Ed ecco qui che, zitto zitto, tomo tomo, mi vado a ripescare questo THE KILL TEAM, di cui mi aveva parecchio incuriosito il trailer, qualche mese fa.

Cercai di recuperarlo al cinema, ma gli impegni prima e una ormai consueta e stolta distribuzione mancata nelle nostre sale, non mi ha permesso di poterlo ammirare su grande schermo, ma ormai pazienza che devo dire? Ho finito gli improperi in merito da parecchio tempo.

Comunque, con gioia, devo dire che il regista Dan Krauss mi ha confezionato una storia che si può definire avvincente, toccante, angosciante ed a tratti anche action, ma soprattutto una terribile vicenda ispirata a un reale fatto di cronaca.

THE KILL TEAM è la storia del soldato americano, tutto cuore e patria, Andrew Briggman (interpretato da un convincente Nat Wolff, determinato prima e fragile e turbato dopo), che entra nel plotone guidato dal carismatico sergente Deeks (altrettanto meraviglioso Alexander Skarsgard, figlio del più famoso Stellan).

Durante una missione di stanza a Kabul, Briggman assiste all’esecuzione sommaria di un civile accusato di simpatizzare con i terroristi. L’episodio viene prontamente insabbiato da Deeks, che non ha nessuna difficoltà a contare sull’appoggio e sul silenzio di tutti i commilitoni di Briggman, il quale imparerà ben presto di quante e quali nefandezze potrà macchiarsi il suo comandante in capo, in nome di una giustizia del tutto personale.

Gli ideali del giovane inizieranno a vacillare, fino a quando non dovrà decidere se denunciare o meno ciò che ha visto, mettendosi contro Deeks ed i suoi stessi compagni d’armi, cosa che lo metterà in una situazione di altissimo pericolo e lo renderà vittima di pesantissime minacce psicologiche da parte dello stesso sergente, che ben presto lo vedrà come una vera e propria minaccia, non solo per la sicurezza del plotone, ma anche per la sua carriera e la reputazione di cui gode nell’ambiente.

THE KILL TEAM è ben girato e ben raccontato, anche se non sono presenti alcuni difetti, che certamente non lo faranno rimanere negli annali dei War Movies o dei film di denuncia.

Come già detto, la recitazione è di ottimo livello. Anche i comprimari se la cavano bene, nei ruoli dei ragazzi esaltati, al completo servizio di Deeks, dotato sia di uno charme singolare che di una malvagità e cinismo che fanno davvero accapponare la pelle, in determinate scene, prima fra tutte la minaccia vis a vis con Briggman nel cuore della notte, nel momento in cui gli mostra la scatola che contiene le dita imputridite di una delle sue vittime, promettendogli la stessa sorte, se mai avesse intenzione di aprire la bocca su quello che succede durante le sue operazioni.

È interessante vedere anche il graduale cambiamento nel rapporto tra i due: dapprima, il giovane militare è immancabilmente affascinato dall’aura del superiore, che si comporta quasi come un padre nei suoi confronti e tende a proteggerlo ed elevarlo rispetto agli altri.

Inaspettatamente e quasi senza che lo spettatore se ne avveda, la tensione cresce e così gli sguardi dei due, che mutano da ammirazione e fiducia a sospetto e rabbia reciproca.

 

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Bellissima anche la scena del tormento interiore del protagonista, che deve realmente decidere se dare voce al senso di giustizia che lo tortura, ben sapendo che ciò comporterebbe la rovina dei suoi compagni, oltre che di Deeks, felicemente sposato e padre di un bambino che lo vede come un eroe.

Ben fatte anche le scene d’azione, nel territorio mediorientale ostile, con la giusta tensione per i possibili attacchi nemici, il tutto accompagnato da una fotografia luminosa e afosa.

La regia di Krauss non ha particolari guizzi, né riprese che sorprendano, pur restando comunque di buon mestiere e senza sbavature.

Non ho trovato convincente il finale, decisamente troppo frettoloso, che toglie gran parte del pathos che si era creato nella visione e che si spezza improvvisamente, deludendo un po’.

Così come non ho trovato convincente (ahimé, mi duole molto dirlo…) il doppiaggio italiano, nel quale Francesco Pezzulli (Leo di Caprio ufficiale) presta la voce a Deeks, in un connubio che francamente non ci sta a dire nulla.

Avrei visto su Skarsgard una voce più profonda e meno giovanile, se posso permettermi, da profano ma appassionato fan del nostro doppiaggio quale sono. Una voce che avrebbe dato ancora più fascino al personaggio, ma vabbè.

Concludendo, THE KILL TEAM è un film godibile, che si merita la promozione piena, per quello che mi riguarda.

Una storia dove la denuncia sociale viene ben rappresentata, così come il senso di onore e lealtà tra militari, misto ad un concetto di giustizia e rigore che, purtroppo, credo sia ancora tristemente attuale, specialmente nel corpo dei Marines, come ci viene qui raccontato.

Forse, si poteva osare un po’ di più, a fronte di una sceneggiatura davvero ben scritta e rendere THE KILL TEAM anche più lungo, facendone un piccolo cult del suo genere.

Temo che così non sarà, ma sono comunque contento di averlo visto ed apprezzato.

 

Foto da internet

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