Non bastano i progetti

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Non bastano i progetti

 

A metà degli anni ’60 gli amici bolognesi, sapendo che vivevo a Porretta, quando mi incontravano sotto le Due Torri mi chiedevano come fosse la vita nella cittadina termale. Rispondevo con un sorrise e dicevo:” Molto bene. A Porretta c’è una ricchezza collettiva”. A queste parole sbarravano gli occhi, increduli. Ed allora spiegavo. “ Molti lavorano alla Demm, altri alle Terme, altri ancora nelle varie officine dei dintorni, poi tanti nelle piccole imprese commerciali, nei negozi ed infine nel settore turistico i proprietari di alberghi, ristoranti e case in affitto. Tra curandi, villeggianti e turisti più o meno occasionali c’è sempre una buona clientela. Alla sera la Buca, le Naiadi e con la bella stagione la piscina vedono in pista tanta bella gente. Quindi tutti lavorano, tutti guadagnano e tutti spendono. Questa è la vera  “ricchezza collettiva”.

Un’era che è durata fin verso l’inizio degli anni ’80, poi è iniziato un calo progressivo, costante. Le Terme, poi la Demm, poi sempre più alberghi e case vuote, negozi senza clienti. Ed è nata l’era delle promesse, il lungo periodo del lancio di progetti, prima delle elezioni in particolare. La minaccia delle delocalizzazioni si faceva sempre più concreta. Ad ogni occasione di scioperi e proteste, sempre avvenuti senza alcuna esagerazioni, si chiedevano in pratica tre cose: detassazione, miglioramenti nei collegamenti ferro/stradali e banda larga. In questi ultimi 30 anni si è mosso qualcosa ? Sì, in peggio.

La recente crisi della SaGa Coffe di Gaggio ha fatto rivivere momenti già vissuti. La bella foto con sindaci ed assessori della montagna e della città evidenzia qualche faccia diversa, ma la didascalia è sempre uguale, le parole sempre le stesse. Già vista cosa simile con la crisi alla Demm, alle Terme, al punto nascita, 5 anni fa alla Saeco.

 

Si è parlato di “sorpresa”. Sincera quella dei dipendenti anche se penso che all’ufficio vendite dovessero avere qualche dubbio. Ma dubito di quella di sindacalisti ed amministratori ben consci delle difficoltà delle imprese di montagna a essere concorrenziali con le multinazionali estere che comprano, illudono e insediano  le aziende dove c’è più guadagno. E’ la normale legge del commercio.  Sorpresa si è detto. Ed allora tutti si sono dimenticati di quel famoso incontro avvenuto 5 anni fa alla Rocchetta Mattei quando Giovanni Zaccanti, imprenditore ben noto non solo sulle nostre montagne, presentò a Merola, quale sindaco della Città Metropolitana, una raccolta di ben 15.000 firme con la quale si chiedeva la famosa Bretella del Setta affinchè ci fosse un veloce collegamento tra l’Autostrada e la valle del Reno. “Noi siamo come una riserva indiana – spiegò Zaccanti a politici, amministratori ed imprenditori  presenti – Non so fino a quando potremo reggere il confronto con gli altri paesi”. Ed il suo discorso era relativo in particolare alle maggiori spese in tasse e trasporto che dovevano sostenere i gestori di tutte le imprese. A quella raccolta di firme (ripeto ben 15.000 !!) non è mai stata data alcuna risposta. Ed anzi è andato tutto in peggio.

In questo 2021, secondo anno della pandemia, abbiamo letto di un “Appennino bloccato” a causa dei lavori necessari e urgenti per il ponte Leonardo da Vinci di Sasso Marconi (una sorpresa anche questa ? mah… ed è ancora tutto fermo !!), poi di un “Appennino rilanciato” grazie alla presenza di belle foto e tante programmazioni, quindi in estate di un “Appennino esaurito”, senza però evidenziare il fatto non trascurabile che gli alberghi aperti erano sensibilmente diminuiti e l’esaurito aveva tempi ben precisi e limitati. Con l’autunno invece abbiamo un “Appennino problematico”,  sono saltati fuori i già noti disservizi nella ferrovia e le difficoltà nella  strada (purtroppo con incidenti), il mezzo servizio del Pronto Soccorso di Vergato e il problema crescente dei medici di base, mentre sullo sfondo svanivano i progetti che erano stati aleggiati alla vigilia delle elezioni. Erano stati prospettati ovvi miglioramenti in ferrovia e strada (da almeno 30 anni girano le stesse parole),  erano stati fatti sognare i residenti della vallata  e della montagna non solo con programmi già discussi e approvati,  e cioè seggiovia Corno-Doganaccia e Palasport di Porretta (quanti posti di lavoro potranno dare ? quante spese ne deriveranno e a chi andranno i conti ?), ma anche col progetto del doppio binario Bologna-Marzabotto e quelli relativi alla tangenziale di Marzabotto e Vergato, quest’ultima collegata con la Bretella del Setta. Addirittura qualcuno, approdando al futuribile, aveva accennato ad una nuova Porrettana che da Pontecchio avrebbe collegato la tangenziale di Marzabotto evitando così di passare sotto la Rupe (non è detto che stia sempre ferma…)e che dalla nuova rotonda di Silla all’ingresso del paese, dove c’è effettivamente bisogno di intervenire per migliorare quell’incrocio molto frequentato da auto e camion, avrebbe dovuto collegarsi a Ponte della Venturina passando sopra il fiume Reno.

Ma , finito di sognare, i residenti in Appennino si sono ritrovati con nuovi problemi alla Demm, nulla di nuovo nella strada e la ferrovia  ancora con ritardi e soppressioni, vari lavori lungo la Porrettana fino a Pracchia e per molti il rischio di ritrovarsi un medico di base a 10/15 km di montagna con la brutta stagione in arrivo. Per il punto-nascita all’Ospedale Costa ed i lavori alle Teme…tutto come sempre…si aspetta…e siamo alla fine del 2021…

Oggi sono andati alla SaGa Coffee di Gaggio i commercianti dell’Alto Reno.  Un’altra importante rappresentativa che ha portato un segno di solidarietà ai dipendenti dell’Azienda che rimangono lì giorno e notte e non mollano. Sono tanti che dai paesi circostanti e dalla città sono andati a cercare di lenire questa ferita inferta a tutta la montagna. Almeno al morale è sicuramente servita questa affettuosa e sentita vicinanza.

Intanto proseguono le trattative a Roma, a Bergamo e a Bologna. Bonaccini dice che andrà anche a Bruxelles. Direi che il tutto faccia parte di una prassi (ricordiamo cosa è successo per altre aziende di Casalecchio, Pontecchio e Sasso Marconi), ovviamente prevista dai dirigenti della SaGa Coffee. Si spera, e lo auguro di tutto cuore, che qualcosa si muova presto e con misure positive per tutti i dipendenti. Per il bene di quelle 220 famiglie e di tutta la montagna dove c’è una catena che per reggere deve avere tutti gli anelli che tengono e funzionano al meglio. Se il lavoro rimane, magari potesse anche crescere, aumenterebbero i residenti e quindi progressivamente anche i servizi con tutto quello che ne consegue. Speriamo in un felice Natale per tutti. Penso che mai come quest’anno se ne sia sentito il bisogno.

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