Le Sindache e i Sindaci del Distretto Reno Lavino Samoggia contrari al ridimensionamento del CAU di Casalecchio di Reno e del pronto soccorso di Bazzano.
Le istanze verranno portate in Regione all’incontro già fissato il 5 giugno con l’Assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi e la Direttrice dell’azienda USL di Bologna, Anna Maria Petrini
“Esprimiamo la più ferma contrarietà all’ipotesi di riordino territoriale socio sanitario che prevede il ridimensionamento del CAU di Casalecchio di Reno, del quale è prevista la chiusura durante le ore notturne con un ritorno al servizio di guardia medica, e della revisione del modello di risposta all’urgenza del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Bazzano con la sua trasformazione in punto di primo intervento. Una decisione che, se confermata, rappresenterebbe un colpo durissimo per tutto il nostro territorio e per la salute dei suoi 113.000 abitanti oltre a quelli residenti nei comuni limitrofi”, dichiarano le Sindache e i Sindaci dei Comuni dell’Unione Reno Lavino Samoggia: Matteo Ruggeri (Casalecchio di Reno), Monica Cinti (Monte San Pietro), Roberto Parmeggiani (Sasso Marconi), Milena Zanna (Valsamoggia), Davide Dall’Omo (Zola Predosa).
CAU CASALECCHIO DI RENO
“Una chiusura notturna del CAU di Casalecchio di Reno – sostengono i Sindaci – ridurrebbe drasticamente l’accessibilità ai servizi sanitari di base per una popolazione numerosa, in un territorio strategico e densamente abitato come quello della prima cintura bolognese.
Il CAU è nato con l’obiettivo di alleggerire il carico dei pronto soccorso e offrire una risposta immediata e vicina ai bisogni di assistenza non differibile dei cittadini. Tornare oggi a un servizio limitato alle sole ore diurne, dopo un investimento economico e organizzativo significativo, appare un passo indietro ingiustificato, tanto più in un contesto in cui la sanità territoriale dovrebbe essere potenziata, non ridimensionata.”
PRONTO SOCCORSO DI BAZZANO
“Il pronto soccorso di Bazzano – aggiungono con una sola voce – è da sempre il punto di riferimento per l’intero Distretto. La sua rimodulazione costringerebbe pazienti anche in situazioni critiche a raggiungere il pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna o dell’Ospedale di Vignola (Mo): strutture molto più distanti e difficilmente raggiungibili in tempi brevi soprattutto dalle località di collina con il rischio concreto di non arrivare in tempo.
Senza l’accoglienza nel punto di Bazzano dei casi più gravi, le ambulanze chiamate per le emergenze sarebbero poi impegnate in tragitti molto più lunghi e non disponibili per altri interventi sul territorio, con un evidente allungamento dei tempi di attesa e conseguente pericolo per la vita delle persone.
Valutare la revisione di un presidio così importante in base al parametro dei 20.000 accessi annui è un’operazione miope e fuori dalla realtà. Gli accessi sono infatti diminuiti anche grazie alla presenza dei CAU, voluti proprio per decongestionare i pronti soccorso. Si è raggiunto l’obiettivo e ora lo stesso risultato viene utilizzato come giustificazione per tagliare i servizi?
E infine, come si concilia questa decisione con i 6 milioni di euro investiti tramite fondi PNRR proprio per potenziare il presidio ospedaliero di Bazzano e che senso ha investire risorse pubbliche per poi svuotare di significato quella stessa struttura?”
“A queste considerazioni – concludono – si aggiunge un ulteriore elemento critico: il pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore è già oggi pesantemente congestionato e avrebbe bisogno di significativi investimenti in risorse umane per poter sostenere un’eventuale ulteriore pressione dovuta alla revisione del presidio di Bazzano. Diversamente, si rischia di compromettere l’efficacia dell’intero sistema di emergenza-urgenza dell’area metropolitana.
I tagli lineari che probabilmente sono alla base di questa ipotesi rappresentano il fallimento della politica: penalizzano i territori, non tengono conto dei bisogni reali dei cittadini e minano la fiducia nella sanità pubblica. Chiediamo quindi con forza che venga rivista questa ipotesi e che non si tocchino questi presidi fondamentali per la sicurezza e la salute delle nostre comunità.
Rimaniamo dunque in attesa di un incontro chiarificatore, anche alla luce delle recenti dichiarazioni apparse sulla stampa, che non riflettono pienamente quanto emerso nei giorni scorsi.”