Feste e frutti

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Festa del mirtillo – foto eventyas

 

Vi sono state e vi sono ancora in corso feste dedicate a taluni frutti della montagna, in primis il mirtillo e le castagne. Un frutto che a me piace tantissimo, il lampone, è quasi scomparso. Quando ero ragazzino le donne di Pianaccio ne facevano la raccolta riempendo barili con detta frutta che veniva venduta ad aziende. Credo che la ragione principale della quasi scomparsa del lampone sia dovuta alla estrema riduzione di prati e zone aperte.

La pianta del lampone, infatti, vive e vegeta in tali areali. Da un lato il bosco si è espanso occupando aree aperte, dall’altro in tali zone prative si son piantumate una infinità di abeti canadesi. Detto albero, come dice il nome stesso, non è dei nostri siti. Si mise a dimora per due ragioni : dare lavoro agli abitanti della zona, e, poi, con il taglio degli alberi cresciuti, utilizzare il legname per varie industrie quali quella dei pallet o per il cippato. Solo che detto taglio non è poi stato fatto.

Un vergognoso esempio di snaturamento dell’ambiente è la condizione nella quale si trova oggi, da anni, la Piana dei Bagnadori sopra Pianaccio. Da una verdeggiante distesa di prato è diventata una impraticabile boscaglia di abeti agonizzanti, troppo vicini, e caduti. Tra l’altro, al margine est di tale zona prativa vi era una piccola maestà del 1.600 ovviamente distrutta. Andando a leggere e rileggere testi più o meno antichi della mia biblioteca ho scoperto l’uso, nel passato, di piante ben presenti nel territorio del Belvedere. Una di queste è la Vitalba, da noi chiamata Vizzadro . E’ una pianta invadente che si arrampica ovunque e, per di più, è anche velenosa. In passato, quando ero ragazzino, si raccoglievano i vilucchi di questa pianta, simili a quelli della vite, si lessavano e si facevano frittate. Indubbiamente il veleno in detti giovanissimi getti era pochissimo e, indubbiamente, anche termolabile. Ebbene nell’anno 1.000, leggendo i testi di una dottoressa del tempo della scuola medica salernitana, la celeberrima Trotula, si utilizzava la radice della Vitalba mettendola nel miele e poi le donne utilizzavano detto miele per ungersi il viso al fine di avere uno splendido colore rosato. Altre ricette, sempre con la Vitalba per truccarsi le labbra. Insomma vi era un certo impiego di tale pianta. Un altra pianta molto impiegata per usi cosmetici erano i ricci della castagne che, messi in dovuta infusione, consentivano, con il liquido, di tingersi i capelli di rossiccio.

Il castagno

Non parliamo poi del frassino, un albero che era una vera panacea contro molti mali, specialmente i morsi di animali velenosi. L’elenco delle piante e dei frutti tipici delle nostre zone montane per impieghi cosmetici o medicinali potrebbe continuare a lungo, almeno alla lettura dei vari testi dal 1500 al 1800 che allietano la mia biblioteca e che trattano di : agricoltura, medicina ed argomenti correlati. E’ un vero peccato che non si dedichi una giornata ad una manifestazione, arricchita di immagini, testi e commenti, a divulgare queste conoscenze storiche . Sono convinto che un certo numero di persone troverebbero interesse a partecipare a tale manifestazione culturale.

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