Foto di Fabrizio Carollo

 

Più che un articolo, mi sento di considerare questo pezzo una riflessione personale.

Riflessione che avrei voluto scrivere già una settimana fa, proprio a seguito dell’evento cui ho piacevolmente assistito nella meravigliosa cornice della Rocchetta Mattei.

Sfortunatamente, problemi personali mi hanno impedito di avvicinarmi al computer fino a ieri, ma eccomi qui, pronto a esternare sensazioni ed opinioni.

Come appunto dicevo, sabato scorso si è tenuto il concerto dell’attore americano Michael Pitt (Star di Boardwalk Empire e protagonista di Funny Games e Last Days), nella suggestiva Sala della Pace, all’interno della magica dimora del conte Cesare Mattei.

Visibilmente emozionato nell’attesa per un evento così raro, ho ingannato il tempo servendomi del generoso buffet allestito presso la Sala dei Novanta (altro grande scenario dell’edificio) e, tra uno scatto e l’altro alle torri illuminate e le sale accoglienti, finalmente ho potuto unirmi al pubblico per poter applaudire l’arrivo dell’illustre ospite, accompagnato da una band di talentuosi musicisti italiani con strumenti a fiato e corde.

 

Foto di Fabrizio Carollo

 

Pitt aveva visitato la Rocchetta circa un mese fa, rimanendo immediatamente affascinato da ogni aspetto e dettaglio che questo fiore all’occhiello dell’Appennino può offrire, proponendo al Comune di Grizzana appunto un concerto unplugged, che avrebbe certamente dato ancora più risalto alla location, mostrandola in una veste sempre più originale e versatile.

Inutile dire che, fin dalla prima canzone, il gruppo di persone sedute di fronte all’artista internazionale, è rimasto rapito da una maestria davvero particolare, sia nell’uso delle parole che nell’intonazione.

Le dita scivolavano ora decise, ora delicate sulle corde della chitarra e Pitt ha spaziato egregiamente, mischiando generi che vanno dal country al grunge, sempre mantenendo un dolce velo di romanticismo e malinconia, in ogni suo brano, a volte quasi sussurrando le note e infondendo le sensazioni con gentilezza, tra gli applausi del pubblico.

Raccontando le ispirazioni derivate da sogni e momenti di vita vissuta, ma anche da profonde emozioni, l’attore si è poi intrattenuto con i fans al termine del concerto, durato poco più di un’ora e ancora ben impresso nella memoria del sottoscritto, nonostante i giorni trascorsi.

Una serata a dir poco magica, in un contesto altrettanto magico, per riassumere brevemente ciò a cui ho assistito e documentato.

Foto di Fabrizio Carollo

 

La mia osservazione, a questo punto, è più una sorta di rammarico, nel non aver potuto vedere molte più persone, per un evento che di certo non si ripeterà nell’immediato futuro, se non mai più.

Adeguatamente pubblicizzato, anche dai maggiori social (ma forse non abbastanza) “Caravaggio” (questo il nome del concerto) avrebbe potuto ottenere una maggiore affluenza e mi domando proprio perché non sia stato così.

Nessuna colpa e tanti meriti per l’amministrazione locale che si è invece prodigata a fondo per la buona riuscita ed era presente alla serata, ma la cosa fa riflettere parecchio e mi spinge a scrivere velocemente e impulsivamente sulla tastiera, per diversi motivi.

Tante ancora sono le lamentele di quanto poco il territorio offra, specialmente nel periodo invernale e un concerto del genere vede la sola presenza di un ristretto gruppo di fortunati?

Vero è che l’ambiente più intimo e raccolto, ha certamente giovato all’atmosfera, facendo sì che la musica potesse essere ascoltata e assaporata come meritava e certamente anche il numero di posti limitato è stato voluto, proprio per mantenere quella particolare aurea, ma resta comunque una punta di delusione per l’accoglienza a un grande attore (e anche grande musicista) che sarebbe potuta essere ben più rilevante e qualche posto in più nella Sala della Pace avrebbe potuto essere sicuramente riempito, senza a mio avviso, sacrificare l’atmosfera silenziosa ed attenta.

Michael Pitt (al centro) col personale della Rocchetta Mattei

 

Sono d’accordissimo con il valorizzare le eccellenze della nostra montagna, ma non dimentichiamo ciò che abbiamo attorno e i tanti aspetti dell’arte nel mondo, perché essi sono altrettanto fondamentali per una crescita personale e culturale d’insieme.

Posso garantire che, per chi non ha avuto la fortuna di esserci, è stato un evento davvero particolare, di grande professionalità e bellezza, anche per merito di tutto lo staff del castello, presente e attento sotto tutti i punti di vista.

Artisti e invitati sono stati coccolati senza alcuna sbavatura.

A questo punto, spero davvero che Michael possa far l’onore a tutto l’Appennino di tornare da noi e che ad accoglierlo, in una prossima occasione, potrà esserci molta più gente per ascoltare la sua storia, le sue melodie e la sua storia, attraverso l’arte che è sempre il più universale dei linguaggi, sempre immersi nel magico castello del nostro Appennino.

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