CALCIO – Bologna: quando il buon gioco non basta

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Tomiyasu

 

Giochi bene e razzoli male

La squadra di Mihajlovic non ingrana e lo spettro di una crisi è dietro l’angolo. I senior verso il declino…

Sono lontani i tempi in cui nel nostro campionato padroneggiava una squadra che abbinava il brutto gioco alle vittorie. La Juventus era quella squadra e Trapattoni era il suo allenatore, mai criticato, sempre rispettato. Quella Juventus giocava male eppure vinceva e scrisse la storia. Casi recenti ci insegnano che il bel calcio può andare di pari passo ai risultati, ma obiettivi di questa portata si ottengono solo con idee e validi attori.

Tutto questo serve ad introdurre un vecchio discorso trito e ritrito. Non serve giocare bene, serve il risultato e soprattutto il consenso di pubblico e critica. A Roma i rossoblù hanno fatto la partita, nulla da dire, ma non hanno raccolto punti. E serve poco gridare al complotto e il Var di turno, servirebbe piuttosto essere più concreti e meno fumosi.

Il Bologna nuovo corso, al netto di tutte le sfighe che ci vedono benissimo (Freak Antoni docet), anche contro la Lazio, all’Olimpico, ha raccolto zero punti. Ottenere il miglior score, 5 tiri nello specchio di porta contro i 3 laziali, non porta da nessuna parte, serve cacciarla dentro e questa squadra si riscopre anemica, poco cinica e generosa al cospetto altrui, proprio come l’anno scorso. Due difettucci non di poco conto: non facciamo gol e ne subiamo un po’ troppi.

Il refrain ” giochiamo bene” ce lo siamo raccontati anche dopo Benevento e Sassuolo. I fatti però sono sotto gli occhi di tutti e la classifica oggi è preoccupante. Dopo 5 giornate raccolti appena 3 punti, 8 gol fatti, 10 subiti, penultima posizione. E badate bene, non è un attacco alla dirigenza o al patron Saputo, è una constatazione dei fatti e come tale va discussa.

Eppure la squadra, va detto, viene messa bene in campo, parte concentrata e talvolta comanda anche il gioco. Questo è un punto a vantaggio del suo allenatore. Poi però combatti con una realtà, inconfutabile, esiste l’avversario che regolarmente ti studia e colpisce quando meno te lo aspetti. E in questo caso il ‘nostro’ mister non riesce a prendere le contromisure.

Vediamo alcuni spunti validi di attenzione, partendo dal reparto difensivo. Subiamo regolarmente gol da 38 partite consecutive, in campionato, dato allarmante che passerebbe in secondo piano se fossimo in grado di fare un golletto in più dell’avversario. Cambiano i protagonisti ma non il risultato. Abbiamo inserito De Silvestri sulla fascia destra e nel ruolo di centrale è stato investito Tomiyasu, un talentuoso nazionale giapponese reduce da una stagione giocata sulla fascia alla grande. Però il ruolo di centrale, in Italia, è alquanto delicato e il ragazzo deve ancora conquistarsi un posto al sole. Come deve ancora ingranare appieno lo scozzese Hickey, classe 2002, giustificato per l’età, ma qualche errore di troppo ci deve far pensare all’alternativa Denswill, che potrebbe fornire quel pizzico di esperienza in più, in attesa del ritorno a disposizione dell’armadio olandese Dijks.

La difesa però è soggetta ad un centrocampo poco incline a fare filtro. Il modulo adottato dall’allenatore, il 4-2-3-1, non è funzionale alle caratteristiche degli interpreti, infatti giocare con appena due centrocampisti non aiuta il reparto difensivo e a sua volta il trequartista non assiste come dovrebbe il reparto offensivo, poiché costretto a retrocedere di qualche metro per dare man forte. In poche parole l’ibrido non serve alla causa.

Sulla carta lo spartito fin qui proposto dal direttore d’orchestra non sarebbe male, ma non tiene un intero concerto. E quando si stecca si deve avere il coraggio di cambiare gli interpreti. Soriano è certamente una risorsa imprescindibile e la sua duttilità permette altre soluzioni in mediana, dove ha  già fatto bene.

Veniamo all’attacco. I gol latitano per diversi motivi, anzitutto alcuni interpreti non sono al meglio della condizione fisica, soprattutto Barrow. Eppure impiegarlo sempre lo aiuterebbe a trovare la migliore condizione e non priverebbe il reparto di un punto di riferimento imprescindibile. Analogo discorso lo si può fare per Orsolini, ma per il ragazzo azzurro è doverosa aprire una parentesi: è evidente che è disturbato da fattori a noi non conosciuti. Le sue qualità sono indiscusse e in alcuni momenti pare che voglia spaccare la partita in due, ma qualcosa lo frena. Che cosa non è dato sapersi, ma le polemiche più o meno a distanza con il proprio allenatore non aiutano di certo e un confronto franco farebbe bene ad entrambi. Manca la punta centrale, lo si dice da tempo, allora si abbia il coraggio di inserire sin dall’avvio Santander e utilizzare Palacio solo a partita iniziata. Il campione argentino non pecca per qualità e generosità, ma per motivi anagrafici non ha più sulle gambe un’intera partita. L’errore contro il Sassuolo, sfortunato quanto vogliamo, è un campanello d’allarme e come tale va assecondato. Gradualmente.

In ultimo, il progetto giovani è affascinante e molti di loro meritano il palcoscenico della massima serie, al netto degli errori di gioventù. Ma i giovani vanno presi per mano e qualche ragazzo datato non è più in grado di assicurare gioco e lucidità necessaria per tutta la partita. Forse è questo il limite di questa squadra, che ci auguriamo possa fin dal prossimo turno, con il Cagliari, cambiare tendenza.

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