TELEVISIONE: Il ritorno di Coliandro

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l’Ispettore Coliandro (Giampaolo Morelli) – Foto Tv Serial

 

Recensione di Fabrizio Carollo

 

Da due settimane, Bologna ha accolto nuovamente l’ispettore più “bestiale” che si sia mai aggirato tra le strade della città, risolvendo a modo suo tutte le indagini e gli intrighi di sorta, spesso contando su una buona dose di ironia e sfacciataggine, condite con un pizzico abbondante di fortuna e aiuto da parte di colleghi più capaci.

L’Ispettore Coliandro, giunto alla settima stagione, mantiene la stessa formula, anche se orfano del mitico Gargiulo (che rappresentava certo un elemento interessante per la serie) ed anche se un famoso slogan era solito ripetere “Coliandro is not dead”, di certo il nostro non se la passa molto bene, almeno in termini di rinnovata popolarità e ascolti.

Infatti, pur conquistando un buon 10% di share in prima serata (confrontandosi con concorrenti del calibro di Chi l’ha Visto? ed Harry Potter), il pasticcione ed irruento ispettore bolognese, nato dalla penna di Carlo Lucarelli e sempre interpretato dal bravo Giampaolo Morelli su regia frenetica dei Manetti Bros, sembra ritrovarsi in uno scenario che appare sin troppo ripetitivo.

Vero è che siamo solamente al secondo episodio di questa nuova serie, eppure l’inizio non è stato entusiasmante come si sperava: alcuni momenti appaiono evidentemente tirati e ci troviamo di fronte a sottotrame molto fragili, con personaggi di contorno che non convincono e che, nella maggior parte dei casi, sembrano piatti e dimenticabili subito dopo la visione.

La stessa Bologna, a parte qualche panoramica dall’alto e sporadiche incursioni per le vie del centro storico, non appare più la stessa protagonista delle prime stagioni, nella quale risultava importante, se non fondamentale, per la giusta conclusione delle vicende dell’ispettore, emulo (a suo dire!) di Clint Eastwood.

Una formula che ha dato successo, rivalutando il poliziesco di casa nostra per molto tempo, ma che ora sembra non aver più nulla di nuovo da raccontare, tentando l’intervento di personaggi ancor più famosi (Francesco Pannofino, Claudia Gerini e il futuro Gianmarco Tognazzi) per rinverdire una serie che accenna a zoppicare e non suscita più l’ironia dei suoi trascorsi.

Come sempre impeccabile la recitazione dei colleghi di avventura Gambero (Paolo Sassanelli), De Zan (Alessandro Rossi) e Bertaccini (Caterina Silva), anche se la preferita rimane sempre la Paffoni della scientifica (una fantastica Luisella Notari), mentre risulta sempre più scialba l’interpretazione di Veronika Logan, nel ruolo del sostituto procuratore Longhi.

Nell’ultimo episodio andato in onda, dal titolo “Serial Killer”, colpisce proprio l’interpretazione dell’inafferrabile Chirurgo, che darà non poco filo da torcere all’impavido(?) ispettore, ma anche le scene con maggior tensione si perdono tra momenti morti e vacui colpi di scena che si trascinano fino al troppo forzato happy end, condite ampiamente dalle buffe smorfie di Vito, che dimostra di essere forse la spalla migliore per Morelli, visto come funzionano bene i due nelle scene che li vedono protagonisti.

Nonostante la serie continui a tenere incollati al televisore gli incrollabili fans del poliziotto fantozziano, viene da chiedersi se non sia il caso di terminare le imprese di Coliandro con quest’ultima stagione, evitando così il rischio di diventare la caricatura di sé stesso ed invitando il pubblico a riscoprire una Bologna dark, misteriosa e molto più protagonista con “Un poliziotto una città”, la serie anni 90 dedicata all’Ispettore Sarti Antonio, nato dalla mente di Loriano Macchiavelli ed interpretato da un magistrale, divertente e anche drammatico Gianni Cavina.

Ai bolognesi l’ardua sentenza, dopo ovviamente il finale di stagione, al quale mancano soltanto due puntate.

Coliandro is not dead? Maybe…

 

Il commento di Lorena Lusetti, la nota autrice di romanzi gialli:

COLIANDRO, di Lorena Lusetti

 

“Vita di merda, città di merda, mestiere di merda …”.

Le puntate delle avventure di Coliandro, ispettore della Questura di Bologna, cominciano quasi sempre con lui che pronuncia questa frase. Nessuno si offende però, né la polizia né tantomeno Bologna, visto che Coliandro ha il grande merito di averla portata nelle case di tutta Italia in prima serata attraverso la tv di stato.

Durante le puntate infatti lo vediamo transitare in lungo e in largo per i vicoli del centro e le strade della periferia, sui colli, nella pianura, in provincia. Un bellissimo spot di Bologna sul piccolo schermo, che invoglia a ripercorrere le vie per scoprire di persona i luoghi in cui si svolgono i crimini e gli inseguimenti che vediamo.

Coliandro è l’anti-eroe per eccellenza, quello al quale va tutto storto, che fa sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, eterno ragazzino malato di egocentrismo che ha in Clint Eastwood il suo modello assoluto.

Però è anche la persona fortunata che si imbatte nella soluzione per caso, che incontra l’assassino al bar, che diventa amico di un testimone chiave facendo la spesa, che scova la prova decisiva in casa di un amico credendola un soprammobile, dotato di quel tanto di coraggio (o incoscienza) che lo spinge a buttarsi nella mischia per poi uscirne sempre indenne in extremis.

Coliandro è colui che risolve i casi ma nessuno gliene rende merito. Imbranato, pasticcione, casinista ma tanto simpatico. E, diciamolo, abbastanza affascinante da attirare l’attenzione delle interpreti femminili e pure delle spettatrici.

E che dire del suo rapporto con le donne? Un disastro, come tutta la sua vita. “Occhio bambina perché questo non è un film” è un’altra delle sue frasi preferite. Ha un modo di fare da macho di vecchio stampo, nonostante ciò è sempre quello che nella coppia ha la peggio. Ragazze bellissime gli si avvicinano per rivelarsi poi assassine, ricercate, testimoni chiave, killer spietate o straniere che devono andarsene per sempre. Passano accanto a lui donne affascinanti che lo sfiorano e spariscono lasciandolo sempre inesorabilmente solo.

L’ambiente in cui si svolgono le storie è Bologna, e nel vedere scorrere le strade della mia città non posso nascondere un pizzico di orgoglio campanilistico (a mia discolpa posso dire che ho apprezzato anche le puntate di Montalbano ad ambientazione Siciliana).

Vengono affrontati casi che ricordano alcuni fatti di cronaca realmente accaduti, conditi di ironia e humor quanto basta per farne un intrattenimento da prima serata. Certo con il protrarsi della serie il format si ripete un po’ troppo uguale a sé stesso, facendo diventare un tantino scontato l’andamento della puntata.

Personalmente mi auguro che ogni tanto escano nuove puntate delle avventure di Coliandro. Non tante però, solo qualcuna per farmi sorridere alla vista di questo ispettore cialtrone e affascinante sullo sfondo di Bologna e dei miei luoghi del cuore.

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