Trascorsi storici

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Se qualcuno decidesse di rileggere alcuni numeri della rivista “La Musola” che per anni ha trattato della storia, cultura ed emergenze del Belvedere,e facesse un confronto fra coloro che per più di 60 anni frequentarono i nostri paesi e montagne, dalla fine 800 alla II G.M., e il giorno d’oggi, vedrebbe una differenza abissale. In detta rivista vengono citati i nomi di : pittori, scrittori, musicisti, poeti, docenti, ricercatori ed altri appartenenti a quella che potremmo definire una “Elite culturale” di notevole spessore. Tutte persone che hanno lasciato una tangibile traccia nella storia del nostro Paese. Oggi, l’unica persona che viene stracitata è lo sciatore Alberto Tomba. Certo atleta di altissimo livello nell’ambito dello sci alpino e che iniziò a far pratica ed allenarsi sulle piste del Corno. Dopo, quando divenne una celebrità internazionale, gli allenamenti andava a farli anche nella vicina Sestola, così mi raccontano. La cosa è ininfluente, non scendiamo a meschini campanilismi ! Di tutta quella comunità di persone di cultura non ne parla nessuno. Non essendo credibile che negli ultimi 60 nessuna persona con capacità, meriti e riconoscimenti nell’ambito culturale sia più venuta nel Belvedere, sorge il sospetto che l’universo della considerazione dei meriti delle persone, qui nel Belvedere, sia legato alla pratica sciatoria. Personalmente ho conosciuto ed ho avuto anche quali ospiti nella mia casa, o negli alberghi di Lizzano gestiti dalla mia famiglia, pittori di elevate capacità, ricercatori in ambito scientifico di fama internazionale, docenti universitari di chiara fama, musicisti, giornalisti e scrittori ben conosciuti ed altri ancora. Ebbene di costoro non ne parla nessuno, l’argomento unico e che occupa qualunque dialogo o esternazione sono : gli impianti di risalita, lo sci e Alberto Tomba. Sia ben chiaro che non ho nulla contro gli impianti di risalita, lo sci ed Alberto Tomba, ma mi sembra che questo maniacale monologo monotematico dia l’immagine di un Belvedere quale landa di abissale povertà culturale.

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