Si è tenuto domenica 9 febbraio alle ore 16, presso il Teatro Comunale di Castiglione dei Pepoli un incontro pubblico sul tema eolico. L’evento è stato organizzato dal Comitato a tutela del paesaggio di Camugnano e Castiglione dei Pepoli; oltre ai moltissimi cittadini presenti, vi hanno partecipato anche le amministrazioni dei Comuni di Castiglione dei Pepoli e Camugnano, il Sindaco di Monzuno, il Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna Maurizio Fabbri, il Consigliere Regionale Marco Mastacchi, e ovviamente anche alcuni tecnici qualificati che hanno illustrato nel dettaglio i progetti eolici presentati presso il Ministero da Santa Chiara Energia s.r.l. e Energia Pulita Tre s.r.l.
Per fare un quadro introduttivo, dobbiamo precisare che i due progetti erano stati presentati inizialmente alla Regione Emilia Romagna tra Aprile e Maggio 2024 ma, stante la loro incompletezza principalmente relativa ai monitoraggi del vento, non erano stati ammessi alla valutazione di impatto ambientale da parte della Regione stessa.
In quella circostanza, il progetto di Santa Chiara Energia contava 6 aerogeneratori da 4,5 MW cadauno per un totale di 27 MW, mentre quello di Energia Pulita Tre prevedeva 7 aerogeneratori da 4,28 MW cadauno per un totale di 29,96 MW. Successivamente la Santa Chiara Energia ha fatto un ricorso al TAR contro la non ammissione del progetto: il ricorso è attualmente ancora pendente, e nel contempo ha presentato anche un nuovo progetto tramite procedura Ministeriale a Roma che, sostanzialmente, è un copia-incolla dell’altro, ed è quindi costituito dagli stessi 6 aerogeneratori posizionati nelle medesime coordinate, ma con una potenza individuale 6 MW per un totale di 36 MW. Tale potenza totale consente di superare la soglia di legge di 30 MW necessaria affinché il progetto possa transitare per via Ministeriale, con procedure molto più semplificate e tempistiche estremamente ristrette che, tra l’altro, impediscono ai cittadini di potersi muovere, organizzare a presentare le proprie osservazioni.
Lor signori non hanno certo tempo da perdere!
Anche la Energia Pulita Tre non è stata ferma e, successivamente alla non ammissione del primo progetto durante l’estate 2024, ha ripresentato un “nuovo” progetto identico al precedente sia come potenza, come posizione e come dimensione geometrica delle pale. Tale progetto però, essendo di potenza totale leggermente inferiore ai 30 MW, è rimasto sempre in capo alla Regione Emilia Romagna. Inoltre, Enegia Pulita Tre ha secretato i dati del loro presunto monitoraggio del vento etichettandoli come “segreto industriale” derivante dal loro know-how aziendale.
Quindi attualmente i progetti sono 3:
2 di Santa Chiara Energia s.r.l. (quello del ricorso al TAR presso la Regione Emilia Romagna e quello Ministeriale a Roma), e 1 di Energia Pulita Tre s.r.l. che è stato ripresentato tale e quale.
È anche in corso presso la Regione la definizione della perimetrazione delle cosiddette “aree idonee” che dovrebbero individuare – peraltro non a carattere esclusivo – le aree in cui non collocare tali impianti. Per tale procedura esiste anche un ricorso al Consiglio di Stato, in relazione ad alcune parti del decreto istitutivo che dovrebbe essere definito entro le prime settimane di Febbraio.
Grande e unanime è la preoccupazione dei cittadini, visto che questi impianti comportano espropri di terreni agricoli per costruire opere di cemento, ferro e vetroresina.
Grande è anche la sensazione di ingiustizia tra la gente, perché tali progetti sono in ultima istanza pagati dalla collettività (progetti PNRR con incentivi sulle bollette anche del 30% alla voce “oneri di sistema”).
Sui terreni espropriati coattivamente si andranno a costruire impianti che rimarranno incredibilmente di proprietà privata, senza alcun sostanziale obbligo di cessione della corrente al pubblico, e senza alcun obbligo di garanzie fidejussorie per la costruzione o di dismissione (vedi pala abbandonata all’ingresso di Monzuno).
Si tratta di progetti in deroga ad ogni pianificazione urbanistica, solo su iniziativa “casuale” del privato proponente, che andranno irreversibilmente a modificare il paesaggio con colate di migliaia di metri cubi di cemento e acciaio e materiali compositi (lana di vetro non smaltibile) riversate a ridosso delle zone SIC, nonché dei parchi naturali tra i più belli dell’Emilia Romagna.
Progetti senza rispetto delle amministrazioni locali e dei cittadini, che non hanno nessuna voce in capitolo, a pochi metri da beni vincolati, con procedure accelerate nei tempi che impediscono agli enti una corretta valutazione della cosa.
Mai prima d’ora ci si è affidati, per una trasformazione così importante, alla totale e casuale iniziativa privata, secondo una procedura brancaleonesca che purtroppo distruggerà (e in parte lo ha già fatto) il paesaggio, l’ambiente e la storia Italiana.
È incredibile pensare di poterci trovare in una tale situazione speculativa legalizzata, ed è ancor più incredibile che vi sia chi sostiene di salvare l’ambiente distruggendo il paesaggio.
La proposta poi, ricade in un territorio già provato da una centrale nucleare e 3 bacini idroelettrici, privo di servizi, e quindi visto dalla popolazione come ulteriore vessazione e rapina perpetrata – o meglio, legalizzata – dalle amministrazioni centrali nei confronti dei poveri territori montani.
Le amministrazioni locali, Comuni, Unione dei Comuni e i nostri Sindaci hanno ad oggi dimostrato di essere perplessi e preoccupati.
Tra poco anche in pianura con le stesse leggi, faranno campi fotovoltaici industriali su larga scala, e allora i cittadini cominceranno ad accorgersi della speculazione in atto, e dell’impossibilità di impedirlo con le norme attuali: forse li fermeranno, ma molto del danno sarà già fatto.
Ci sarebbero infiniti temi etici su questa supposta “transizione ecologica”, pagata come sempre dai più poveri: si pensi ai bambini nelle miniere di litio dai paesi in via di sviluppo, transizione che serve per determinare un sempre maggior consumo di energia, che porterà alla distruzione del pianeta, e che di ecologico ha solo il nome. Tutto questo è permesso grazie alla disinformazione e alla truffa semantica che fa sì che si parli di “parchi eolici” o “agrivoltaici”, e non di impianti industriali o centrali elettriche.
Irene Luciani
Comitato a Tutela del Paesaggio di Camugnano e Castiglione dei Pepoli