La Cultura (NON) si ferma in Appennino : Valerio Varesi

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Valerio Varesi

 

La stragrande maggioranza dei lettori ed estimatori del genere noir conosce perfettamente il personaggio del Commissario Soneri, nato dalla fantasia di Valerio Varesi, nuovo protagonista della nostra rassegna virtuale. Soneri e Varesi, per quanto diversi, risultano incredibilmente simili, entrambi impegnati a raccontare indagini, uno nel mondo sconfinato della letteratura e l’altro in quello reale. Varesi, giornalista professionista e collaboratore per importanti testate nazionali, colpisce per il suo modo decisamente fuori dagli schemi, nel costruire romanzi thriller, che si discostano da molti di quelli dei colleghi di penna. Lo stile di Varesi è più asciutto, più elegante e sicuramente rispecchia la discrezione e la gentilezza, così come la compassata calma, che l’autore curioso pone nella routine di tutti i giorni, rendendoli di fatto diversi tra loro. Alla continua ricerca dell’indagine perfetta, l’autore racconta storie alle quali ogni lettore può sentirsi incredibilmente vicino e descrive luoghi reali, che tuttavia vengono assorbiti dalla magia della creatività, assumendo un ruolo decisivo in ogni libro.

Un autore che, nonostante gli importanti riconoscimenti ricevuti e le svariate traduzioni europee delle sue opere, non smette di guardare con umiltà il proprio lavoro e tentare ogni volta, riuscendoci, di stupire il lettore e forse anche un po’ sé stesso.

 

Valerio Varesi: scrittore famoso o appassionato di scrittura sempre in apprendimento e in evoluzione? Come ti ritieni?

Un po’ tutte queste cose. Certamente appassionato di scrittura e di lettura, ma anche in apprendimento costante. Ogni individuo e a maggior ragione uno scrittore, è per forza di cose in evoluzione. Lo è la sua interiorità, ma essa non può prescindere dalle influenze esterne a cui è soggetto un “animale sociale” come l’uomo. C’è una continua interazione tra questi due poli che sposta ogni giorno impercettibilmente le lancette che regolano la nostra sensibilità. In questo senso, moriamo un po’ e rinasciamo nuovi ogni giorno

 

I tuoi romanzi sono stati tradotti in diverse lingue. A questo proposito, ritieni che il lavoro di traduzione snaturi un po’ l’identità dell’autore o tutta la magia dell’opera rimane intatta?

 No, se il traduttore è una persona che si connette alla lunghezza d’onda dello scrittore che traduce. E’ necessaria un’immedesimazione nel mondo dell’autore. In sostanza, il traduttore è egli stesso uno scrittore. Il suo compito è volgere la lingua straniera nella propria cercando di conservare l’essenza dell’originale. Io credo di aver avuto finora dei buoni traduttori.

 

Gli Invisibili, ultima indagine di Soneri, è il primo lavoro edito da Mondadori, dopo tante pubblicazioni con Frassinelli? Hai notato differenze sostanziali tra le due case editrici, specialmente nell’affiancare l’autore nella pubblicazione e nella diffusione?

E’ il primo libro che esce da Mondadori, ma Frassinelli fa parte dell’universo di Segrate dunque l’impronta generale è la stessa. Certo, Mondadori pubblica tanti libri e l’impressione è di aver a che fare con un condominio più che con una palazzina. Lì sei uno dei tanti e il rapporto è differente. C’è cura, ma all’interno di una squadra numerosa. D’altro canto si ha il vantaggio di un marchio riconoscibile

Valerio Varesi

 

In questo periodo storico di lockdown, come ti sei sentito? Prigioniero o stimolato dal nuovo e forzato stile di vita, che abbiamo condotto per mesi?

Non c’è stato molto di positivo nella chiusura di marzo e aprile. La privazione della più elementare delle libertà, vale a dire quella di movimento, è una costrizione che alla lunga modifica carattere e comportamenti. Abbiamo vissuto un po’ tutti agli arresti domiciliari. Dunque, per me è stata una prigione benché, da giornalista, abbia potuto muovermi da casa al lavoro essendo una delle categorie esentate. Nemmeno credo che noi tutti siamo usciti migliori. Né migliori né peggiori.

 

Parliamo un po’ di giovani autori italiani: ce n’è almeno uno che potresti ritenere tuo erede letterario o con cui ti riconosci un minimo nel tuo stile narrativo?

Cerco di aiutare tutti nel limite del possibile. Ho una rubrica online di libri su Repubblica-Bologna nella quale ospito parecchi esordienti offrendo loro un palcoscenico il più possibile ampio. Do consigli e credo di non tirarmi mai indietro. Ogni scrittore ha comunque il suo stile e chi legge deve avere la duttilità necessaria per prescindere dai propri canoni e apprezzare anche altri modelli stilistici.

 

Si diventa prima giornalisti o prima scrittori? O parliamo di due strade parallele, destinate non incrociarsi mai?

 Io sono diventato prima scrittore, poi mi sono dedicato al giornalismo perché avevo bisogno di lavorare e una volta assunto in una testata, ho ripreso l’attività di scrittore.

Scriverai mai un romanzo autobiografico?

Chi lo sa. Ma non tengo particolarmente a raccontare la mia vita in quanto uno che scrive la dissemina nei racconti che scrive. Qualsiasi lavoro creativo è un’attività mineraria dentro se stessi. Si scava per portare alla luce dei reperti che sono sedimentati dentro di noi.

 

Foto dal web

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