Porrettana ? Altri percorsi – 2

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La Rocca di Bazzano

Con l’articolo precedente avevo evidenziato come fosse possibile giungere a Lizzano in Belvedere e, per me, a Pianaccio, evitando di percorrere l’infame SS 64 Porrettana . Sul piatto della bilancia, a mio avviso, non va posto solo la distanza chilometrica, ma anche altri fattori quali : la velocità media di percorrenza, la presenza di continui ostacoli ad uno scorrimento fluido del traffico e, se possibile, anche una visione più gradevole dei dintorni percorsi. Si dovrà convenire che fare Km 95-100 alla media di Km 28/h con continui cambi di velocità, semafori sincronizzati sul rosso, cartelli che ti dicono che la velocità max sia di Km70/h che dopo 20 metri vengono sostituiti da un altro con la velocità max. di Km50/h cui segue, dopo m 50 un altro con Km 30/h , cartelli di lavori in corso che non si sa da quanti decenni siano lì, sia i cartelli che i lavori stessi, una riga continua, in parecchi casi doppia, da Pistoia a Bologna con solo due tratte di poche centinaia di metri atte al sorpasso, in ambedue con ben posizionato il cartello dei Km50/h. Se ne evince che se si decide di superare la lumaca di turno che va Km 35/h non lo si può fare impunemente. Fare detta SS64 non è un viaggio, è un incubo.

Lunedì 31/05 ho deciso di ritornare a Bologna passando dal Passo della Masera, Rocca Corneta, Fanano bivio, Marano sul Panaro, Bazzano, Bologna. Certo, sapevo di allungare il percorso di quasi Km 20, però ho constatato di poter viaggiare tranquillamente tra i Km 50/h ed i Km 70/h senza tutti quegli ostacoli precedentemente illustrati. Mi sono ritornati a mente gli anni 80 quando tutti gli amici sciatori decidevano di andare al Cimone rifiutandosi di andare al Corno alle Scale. Noi, malgrado il legame sentimentale con il Corno, ci aggregavamo e passavamo una Domenica in compagnia sulle nevi della vetta più alta dell’Appennino Settentrionale.

Le ragioni, obbiettive, del rifiuto di andare a sciare al Corno ? Adesso l’ho capito ! Passare ore a viaggiare in un simile percorso ad ostacoli era, ed è, veramente un assurdo. Ritorniamo al nostro ritorno a Bologna di ieri. La moglie controlla il tempo impiegato ed esclama :”Ma abbiamo fatto anche prima e senza tutte quelle fermate ! La prossima volta rifacciamo questo percorso !” .

Considerazione finale : l’Appennino che gravita sulla SS 64 Porrettana, se non risolve i problemi della viabilità sarà condannato ad una frequentazione sottodimensionata rispetto alle sue potenzialità. Pensare di trascorrere metà di una giornata di svago attaccati ad un volante con tutti gli ostacoli che ho elencato, è un tale deterrente da far dirottare le proprie aspirazioni montane da un’altra parte. Adesso, poi, che fra ponti, gallerie, lavori in corso ed altro il percorrere tale statale è da masochisti, significa ridurre drasticamente l’apporto economico sulle zone montane. Bisogna rendersi conto che se per vedere panorami mozzafiato, cascate del Dardagna ed altro ci si deve rovinare, anche psicologicamente, una giornata, bé è meglio spendere il proprio tempo, ed anche i propri soldi, diversamente.

 

Osservazione finale sui tragitti

Piccola osservazione psicologica sui transiti nella SS 64 Porrettana. Qualche “Illuminato” amministratore della tratta Casalecchio-Carbona, si era opposto alla esecuzione di un diverso tracciato della SS per non perdere “clienti” nel suo comune. Esperienza personale. Facendo la fondo valle del Panaro alla “Folle” velocità di Km70/h e, quindi in totale relax, visto un banchetto di vendita di ciliege, ce ne sono diversi, ci siamo fermati ed abbiamo acquistato due cestine di detti frutti. Se fossi stato nel tratto di Porrettana, specialmente tra Sasso Marconi e Vergato, non mi sarei fermato neppure se me lo avesse ordinato il dottore. Oltre ad andare alla velocità di un mulo zoppo, stare in fila dietro a TIR, con altri veicoli dietro, sempre pronto a frenare, cambiar marcia, riaccelerare e via di questo incubo per un’ora, della frutta e delle specialità locali non mi sarebbe importato nulla, l’importante sarebbe stato uscire al più presto da detto film dell’orrore. E’ da più di 50 anni che non si è messo mano, seriamente, a risolvere i due problemi fondamentali della Valle del Reno : il nodo di Casalecchio e la tratta da qui a la Carbona. Le corrette osservazioni di Giovanni Zaccanti stanno a dimostrare che in alto loco della viabilità e, quindi dell’accesso nelle zone montane e da queste verso aree industrializzate o di bacino turistico, non è mai importato molto. A dimostrazione di questo strabismo stanno i capitali riversati in una inutile seggiovia del Lago Scaffaiolo. A mio avviso, e non solo l’unico, detti capitali sarebbe meglio investirli in una viabilità da 3° millennio superando l’attuale viabilità del 1848. Forse, sempre in alto loco, non si sono accorti che non si viaggia più a dorso di mulo, basterebbe informarsi.

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