La banda larga italiana

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“Con mia moglie mi sono recato ad un ufficio pubblico (previo appuntamento) per trasformare documenti cartacei in comunicazioni informatiche secondo le nuove disposizioni governative. Abbiamo dato i papiri ed i documenti all’impiegata la quale ha iniziato la lettura con la pistola (niente Tex Willer) . Dopo un’ora e dieci = 70 minuti di tentativi il risultato è che la mega centrale operativa non interloquiva con il computer . Dovremo tornare. Una mattinata persa ma educativa. Educativa perché rende manifesto che il livello informatico e di efficienza dei servizi pubblici è ad un livello molto basso, come riconosciuto da tutti, anche in alto loco. Da mesi si sta parlando, sempre in alto loco, di informatizzare l’Italia, potenziare le varie bande o bandane più o meno larghe ed altro ancora. Sarà da più di 10 anni che sento questo tormentone informatico, ma i risultati non si vedono. Qualcuno, molto diffidente, ha accennato al fatto che, essendoci finanziamenti per molti miliardi in tale operazione, si debbano prima  accordare i vari partiti sulla gestione di tali soldi, poi mettere a capo dei vari programmi non le persone più esperte e capaci in informatica, ma quelle più immanicate nel mondo partitico. Se così fosse, diciamo che, dovendo fare operazioni di matematica e fisica quantistica, mediante tale impianto informatico, risulterà più funzionale, pratico ed affidabile l’uso di un pallottoliere.”

 

M.G. – Bologna

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