CALCIO: Goduti contro maigoduti? Non se ne può più

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foto Il giornale

Curva Andrea Costa

Goduti contro maigoduti? Non se ne può più….

Il derby non è ancora stato fissato. La data intendiamo. Non parliamo di Milan-Inter o di Genoa-Samp, né di Roma-Lazio. Noi non abbiamo bisogno di due squadre per creare il nostro personalissimo derby, a Bologna. Perché c’è quello dei tifosi.Bologna ormai è in mano agli antagonisti. In mancanza di emozioni, con una squadra che lotta, al massimo, per la decima posizione, per la sinistra (intesa però come parte della classifica), il netto confine tra gli uni e gli altri è fissato dalla capacità di accontentarsi e no, dal bicchiere mezzo pieno e quello mezzo vuoto.

I più anziani ricorderanno che siamo sempre stati un po’… strani: godendo nell’essere etichettati, nei tempi del grande Bologna di Fuffo Bernardini, come “quelli del salotto buono”. A Bologna, diceva la critica, fischiano anche gli Intoccabili, se giocano male. Come il Loggione melomane del Regio di Parma, insomma.

Oggi che il rossoblù è il colore dei fichi secchi, perché con quelli facciamo nozze, siamo riusciti comunque a “movimentare la scena”, creando questo incredibile dualismo, il derby tra “goduti e mai goduti”. Impazza sul social, non fa sconti a nessuno, alimentato dai tifosi e dai critici – perché anche loro non si esentano. Fa tristezza.

Io ne ho un po’ per gli uni e un po’ per gli altri, francamente. Questione di equilibrio, sapete.

foto mondosportivo

 

Ce l’ho con chi difende il Bologna come un dogma, una religiosità che sfiora il Bigottismo, moderni Puritani, Oliviero Cromwell a centrocampo, senza accorgersi che il dogma è un principio che si accoglie per vero o per giusto, senza esame critico o discussione, ma vale per la religione… O per la biologia. E che il postulato vale solo nella matematica.

Questa rigida posizione mentale applicata a qualsivoglia altra attività umana va ritenuto fanatismo. Giusto quindi temerlo… soprattutto se riguarda una materia popolare, diffusa che dovrebbe essere considerata giocosa.

Il diritto di critica è sacrosanto, come capita in qualsiasi attività remunerata, quindi se riguarda i professionisti. Ci sarebbe dunque spazio per obiettare se riguardasse che mette gli scarpini come facevamo noi in cortile, finite le lezioni, su prati delimitati da linee inesistenti, e porte senza traversa. E posso garantire che le contese erano comunque più brevi e civili di quanto accada ora sui social…

Poi, è sacrosanto e inviolabile il diritto di dissentire, almeno in democrazia.

Il limen, il confine da fissare? Dovrebbe essere fissato sul buon senso, senza invocare un codice Rocco: a meno che non fosse quello del grande Nereo, il Paron. Quel’Omone “de Trieste”  che, ai troppo cupi, diceva frasi che suonavano così: “te ti sé così mona che una volta al mese hai il sangue dal naso”.

In conclusione: non c’è nulla di male nel criticare il calciatore che sbaglia, basta non superare il limite del buon senso. Anzi è producente, se poi genera una crescita dello stesso. La perfezione non è di questo mondo.

Il “divide et impera” è una strategia che non ho mai condiviso, nata proprio per controbattere il più vro “l’unioone fa la forza”.

Il Bologna è atteso a un tour de force fondamentale per vivere un finale di stagione sereno e nutrendo il sogno di qualche grossa soddisfazione. Non disperdiamoci in polemiche provinciali e vuote. E’ già così difficile di per sè, il momento storico che stiamo vivendo…

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