Nel 2019 le esportazioni regionali rallentano (+4,0 per cento), ma continuano a procedere più rapide del commercio estero nazionale (+2,3 per cento) e staccano quelle di Veneto, Lombardia e Piemonte. L’Emilia-Romagna si conferma la seconda regione italiana per valore delle esportazioni. L’andamento si basa sui discreti risultati nei fondamentali mercati europei, in particolare dell’Unione, su una buona crescita in USA ed è determinato dall’accelerazione nell’area asiatica. Bene mezzi di trasporto, moda e alimentare. Segno rosso per macchinari e apparecchiature meccaniche, apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura.
Mentre la Banca Mondiale stima che l’influenza pandemica in atto potrebbe costare all’ economia migliaia di miliardi e diversi punti di Pil, arrivano i dati sull’export 2019, ancora confortanti.
Nell’anno da poco concluso, l’Emilia-Romagna si conferma per il secondo anno la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale, preceduta dalla Lombardia (26,7 per cento) e seguita a un’incollatura dal Veneto (13,5 per cento), quindi dal Piemonte (9,8 per cento).
Tra gennaio e dicembre, le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono salite a quasi 66.334 milioni di euro, corrispondenti al 13,9 per cento dell’export nazionale, con un aumento del 4,0 per cento, secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. L’export nazionale ha mostrato una tendenza positiva, ma meno dinamica (+2,3 per cento).
I settori. Il risultato regionale è da attribuire in gran parte all’eccezionale aumento dell’export dell’aggregato delle altre industrie manifatturiere (+63,0 per cento), a sua volta dovuto a un incremento di quasi 13 volte delle esportazioni dell’industria del tabacco. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dalle industrie dei mezzi di trasporto (+9,2 per cento), e della moda (+5,2 per cento). Note dolenti per i macchinari e apparecchiature meccaniche (-1,5 per cento), apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (-2,2 per cento), colpiti dalle restrizioni al commercio mondiale e dalla discesa degli investimenti.
Le destinazioni. L’andamento positivo si è fondato sulla capacità di realizzare risultati discreti sui mercati europei (+2,5 per cento), di sfruttare una buona crescita su quelli americani (+3,2 per cento) e di cogliere una opportunità sui mercati asiatici (+14,0 per cento), Medio Oriente e Asia orientale in particolare. Tra i singoli Paesi si segnalano la crescita contenuta in Germania (+1,2 per cento), migliore in Francia (+2,7 per cento) e buona nel Regno Unito (+6,7 per cento). La tendenza è positiva negli Stati Uniti (+5,1 per cento) e in Cina (+3,2 per cento). Ma soprattutto si rileva il boom delle esportazioni verso il Giappone (+86,9 per cento), che ora assorbe il 3,2 per cento dell’export regionale, grazie all’industria del tabacco.