Pensierini un po’…fuori luogo.

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Giovanni Zaccanti

Ieri mi è stato regalato un libro “Giovanni Zaccanti Un uomo di Gaggio, storia di un imprenditore”(text di Matteo Grazzini – editore Gruppo Editoriale, Firenze). Un paio di ore dopo mi sono messo a leggere le 190 pagine del testo, arricchito da molte belle foto. Nello spazio di un’ora me lo sono “bevuto” come si dice. Poi, dopo cena me lo sono riletto, repetita juvant. Alcune cose mi hanno colpito, ma non meravigliato più di tanto. Ad esempio a pagina 70 si parla della costruzione della fabbrica SAECO a Gaggio Montano fortemente avversata dalla Provincia di Bologna con la motivazione che il terreno doveva essere solo agricolo. Il sindaco, Brasa, era molto favorevole a detta edificazione per la ragione che avrebbe apportato posti di lavoro alla popolazione locale evitando lo spopolamento della zona. A mio avviso tale diatriba nasceva da due ragioni ideologiche contrapposte. Innanzitutto il sindaco Brasa non era allineato nel famoso “Partitone” (PCI ed epigoni) che regnava in provincia e la cosa dava un certo fastidio in Alto Loco ed in seconda battuta, sempre su basi ideologiche, gli imprenditori venivano visti come “Nemici del popolo e sfruttatori delle masse proletarie”. Sintetizzando i due pensieri, la creazione di un polo industriale e produttivo privato, imprenditoriale, in un comune non allineato andava azzerato utilizzando tutti gli strumenti burocratici possibili. Il sindaco Brasa si impose e la SAECO diventò un punto di riferimento occupazionale della zona, dintorni compresi. Era il 1980 . Vi è una riga, bellissima, che rende ben evidente come si considerassero, allora, e,forse, anche oggi, le attività produttive o di interesse pubblico :”Per interesse pubblico si intendono solo le opere pubbliche quali scuole, strade, cimiteri ecc.” .Ciò è quello che scrisse l’allora Provincia di Bologna. Insomma dare lavoro a decine o a centinaia di famiglie non è una cosa di interesse pubblico, buono a sapersi. Grazie alla capacità imprenditoriale di Giovanni Zaccanti, e di altri imprenditori, nel comune di Gaggio Montano sono sorte altre aziende ed altre attività produttive e commerciali. Vi sarebbe da fare una chiosa sulla concezione di “Interesse pubblico”. Oltre a scuole, strade, cimiteri ecc. i centri di potere, più partitici che politici, si sono poi dedicati alla “Pubblica imprenditoria” con risultati, mediamente, disastrosi sotto il piano economico ed occupazionale. Molto meno sotto l’aspetto dei grandi appalti con relativo giro di soldi pubblici, ovvero dei contribuenti. A proposito, poi, di opere di interesse pubblico, non mi risulta che nella vallata del Reno si siano posti centri di studi adeguati alle necessità produttive ed occupazionali del terzo millennio, parlo di dipartimenti universitari o equiparati in sintonia con un’area dedita da secoli se non millenni alla metalmeccanica ( eredità etrusca ?). Oggi tali lavori richiedono una preparazione in informatica e robotica di alto livello. Che ci sia il rischio che giovani usciti da tali centri di studio non si mettano a fare gli imprenditori fondando avanzate start up ? Vi sarebbe anche la Sanità di interesse pubblico ? Non mi risulta che l’Ospedale di Porretta abbia tutto quel personale che necessita per dare il miglior servizio alle popolazioni della montagna spesso obbligate a recarsi a Bologna e dintorni per visite o cure. Va bé i cimiteri, ma prima di finirci dentro sarebbe meglio curarsi vicino a casa. L’interesse pubblico non citava la ferrovia, dati i persistenti disservizi della ferrovia Porrettana si capisce perché la SS 64 Porrettana nelle ore di lavoro sia sempre intasata di auto di chi si reca allo studio o al lavoro, il rischio di trovarsi fermi in qualche stazione del percorso ferroviario per guasti, cancellazioni di convogli ecc è abbastanza elevato, ne ho avuto alcune, tristi, esperienze. Sull’argomento strade è meglio stendere un velo pietoso, almeno per coprire buche ed avvallamenti. Faccio qui un breve excursus storico di come veniva visto il comune di Gaggio Montano negli anni 50-60 ed anche poco dopo, da Lizzano in Belvedere. Essendo Lizzano, sin dalla fine 800, luogo di villeggiatura di persone legate alla cultura ed alla politica, il territorio di Gaggio veniva visto come un mondo di contadini e di allevatori di bestiame, diciamolo apertamente, un mondo di serie B . Poi vi era il Corno alle Scale che, dal 1953, iniziava ad avere gli impianti di risalita per sciatori. Lizzano aveva anche la seggiovia del Monte Pizzo. Insomma ben altra musica ! E poi intervenne la Regione acquistando le sciovie e trasformandole in seggiovie con investimenti non trascurabili. Ciò, a mio avviso, ha fatto, nel tempo, dimenticare e non vedere come il turismo si sia evoluto e cambiato nello spazio di oltre 40 anni. La Crisi Climatica in aggiunta al disinteresse sociale per gli sport invernali ha messo in crisi detto comparto. Il turismo estivo si è fortemente contratto non essendosi adeguata l’offerta a quelle che sono le richieste del turista del terzo millennio, il comparto artigianale-industriale , sempre abbastanza modesto, non è stato in grado di elevarsi a quote superiori. Oggi si favoleggia di favolosi impianti a fune quali seggiovie, funivie ed altro in grado di riportare la comunità Belvederiana ai fasti del 1960, quello che viene definito il Paese delle Meraviglie. Meglio stare con i piedi per terra e contare sulle proprie forze e capacità come ha fatto Giovanni Zaccanti ed altri. Le ricchezze piovute dall’alto, sono, molto spesso, degli imbrogli. Bravo Giovanni ! Una stretta di mano !

 

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