Un ricordo di Mons. Ernesto Vecchi

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Mons. Ernesto Vecchi

 

Davanti al mistero della morte spesso ci si pone in modo assai difforme, anche a seconda di “Chi è” colui che intraprende il Viaggio verso la Gerusalemme Celeste.
Non è il primo ricordo che mi trovo a fare, per questa testata, di Amici che ci lasciano e che lasciano a loro volta un vuoto ideale, quand’anche spirituale, che hanno saputo far riecheggiare forte nelle nostre Valli, loro, magari uomini di Città, ma con l’Appennino nel cuore.
E così, ieri, si sono svolte nella Cattedrale di San Pietro in Bologna le esequie di S. E. Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo Ausiliare Emerito dell’Arcidiocesi di Bologna.
La Sua biografia è stata già variamente trascritta nelle maggiori testate regionali e non solo; dunque sarà bello qui riportare cosa, Don Ernesto, ha voluto dare al territorio bolognese per la poca esperienza che mi ha portato però ad incontrarlo non meno di un centinaio di volte.
Intanto le Cresime, ecco, lo ricordiamo tutti nelle nostre Parrocchie, dopo la partenza del precedente Vicario Claudio Zarri: a Silla a Porretta a Gaggio, Lizzano ed in tanti altri piccoli borghi, sempre presente con omelie adatte e calibrate ai tempi ed alla platea, a volte piccola, a volte matura.
E proprio a Lizzano aveva gettato un pezzo del Suo cuore, Lui, erede della Presidenza della Opera Arcidiocesana Madonna della Fiducia e, soprattutto, della Fondazione Giacomo Lercaro, nata nella Sala Verde della Curia di Genova sotto gli auspici del Card. Siri, alunno di Lercaro.
Quella Fondazione che lungamente ebbe al vertice Mons. Fraccaroli, e che volle acquisire la ex Villa dell’Ing. Feriani a Vidiciatico, divenuta un punto di appoggio estivo anche per l’allora Card. Caffarra.
Ed in quelle occasioni Mons. Vecchi non mancava di fare un passaggio alla Casa per Ferie di Vidiciatico, la Casa San Michele Arcangelo, l’ex “Vecchio Mulino”, dove più volte ha Celebrato la Messa e mangiato con gli ospiti della Fondazione Gesù Divino Operaio, che salvò nel 2000 l’immobile da sicuro degrado.
Come non ricordare poi la Casa di cura Villa Teresa, dal nome della sorella del Card. Lercaro, presso l’oggi tristemente noto ponte di Sasso Marconi, il cui dissesto taglia come un fendente una intera Comunità dai servizi essenziali e dal lavoro.
Ebbene questa casa in ormai più di 50 anni ha ospitato tantissimi nostri anziani e Mons. Vecchi era uso Celebrare la Messa per le festività più importanti non negando anche nei tempi ordinari la Sua costante presenza.
Amico di tanti nostri Amici, dal Sen. Bersani, al Prof. Stupazzoni, al collaboratore di una vita, Tonino Rubbi, con il quale gli scambi di vedute, sempre molto franchi ma orientati immancabilmente al bene ed alla costruzione, erano all’ordine del giorno ed hanno generato frutti immensi.
Celebrante del funerale del “Cev”, il “Caro Cevenini” come amava chiamarlo, con il quale davvero, per un decennio, si sono “spartiti” il parterre di Bologna in quanto a presenze e servizio alla Città pur con le varie diverse responsabilità, non si è mai sottratto alla folla ed al giudizio, esprimendo sempre le proprie idee.
Ed a quest’ultimo riguardo posso testimoniare la bontà costante delle intenzioni anche dietro, a volte, un modo brusco di proporle. Un orientamento al bene ed alla tradizione genuino come la terra che lo ha visto nascere e crescere.
Lo immagino ora in tuta da ciclista nera verso San Candido, il Suo rifugio d’elezione, presso l’ex Hotel Cervo, dell’ONARMO, nell’ultimo preparativo, per la Sua volata finale.
Enrico Bittoto
foto ag. Dire

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