il sisma de L’Aquila, ebbi modo di dialogare con esperti nell’uso del cemento armato. Seppi che era consuetudine addizionale gesso e più acqua del necessario nelle autobetoniere al fine, specialmente d’estate, che la malta, durante il tragitto sino al luogo di impiego, non diventasse troppo compatta, in parole povere, non avesse iniziato a far presa. Il cemento ha quali componenti primari idrosilicati di calcio e sodio. I primi sono i più lenti a far presa e formano un composto più poroso, legato alle dimensioni dei cristalli. I secondi sono di più pronta presa, più piccoli ed in grado di rendere molto meno poroso il calcestruzzo impiegato. Di regola il calcio ed i suoi derivati sono molto più abbondanti di quelli del sodio. Aggiungendo gesso (Solfato di calcio bi idrato) si aumenta la quantità di calcio e quindi si allunga il tempo di presa. Vi però un grave problema: il gesso, o, meglio lo ione SO4 ha la spiccata tendenza a corrodere il ferro ed in maniera grave. Cosa succede all’interno del cemento armato? Gli ioni SO4 migrano a contatto del ferro delle armature, lo corrodono e lo distaccano dal calcestruzzo. Non solo, essendo la malta molto ricca di calcio, è anche più porosa e, quindi più permeabile a Cloruro di Sodio ( NaCl) il sale che si sparge in inverno ed allo stesso sale, nelle zone marittime, trasportato dall’acqua. I nostri vecchi muratori lo sapevano bene di non ancorare oggetti in ferro usando il gesso. Come sapevano bene, chi glielo abbia detto è un mistero, di aggiungere soda solvay alla malta cementizia. Ottenevano un impasto con relativa abbondanza di sodio (Na) con maggiore velocità di presa ed estremamente più compatto e resistente. Mi chiedo se ancor oggi si continui ad impiegare gesso nelle autobetoniere, se non vi siano normative atte ad impedire detto nefasto uso. Certo dal terremoto de L’Aquila ad oggi sono trascorsi troppi pochi anni e non credo si sia avuto il tempo di esaminare detta questione. Intanto ponti e viadotti crollano, sono inagibili, vengono chiusi per manutenzioni di dubbia durata, il gesso che è all’interno continua l’opera nefasta e subdola. Speriamo che i nostri “Politici” si facciano istruire da qualche chimico o docente di mineralogia, meglio tutti e due assieme.

Ettore Scagliarini

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Un commento

  1. salve!
    i cavi in acciaio anegati nel cemento sono un abomnio di per sè, per di più in una citta costiera.
    la salsedine condensa sui cavi, e non solo gocciola lungo il cavo fino all’ ancoraggio inferiore , ma risale pure per capillarità degli interstizi tra cavi e cemento.
    quindi anche quando si preveda di non annegare i cavi nel cemento all’ancoraggio inferiore ,nepure quelli superiori sarebbero al riparo dall’umidità per giunta salata e quindi dalla corrosione.
    questi sono fatti gravi, ma non è il primo esempio di ponte con gravi lacune progettuali.
    anche il ponte pedonale di vetro a venezia .
    certo poi l’uso di cemento , gia corrosivo di persè , per di più reso ancora più corrosivo ha influito a velocizzare il processo di corrosione, ma ciò non lo si deve utilizzare per distogliere dal grave errore ingegneristoco, così da imputare il clollo del Morandi o di altre strutture nel futuro, all’escusivo uso di cemento fuori norma, anche perchè qualcuno doveva controllare la qualità del getto.
    quindi se cosi fosse ,il morandi è crollato per un grave difetto progettuale velocizzato dalla corrosione di cemento non controllato.

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