Narvaez  – foto swisscycles.com

 

La Nove Colli la decana delle Granfondo, partenza da Cesenatico e arrivo a Cesenatico, in mezzo 50 km di pianura tra partenza e arrivo, e 150 di salite e discese. Nove Colli, dalla Via Emilia con Bertinoro e il Polenta, al Barbotto, il Tiffi, Madonna di Pugliano e il Gorolo.

Una delle Granfondo più ambite dai cicloturisti, vista come una delle più dure, sicuramente tra le più complesse da portare a termine.

Ieri il Giro d’Italia percorreva fedelmente il percorso della Granfondo, e ieri si è visto chiaramente la differenza tra i ciclo amatori, anche quelli forti, e i professionisti.

Noi ciclo amatori abbiamo un motore, i professionisti ne hanno un altro, molto più potente.

Tappa da tregenda, fredda e bagnata, pioggia fitta che gela a le ossa, qualche spiraglio di sole qua e là che scompariva subito oscurato da nuvole nere e minacciose.

Va via la fuga senza faticare troppo e arriva a Cesenatico.

Ne arriva solo uno per la verità, con  gli ultimi colli a tagliare le gambe ai compagni di fuga e l’ultima discesa a bucare la ruota di Marko Padun, che tenta una rimonta spenta a pochi metri dal vincitore  Johnathan Manuel Narvaez.

Narvaez, ecuadoregno, pedala con costanza incredibile e quando nel lungo tratto di pianura tra Savignano e Cesenatico vede Padun rientrargli quasi a ruota non si scompone, da una piccola accelerata che sfiata le ultime energie di Marko, croato, che arriva al traguardo sconsolato ma salutando tutti.

Per Narvaez è la terza vittoria in carriera, un titolo nazionale per lui e una tappa alla Coppi e Bartali 2020, a Gennaio, proprio in Romagna, la Riccione-Riccione che gli consentì anche di vincere la classifica generale.

Dietro i migliori non si attaccano, rimangono compatti dietro il ritmo esagerato, e un pochino inspiegabile, della Ntt di Domenico Pozzovivo che è rimasta davanti praticamente dalla prima all’ultima salita.

Un ritmo veramente forte che ha portato a far staccare parecchi corridori, ma che non ha scalfito nessuno della classifica generale.

Un’altra prova della differenza tra i professionisti e i ciclo amatori. Sí, il percorso della Nove Colli è duro per noi ciclo amatori, ma per i professionisti non è assolutamente selettivo.

Qualche strascico però potrà lasciarlo nelle gambe e nei fisici dei giovani corridori di questo Giro d’autunno.

Nella Tappa di casa Pantani, dedicata al grande e indimenticabile scalatore romagnolo, il freddo e la pioggia ricordavano molto la tappa del tour, dove Marco, scattando sotto il diluvio sul Galiber, staccò Ulrich e andò a conquistare il Tour de France.

Ieri quasi tutti erano vestiti con abbigliamento lungo, manicotti, giacche, mantelline e molti anche i pantaloni lunghi.

Il via vai alle ammiraglie per cambiare le mantelline era costante, tra i big a rimanere in estivo l’unico è stato Pozzovivo, che nella tappa gestita con folle spreco di energie dalla sua squadra, metteva la mantellina a soli 13 km dalla fine.

Oggi arrivo a Monselice, tappa veloce, ma non è detto per velocisti.

Con i malumori delle squadre per la situazione dei contagi che si fanno sempre più evidenti e invadenti, questo Giro prova a passare la seconda settimana verso un weekend di, si spera, grande spettacolo.

 

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