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Montagna da salvare – parte terza

Qui focalizzo le mie osservazioni su di un argomento poco o mai trattato : Il patrimonio edilizio. Possiamo dividere questo patrimonio in tre comparti : 1° Quello storico ben evidenziato, talvolta, anche per intervento della Sopraintendenza . 2° Quello abitativo edificato dalle popolazioni locali nel corso degli ultimi secoli 3° Le seconde case costruite, in gran parte, tra la metà degli anni 50 e la fine degli anni 80 del secolo scorso. Del primo comparto non possiamo dire molto, a parte, spesso, lo stato di assoluto abbandono di un patrimonio databile tra il 1.200 ed il 1.700 . Questo stato di abbandono è legato ad alcuni fattori che elenco : lo spopolamento di molti paesi con evidente difficoltà, da parte di chi è emigrato, a sostenere spese di mantenimento di un fabbricato avente particolari caratteristiche. Dall’altro lato la più assoluta indifferenza istituzionale al mantenimento di un patrimonio unico, è un fatto culturale, con eventuali aiuti economici a chi si fosse impegnato a questa salvaguardia. Si sa, la cultura, in ambito politico-istituzionale, è peggio del fumo negli occhi. In questo comparto possiamo inserire anche il teatro Puccini di Lizzano in Belvedere, costruito durante il ventennio. Un gioiello edilizio utilizzato sino alla fine degli anni 60 quale teatro, poi cinematografo con sala da ballo e di ritrovo dove avevano operato artisti e cantanti di fama nazionale con orchestre di un certo spessore. Oggi si è in attesa del suo collasso. Del secondo comparto possiamo dire che si è fatto di tutto per non agevolare, se non impedire, il suo adeguamento a standard abitativi dignitosi ed adeguati ad un paese civile. Chi ha provveduto a posizionare servizi igienici, cucine accettabili ed altro, l’ha fatto a suo rischio e pericolo non essendoci alcun strumento legislativo e finanziario atto ad agevolare detta operazione di adeguamento CIVILE. Si pensi solo al fatto che fino al 2018 (Governo Gentiloni) non era possibile sistemare una canna fumaria all’esterno di un fabbricato. Quindi ? Impianti di riscaldamento inadeguati, siamo in montagna in zona F, fornitura di acqua calda sanitaria spesso limitata o carente ed altre tristi amenità. Varie case sono state lasciate crollare non potendo, praticamente, essere abitate con standard da paese civile dati i costi e gli impedimenti ad agire. Ovvio che le onnipotenti Istituzioni erano in altre faccende affaccendate. Arriviamo al secondo comparto, quello delle seconde case. Tralascio quelle i cui proprietari si sono svenati ed impegnati a tenere in piedi ed abitabili i fabbricati dei genitori, dei nonni e degli avi, mi riferisco alle nuove costruzioni. In quegli anni, mi riferisco tra il 1955 ed il 1985 fu tutto un costruire villette, villette a schiera e chi più ne ha più ne metta. Certo, il comparto edilizia ebbe un buon sostegno. Meno, però, in altri comparti. All’Hotel Miravalle di Lizzano vi era la scuola alberghiera, CHIUSA, sempre a Lizzano vi erano due fornai, CHIUSI , sempre a Lizzano, anni 50, vi era un allevamento di polli, sig. Brando, CHIUSO, meglio comprare i polli da fuori. Gli agricoltori, verso Silla, dapprima avevano inviato la figliolanza a lavorare in alberghi ed a scuola alberghiera, poi, si erano convinti ad emigrare a Bologna e dintorni. Nessuno se ne era accorto. I miei compagni di giochi e di sport a Pianaccio e Lizzano, uno ad uno se ne stavano andando con la famiglia altrove. Ma vi era il sogno delle seconde case con intere famiglie disposte a spender soldi e passare mesi estivi in montagna e a passare WE e settimane bianche al Corno. Alla fine degli anni 80 la cosa incominciò ad andare per il verso giusto. Le seconde case, anche nel periodo estivo, non erano tutte abitate, ed in quello invernale ancor meno. Arriviamo ai tempi nostri. In molti luoghi, con una cospicua edilizia di seconde case, non vi è il collegamento internet, siamo al livello, dati i tempi, al non avere il water in casa. Un ritardo di solo 35 anni. Nella stagione invernale, data la complicità della Crisi Climatica, inesistente, secondo gli alti luoghi, si rischia di passare il periodo natalizio dinnanzi al televisore che sulle piste da sci. Inoltre, i costi, oggi, con il boom dei prezzi del pellet e dei combustibili, significa spendere per 15 giorni tra gli € 1.200 ed gli € 1.600 per il solo riscaldamento. Avete, sino ad oggi, sentito vibrate proteste degli amministratori locali o regionali su questo fondamentale problema che, tra l’altro, tocca anche i residenti. Io no. Cosa notiamo ? Una offerta turistica prossima allo zero. Seconde case ermeticamente chiuse con un cartello molto diffuso VENDESI . Vi è un aspetto positivo, la piscina di Vidiciatico che nei 30-40 giorni estivi è ben farcita di clienti e di belle fanciulle. Il guaio è che l’anno è fatto di 365 giorni, e gli altri 325 giorni con cosa si riempiono e si lavora ? Con i 10-12 fine settimana dello sci ? Ma mi faccia il piacere (Totò). Dubito che si esca positivamente da questa situazione stante l’apatia dei locali. Non è una mia osservazione, ma quella di uno studio di un dipartimento dell’Università di Bologna.

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