Renonews.it

Un lavoro lasciato a metà

Come tutti i lettori di Renonews sapranno, per anni mi sono battuto affinché la comunità del Comune di Lizzano in Belvedere indirizzasse le sue aspirazioni di incremento turistico verso soluzioni basate su storia, cultura, ambiente. Devo confessare di aver raccolto improperi, minacce ed una quasi totale indifferenza. A questo punto mi sono chiesto :”Quali sono gli interessi e gli obiettivi di cui si nutre la comunità Belvederiana?” .

Ho avuto una illuminazione: ma è la storia delle idee e delle proposte nate nel seno di detta comunità negli ultimi 65 anni lo sci e gli impianti a fune con il corollario di strade, ruspe, sbancamenti e gettate di cemento armato ! Proprio quella nella quale ha attinto la persona che ha riproposto il collegamento Corno-Doganaccia-Abetone dei primi anni 60 del secolo scorso! Tengo subito a precisare che quello che andrò a descrivere sono solo idee e proposte nate all’interno della società Belvederiana, di mio non c’è neppure una virgola. Quindi, cogliendo al balzo il fatto che le istituzioni stanno attraversando un momento nel quale concedono milioni a grandinate per impianti a fune, sbancamenti, gettate di cemento e quant’altro al fine di valorizzare le zone montane, andrò ad elencare le proposte cercando di fornire anche la relativa datazione.

Alla fine anni 50, inizio anni 60, si ventilò la proposta di costruire una seggiovia Madonna dell’Acero-Monte La Nuda in due tronconi. Ovvio, allora come oggi, che detto impianto serva in primis al popolo degli sciatori e quindi sarebbe stato doveroso, a quei tempi come adesso, disboscare una certa zona del Monte La Nuda al fine di approntare apposite piste da sci. Perché in due tronconi? A circa metà percorso, fine del primo tronco, si poteva deviare verso il Corno scendendo lungo quella che oggi è chiamata Valle del Silenzio, cioè il vero Cavone, raggiungendo la partenza degli impianti per Le Rocce. Oggi l’esecuzione di un simile lavoro allungherebbe, e non di poco, la lunghezza delle piste e farebbe attraversare, sci ai piedi, una bellissima valle come quella sopra descritta.

Altra idea, inizio anni 80, precisamente 1983, la costruzione di una strada percorribile solo con mezzi fuoristrada, ovviamente a pagamento, che dal rifugio del Sasseto, giunta al Passo de Lo Strofinatoio, scendesse sulla parete est del Corno, con doverosi tornanti, al fine di fare ammirare a tutti le bellezze della Tana Malia da poco integralmente percorsa. Il più alto sistema di cascate dell’intera Europa, almeno allora! Un’opera colossale ma che avrebbe arricchito l’offerta turistica del luogo. Detta strada, giunta a La Segavecchia, avrebbe consentito ai visitatori di risalire in cima al Corno grazie ad una funivia ventilata nei primi anni 50. Grazie a detto impianto a fune si sarebbero potute ammirare, oltre le bellezze naturali e l’opera viaria, anche le evoluzioni, nel periodo invernale, di sciatori che si cimentavano in discese non proprio facili quali quella dal Passo del Vallone giù per Le Naspe, molto difficile, e quella dal Passo del Cancellino, scendendo per i Monti Grossi, arrivare a La Segavecchia passando per la Capannaccia. Avendole fatte, la prima con mio cugino Paolo Miglianti, posso garantire che non sono sciate ovvie e che avrebbero attirato gli sguardi dei passeggeri della funivia.

Chi ha vissuto quegli anni può confermare che quanto da me detto corrisponde alla pura e semplice verità al 100 %. Adesso, visto che siamo in argomento di collegamenti aggiungerei, di mio, due particolari. Il primo riguarda quelle persone con difficoltà motorie che, grazie all’impianto del collegamento, stante il fatto che sembra costruito anche per loro, venissero portate al Lago Scaffaiolo. Bene, visto il lago, cosa fanno? Sarebbe sufficiente, grazie ad apposite ruspe, sistemare il sentiero per il Passo de Lo Strofinatoio ed asfaltarlo, per consentire a queste persone di arrivare al posto dove poter salire sui mezzi fuoristrada che farebbero ammirare loro la parete est del Corno e Tana Malia e risalire con la funivia.

Ultima idea: collegare il Corno a La Nuda creando la chiusura dell’anello sciatorio. Non un ponte tibetano, percorribile solo a piedi, ma una vera e propria seggiovia quadriposto che potremmo definire “Adrenalina pura”utilizzabile anche con gli sci ai piedi. Viaggiare in seggiovia con duecento metri di vuoto sotto ai piedi non è usuale, se poi si volge l’occhio verso La Segavecchia, il baratro arriva a parecchie centinaia di metri. Collegamento Croce del Corno-cima Monte La Nuda per i “Senzapaura” ! Come vedete, riesumando vecchie proposte ed aggiungendone un paio a completamento, si creerebbero i presupposti affinché i turisti provenienti dalla Toscana potrebbero entrare nel più completo sistema di valorizzazione dell’Alto Appennino.

I nostri antecedenti Belvederiani sin dai primi anni 50 del secolo scorso avevano già concepito come rendere fruibili e più belle le montagne dal 1° Dicembre ai primi di Maggio per gli sciatori e negli altri mesi a tutti senza fare un metro a piedi !

Ettore Scagliarini

 

Con questo testo di Ettore Scagliarini desidero chiudere questo argomento, perchè, anche se è seguito ancora con un certo interesse, è diventato ripetitivo e qualcuno sui social si è lasciato andare non a commenti o critiche, ma a qualcosa di più pesante su sui non voglio neanche soffermarmi. Conosciamo ormai tutti i pareri, chi è favorevole e chi contrario, dei Comitati e delle Associazioni ambientalistiche, e quindi, ricordando che il progetto del collegamento fu dibattuto e abbandonato nella sede della Provincia circa 45 anni fa, direi di riprendere discorsi e dibattiti quando sarà innalzato il primo pilone della funivia.

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti e che ci hanno seguito anche sui vari mass media.

Mario Becca 

Exit mobile version