Articolo e foto di Enrico Pasini

 

I lampi e i tuoni della nottata sono ormai un ricordo lontano.  A Lizzano non vi è una nuvola in cielo e l’aria è fresca e profuma di bosco, le condizioni per partire per una mattinata sui pedali ci sono tutte, sapendo di incontrare, lungo il nostro viaggiare, anche molto caldo ma sapendo che torneremo quassù a respirare il bosco.

La discesa, lenta, chiacchierando, verso Silla, e il saluto ai diversi gruppi di Mtb che salgono verso la partenza della Stralizzano. Un vero piacere incontrare tanti bikers.

Il caffè di rito al bar di Silla, poi si comincia a salire e si smette di chiacchierare, si pedala e l’ossigeno si risparmia per arrivare al Signorino.

Quanto è bella da pedalare la Porrettana. Ci si potrebbe organizzare una gara, chiamarla tipo “La SintyNine”, o una randonnée da Ferrara a Pistoia e ritorno.

Da Ponte della Venturina sale subito decisa, poi da Pavana spiana e sale dolce, ma per più di dieci chilometri.

I ragazzi si fanno prendere dai pochi chilometri, dal fresco che la selva regala e dalla bontà di questa salita e si mettono a spingere fin troppo decisi. C’è chi prova a seguirli, ma poi desiste, e chi non ci prova neanche ma si gode ogni curva, ogni borgo che porta sulle facciate delle case il tempo ormai passato, ogni ponte che attraversa il fiume e porta nel bosco più fitto.

Quanto è bella la Porrettana a scendere dal Signorino verso Pistoia.

Sarebbe ancor più bello sarebbe salire fino a la Collina e scendere poi al Signorino, ma purtroppo le condizioni stradali non consentono un’uscita di gruppo. Una vera vergogna all’Italiana tenere una strada storica in queste condizioni.

Scendere verso Pistoia andrebbe fatto come a salire, senza fiato e senza toccare i freni.

Ma la bellezza dei passaggi di questa strada vanno gustati piano. Dai castagni e dalle querce del Signorino agli ulivi di  Casa Lorri fin alle prime case del centro di Pistoia. I Toscani che salgono dalla città verso il Signorino sono tanti e i gruppi in bici non si contano. Lasciamo andare la bici verso la bassa e quasi da sola ci guida fin all’incrocio per Montecatini e l’Abetone.

Pochi chilometri di pianura, l’unica del giro, ci portano alla salita di giornata, Le Piastre.

Quante volte l’abbiamo percorsa in discesa, dalla Piastre a Pistoia, ma mai in salita. Pedaliamo a ricordi al contrario, contromano in una notte di luna piena e da subito capiamo che il detto “in discesa tutti i santi aiutano”, è assolutamente vero.

I primi tornanti che in discesa aprono la vista su Pistoia tirano e gocciolano sudore salato, il Duomo sappiamo che è laggiù, ma non riusciamo a scorgerlo, tra la fatica e il traffico che ci supera. È una salita che non molla un attimo, quasi dieci chilometri che salgono fissi al 9/10%. Sono appena passati i partecipanti alla Prato-Abetone, passiamo gli ultimi due concorrenti scortati dal carroscopa, ci sarebbe da fargli i complimenti se avessimo il fiato per parlare.

Arriviamo in cima ci raggruppiamo e cominciano a scendere di nuovo verso Porretta.

Ponte Petri svolta a destra e giù verso Pracchia, Molino del Pallone e Ponte della Venturina. Una strada stupenda da affrontare da entrambi i lati, ma l’inverno ha messo la sua gelida mano anche su questo asfalto. Trovare un tratto non rovinato è assolutamente impossibile, e anche la velocità tra sole ed ombra è costretta a calare.

A Ponte della Venturina ci fermiamo alla rotonda e facciamo passare il raduno Ferrari diretto verso Pistoia. Le testa Rossa e non solo, sono numerose e aspettiamo un po’, poi riprendiamo a scendere verso Porretta.

Sono quasi cento i chilometri percorsi, la stanchezza e il caldo cominciano a farsi sentire, la velocita media, con più di mille metri di dislivello, dice quasi i ventinove chilometri orari. Nessuno nel gruppetto sa da dove si salirà, tutti sono convinti che da Silla si tornerà a Lizzano.

Ma alla fine di Via Mazzini a Porretta, davanti al benzinaio svoltiamo a sinistra, verso le scuole, su quei duecento metri di strada che si impennano al 14%.

In pochi la conoscono, nessuno vuole riferimenti. Leggono solo il cartello, Castelluccio 5 km.

Castelluccio e là, da metà salita la vedi stupenda, davanti al Corno, alla fine di questa strada che sale quattrocentocinquanta metri di dislivello in cinque chilometri. Quasi il 10% di media.

In cima i ringraziamenti non si risparmiamo, quasi quanto l’acqua che spilliamo dalla fresca fontana.

Lizzano rimane un sogno, scendiamo verso Panigale e all’incrocio, senza poche rimostranze, a due chilometri dalle auto, giriamo a destra, esattamente dall’altra parte, diretti verso Gaggio Montano.

Chi va in bici e ha corso la Granfondo Saeco la conosce bene, chi non è del posto, o mai ha messo il pedale alla Granfondo Saeco, non può conoscere quella splendida scorciatoia, che in due chilometri, poco prima di Crociale, arriva a Gaggio. La Parte dura è di poche centinaia di metri e finisce all’altezza di una bellissima cappella, che ti fa ringraziare Dio, Maria e tutti i Santi del Paradiso, della svolta a sinistra e del falsopiano che ti portano in paese.

Salire e Querciola è uno spettacolo.

Gabba, Grecchia, il MontePizzo che svetta su Lizzano, Vidiciatico con un raggio di sole che la illumina e La Cà nascosta dietro al “Bdollo”. La Riva che domina tutto il paesaggio, magica come sempre, e il Belvedere che ci concede il fresco dei campi e dei boschetti che attraversiamo.

Lizzano arriva, e arriva la Festa Bavarese, con i partecipanti alla Stralizzano che brindano al bel giro tra le selve del Corno e i volontari, stanchi ma sorridenti, che ammirano la loro montagna vestita a festa.

Una montagna viva, tra cittadini alla ricerca del fresco, Moto, Ferrari, Bikers e ciclisti che amano salire sulle vette più alte dell’Europa, ma che trovano casa solo nel loro Appennino.

Il loro meraviglioso Appennino.

W Il Corno!…  Pontedella Venturina….Castelluccio….Gaggio…..Lizzano…

 

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