Urge una svolta nel nostro Appennino

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Una pubblicità di oltre 50 anni fa in TV parlava di “Musica nuova in cucina”. Mi riallaccio, con la dovuta modifica, a tale frase. Finite le elezioni, con promesse, idee, ecc, adesso si dovrebbe intraprendere il cammino delle realizzazioni onde non finire nel mondo delle illusioni. Nella lettura del testo di un grande economista, Carlo Cipolla, sono incappato in alcune considerazioni che reputo fondamentali per il rilancio economico e sociale delle nostre montagne. La prima considerazione riguarda l’incidenza del capitale economico e di quello umano nel rilancio produttivo. Carlo Cipolla, con ampia scelta di esempi, dimostra che quelle società nelle quali il capitale umano sia stato distrutto o assente, malgrado l’immissione di enormi capitali monetari ed economici, non siano state capaci di decollare.

A suo avviso, e qui mi trova concorde, il pilastro su cui si può costruire qualunque tipo di economia è il capitale umano, ovvero tutto quell’assieme di capacità lavorative, di cultura, di ambizioni al miglioramento che sono il presupposto di un qualsiasi rilancio economico in qualunque società.

Ma qui, in Appennino, qual’è il capitale umano assente ? Sono i giovani. Non si è fatto a sufficienza per trattenerli. Il primo modo per legare la gioventù al territorio è fornire un iter di studi che abbia come sbocco una occupazione in loco ed, eventualmente, creare i presupposti per start up, ovvero per nuove attività produttive.Quando un giovane, per completare i suoi studi al fine di avere una occupazione è obbligato ad emigrare, il suo ritorno sarà molto improbabile. Dove andrà incontrerà il suo compagno/a, il suo luogo di lavoro e non vi saranno ragioni perché debba ritornare al natio paese. Spesso, poi, in passato, il giovane, trovando occupazione in città, ha fatto da motore trainante allo spostamento della famiglia paterna o materna nel luogo del suo lavoro.

Cosa potrei consigliare ? Di impostare istituti di studi atti a trattenere i giovani in Appennino e richiamarne altri per seguire detti iter scolastici. Un esempio ? Quattro Castella, Comune nel reggiano, ha messo in piedi una scuola di meccatronica. In breve ha avuto 1600 allievi. Oggi le possibili materie occupazionali sono molte, si va dall’informatica avanzata, allla meccatronica, alla micromeccanica ecc ecc, vi è solo l’imbarazzo della scelta. Sono tutti studi che, se fatti in simbiosi con attività produttive, possono dare garanzie di occupazione nelle nostre montagne. E poi, da cosa nasce cosa. Nulla vieta a quei giovani più intraprendenti di dar luce a nuove realtà produttive.

Vi è solo un handicap o nodo da sciogliere: siamo sicuri che mondo partitico, istituzioni ed anche molti residenti abbiano questa apertura mentale da impostare un simile programma di richiamo generazionale nell’Alto Appennino ?

 

Ettore Scagliarini

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