CB: quando le chat non esistevano

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Quando non c’erano le chat e si parlava con il CB

Parlare in chat è sempre piaciuto a tutti e al giorno d’oggi è estremamente facile grazie alle tante applicazioni scaricabili in sicurezza sul proprio smartphone. Ma un tempo come si faceva per comunicare a distanza?

Negli anni ’60-’70 per molti era possibile grazie alla banda cittadina, meglio nota come CB. Ma quando e dove ebbe origine?

La “Citizens Band” ebbe origine negli Stati Uniti e dopo il 1945 consentì ai cittadini una banda di frequenze radio per la comunicazione personale fra parenti ed amici. Originariamente, la CB era stata permessa nel segmento 460-470 MHz della banda UHF, ed indicata come servizi A e B della banda cittadina. Viste le difficoltà tecniche nel produrre negli anni ’50 un ricetrasmettitore UHF economico, l’11 settembre 1958 venne destinata una porzione di banda centrata attorno ai 27 MHz al servizio CB di tipo “D”: quello che sarebbe stato poi conosciuto universalmente come “CB”.

Le frequenze vennero recuperate riassegnando quelle destinate ai radiocomandi e l’adiacente banda radioamatoriale degli 11 metri (compresa tra 26,96 e27,23 MHz), che era pochissimo utilizzata dai radioamatori.

Anche in Italia nella seconda metà degli anni ‘60 la Citizen Band ebbe il suo momento di grande successo dovuta all’importazione di apparecchi a Transistors importati da importanti rivenditori di elettronica e, nonostante fossero vietati e perseguibili, la diffusione fu rapidissima. Si dovette attendere il 1981 per avere allocati 40 canali, ma tra 27,60125 e 27,99125 MHz e la modulazione utilizzata era la FM.

In Italia, la regolamentazione del diritto a irradiare le proprie trasmissioni sulla banda CB è stata ufficializzata nel 1973 dopo almeno 26 anni di uso clandestino. L’utilizzo a scopo generico della banda cittadina si è di molto ridotto alla fine degli anni ’90, e le frequenze un tempo piene di segnali sono spesso vuote.

La legge italiana prevede che per l’uso di un apparecchio CB è necessario pagare una tassa alla tesoreria dello stato, attraverso l’Ispettorato territoriale della propria regione di appartenenza, indipendentemente dal numero di apparecchi in possesso.

Il Linguaggio CB era un insieme di sigle, abbreviazioni e modi di dire in uso nelle comunicazioni radio nella banda cittadina, ed era frutto in parte dal gergo utilizzato dai radioamatori, principalmente alcune sigle del Codice Q e della sua iniziale clandestinità. A differenza dei radioamatori gli operatori CB erano utenti di un sistema di comunicazione deregolamentato, pertanto nella trasmissione orale alcune sigle hanno finito per assumere sfumature diverse.

Rosalba Angiuli

 

ph da “Collezione Luca e Lamberto Bertozzi”

1 COMMENT

  1. Signora Rosalba Angiuli, da suo scritto si nota subito la resistenza istituzionale a consentire la libertà di dialogo o di informazione se non sotto il controllo dittatoriale dello Stato. Non so la sua età, ma mi ricordo bene che, malgrado fosse da anni in vigore la nostra Costituzione, vi era ancora applicato il Codice Rocco, quello del famoso ventennio. Non parliamo poi dell’ossessione del segreto militare e del nemico perennemente in agguato per carpire informazioni strategiche. Chi ha fatto aereo modellismo negli anni 50 sa benissimo che non si potevano far volare i propri modellini se non nelle zone sotto particolare controllo. Gli aereo modelli con controllo radio erano soggetti ad impedimenti incredibili, il nemico poteva avere informazioni importantissime. Tutta una serie di idiozie che ci mi fanno ritornare in mente i manifesti di propaganda del ventennio, uno in particolare che sottolinea il livello demenziale di tale propaganda. In detto manifesto si vedono due signore, elegantemente vestite, che sedute ad un tavolino stanno chiacchierando e, sulla destra, in piedi, un signore dalla faccia volpina con i baffetti, che sta origliando. Una delle signore sta dicendo che suo figlio sta facendo il militare in una caserma di Forlì. Cosa gravissima, il signore volpino ha immediatamente saputo che a Forlì vi era una caserma! Ne consegue che l’Italia ha perso la II G.M. non per la mancanza di armamenti e per carenze industriali ma perché il nemico aveva saputo che a Forlì vi era una caserma. Detta cultura della stupidità si è trascinata per parecchi decenni ben oltre il 25 Aprile 1945 .

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