Forchette ed obesità

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Queste osservazioni mi sono state suggerite da una signora con una figlia che ha frequentato asili e scuole. Questa donna mi ha detto di una disposizione istituzionale che consigliava o dissuadeva le mense scolastiche dal fornire merendine ai ragazzi dato il rischio che questi alimenti contribuissero alla diffusione dell’obesità infantile. La cosa ha una sua logica, meno logica è stata la protesta di molte mamme per questa proibizione. Insomma è meglio un figlio obeso e con rischio di futuri gravi disturbi quali il diabete, piuttosto che rinunciare a detto cibo (?). A questo punto mi sono chiesto : ma da dove sorge questa dipendenza da taluni cibi “artificiosi” e quale classe sociale è più propensa a detto sconvolgimento alimentare ? Mi sono tornate a mente alcune indagini, anche di molti anni fa, sul comportamento di un determinato strato sociale. Si tratta di quella che abitualmente viene definita “Classe media impiegatizia”. Una connotazione antropologica ben nota, pone in risalto il fatto che detta classe sociale vive nel considerarsi al di sopra della classe operaia o di coloro che svolgono lavori manuali, agricoltori, allevatori e piccoli artigiani, però con il latente timore di finire in dette categorie. D’altro canto il proprio modello culturale e comportamentale è quello delle classi egemoni socialmente : alti burocrati, aristocratici, ricchi uomini di affari ed altri. Nell’800 fu definita “Classe sociale della forchetta”. Una definizione piuttosto strana, per molti.

 

 

Bisogna ripercorrere la storia di detta posata. Comparve ne 1300 a Venezia. Fu considerata dalla Chiesa simbolo di perversione e di lusso. I veneziani, gente pragmatica e che la teologia se la facevano da sé, continuarono ad usarla. Ci vollero secoli affinché detta posata facesse il suo ingresso in società, parlo dell’Alta Società. Le classi subalterne avevano il cucchiaio per i liquidi, il coltello per tagliare e le mani per prendere il cibo. I ricchi e nobili, avevano gli scalchi, ovvero persone adibite a tagliare le vivande solide in pezzi atti ad essere presi con le mani ed il cucchiaio per i liquidi. Diciamo che la posata più impiegata erano le mani. Persino un re come Luigi XIV, il famoso Re Sole, impose che alla sua tavola si mangiasse prendendo il cibo con le mani ! Ed eravamo alla fine del 1600 ! Però la forchetta iniziò a diventare sempre più presente nelle mense dei nobili e dei danarosi. Divenne uno status simbol : chi pasteggiava con detta posata apparteneva ad una classe sociale elevata ! La già citata classe media decise di adeguarsi a tappe forzate: tutti i cibi, anche i più inadatti, DOVEVANO essere consumati utilizzando la forchetta. Da qui la definizione di “Classe sociale della forchetta”.

 

 

Raccontano di persone impegnate a mangiar cozze e vongole con detto attrezzo ! Le mani le dovevano usare solo i “plebei”. Non è casuale la progressiva scomparsa, appunto, di determinati cibi, consumabili solo con l’uso delle mani, dai deschi di questa classe sociale. Anni fa, penso oltre 40, un anzianissimo salumiere mi erudì sul cambiamento nel consumo dei salumi. Nei suoi anni giovanili iniziarono a comparire le affettatrici meccaniche, ma solo nelle salumerie frequentate dall’alta società, era un attrezzo costoso. Nelle rivendite normali si continuò ad utilizzare il coltello per affettare tutti i tipi di salume ed una particolare morsa con un particolare coltello per il prosciutto. La cosa non sfuggì ai rappresentanti della Classe della Forchetta che iniziarono a copiare lo stile di affettatura della High Society. Solo che portarono all’eccesso tale modo di tagliare i salumi facendo affettare tutto a spessori quasi nulli. L’anziano salumiere la definisce “Affettare per fighetti”. Ed infatti si vedono fette di prosciutto quasi sbriciolate, mortadelle attraverso le quali si vede San Luca, come si dice a Bologna. Solo che i salumi così tagliati hanno un inconveniente : si ossidano con grande facilità perdendo di sapore e di capacità di conservazione. Questo inconveniente è assai grave in quei salumi prodotti con carni tritate tipo : coppa di testa, ciccioli montanari o campagnoli, salami ed altri. Qui i cultori delle carni suine pretendono il taglio manuale e spessori doverosi. Ove regna il culto della carne di maiale si dice che la fetta del salame debba stare in piedi da sola, è tutto dire ! Ovvio che questi tipi di salume siano scomparsi dai deschi di quella classe media di cui si discorre. In parallelo a queste nuove abitudini, ne è sorta un’altra, quella dei cibi inodori ed insapori e di nulla fatica masticatoria. Niente formaggio pecorino : puzza ! Niente formaggi stagionati : puzzano ! Quindi formaggini dal profumo, sapore e consistenza dell’acqua distillata ! Niente bistecche o carni intere, solo macinati. Ultimamente anche le verdure vengono vendute sotto forma di medaglioni aventi l’aspetto di vegetali premasticati e pre digeriti. Niente pinzimonii di gambe di sedano, ravanelli, cipollotti ed assimilati. Si usano le mani e si mastica: troppo plebeo e faticoso. La frutta è stata sostituita dai succhini .

 

 

In contemporanea a questa Nouvelle Moda alimentare, sono comparsi due prodotti che hanno conquistato il plauso delle folle : le bevande zuccherate e le merendine. Due veri Status symbol ! Qualunque cibo, compresa una zuppa di pesce, va accompagnata da alcuni litri di liquido zuccheroso avente buone capacità di rendere obesi. Dalla colazione del mattino al dopo cena, trionfano le merendine. Notate l’impiego massiccio dei diminutivi,  proporzionali ai valori nutrizionali : formaggini, amburghini, merendine, verdurine, succhini, bevandine ecc.. Più si hanno bambini e più li si rimpinza di merendine e bevandine (zuccherate) in qualsiasi occasione. Certo, trovare tutto pronto, tutto da Alta Società e, quindi, niente fetta di pane con una di formaggio, puzza, ed un bicchiere d’acqua, ma merendine, formaggini, succhini e bevandine zuccherate. Con questa cultura alimentare non c’è da meravigliarsi delle proteste per la scomparsa delle merendine dal desco scolastico! Però si è “Signorili”, alla moda e tendenzialmente con bambini obesi e a rischio diabetico. Non si può avere tutto e la famosa “Classe sociale della Forchetta” è stata, indubbiamente, una antesignana.

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