La Cultura (NON) si ferma in Appennino: Marcella Spinozzi Tarducci

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 La rassegna prosegue con Marcella Spinozzi Tarducci, non solo scrittrice, ma artista a tutto tondo, nella quale scorrono forti anche la pittura e la musica.

Negli occhi e nelle parole della protagonista dell’appuntamento odierno, si evince la stessa curiosità, ma anche la stessa energia e determinazione con cui Marcella caratterizza i propri personaggi, creando vicende spesso ispirate a storie realmente accadute, nelle quali troviamo una rivalsa e una grande voglia di trovare il proprio posto nel mondo.

Un’autrice che, con le sue opere, ha trovato ottimo riscontro e importanti riconoscimenti a livello nazionale, che tuttavia non hanno mai scalfito il senso di umiltà e la voglia continua di mettersi alla prova ed evolvere personalmente ed intimamente attraverso nuove avventure letterarie e non solo.

Quando hai capito che la scrittura sarebbe stata parte integrante della tua vita?

La scrittura è sempre stata parte integrante della mia vita. Possiedo ancora piccoli racconti che ho scritto all’età di 10 anni e a scuola i miei compiti scritti preferiti sono sempre stati i temi da svolgere anche su argomenti suggeriti dagli insegnanti ma più ancora su argomenti di fantasia. Ho sempre inventato storie, la fantasia è sempre stata una mia caratteristica.

 

Scrittrice, pittrice e anche appassionata di pianoforte. A tuo parere, le arti si completano vicendevolmente ed evolvono assieme?

Sì, io penso che l’estro artistico si sviluppi in tutti i campi in cui si cerca di creare una forma di comunicazione con gli altri, di esprimere il nostro io da cogliere con tutti i sensi, visivo, uditivo o puramente intellettivo.

 

Il tuo primo romanzo, Sono ancora io, è la tua autobiografia. Una scelta davvero coraggiosa, con cui hai voluto immediatamente entrare in contatto con i tuoi lettori. Quali sono state le difficoltà di mettersi a nudo, in prima persona, senza celarti dietro a un personaggio di fantasia?

Non è stata una cosa che mi ha richiesto coraggio…Anzi, direi che mi ha procurato piacere perché pensavo soprattutto di lasciare una testimonianza ai miei figli, molto più corposa e ragionata dei frammentari ricordi che sporadicamente mi era accaduto di comunicare. Il fatto che tanti eventi della mia vita siano stati letti e condivisi da estranei non mi è certo dispiaciuto.

Cosa pensi del lettore odierno? Attento e curioso o più pigro?

 Nonostante ciò che oggi si dice, penso che il lettore odierno non sia troppo diverso da quello del passato. Anzi, proprio perché la lettura è meno praticata nei numeri, il lettore oggi mi sembra più attento e partecipe. Ne ho numerosissime testimonianze. Lettori che hanno preso in prestito uno dei miei libri in biblioteca e che poi mi hanno cercato, telefonato, e comunicato il piacere da loro provato nel leggermi.

 

Foto dal web

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