Incontro con l’Autore: Stefano Venditti

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Leggere è sempre un piacere, in ogni caso e di qualsiasi genere si tratti.

Ci sono trame che avvincono e tipologie di narrazione che catturano e coinvolgono più di altre, questo è certo, così com’è certo, almeno personalmente, che non smetto mai di leggere un libro una volta che ne ho aperto la copertina, perché penso sia una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’autore e, in ogni caso, anche una storia che non piace può offrire spunti di discussione a contribuire ad una propria crescita personale e professionale.

Tuttavia, quando i libri sono scritti con il cuore, dopo un’attenta a rispettosa ricerca dei fatti, beh, allora il piacere della storia aumenta a dismisura e arrivare alla fine della vicenda raccontata è quasi un peccato.

Questo è il caso di “Viaggio di sola andata”, opera prima del giornalista molisano (ma marzabottese di adozione) Stefano Venditti (nella foto), che è riuscito nella non facile impresa di raccontare una storia di memoria e di guerra cui raramente ci si trova di fronte, spinto dalla curiosità, dalla voglia di verità e dal puro desiderio di tentare almeno di fornire un resoconto sulla vita e sulle presunte motivazioni della scomparsa del soldato Giovanni Picciano, disperso nei pressi del fiume Don, nella battaglia del 1942.

Un libro che è il risultato di un saggio amalgama dai toni storici, thriller e drammatici e che ha già avuto commenti e critiche positive, elogiato alle prime presentazioni con soddisfazione personale dello stesso Venditti e dei parenti del protagonista della storia.

Reno News non si è ovviamente fatto sfuggire un interessante incontro con l’autore, che ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto nel mondo della letteratura e nella realizzazione di questo battesimo come scrittore.

Stefano Venditti: scrittore per passione, per mestiere o per caso?

 Scrittore di articoli per passione e professione, scrittore di libri diciamo per caso

Viaggio di sola andata è la tua prima opera. Come ti sei trovato nel passaggio da articoli ed un taglio decisamente più giornalistico a qualcosa prettamente più narrativo?

Debbo confessare che all’inizio avevo qualche timore nel dovermi cimentare nella scrittura di  un libro, che è cosa decisamente e diametralmente opposta ad una stesura di un articolo giornalistico. Per fortuna, però, ho sentito sin da subito un certo feeling con la storia del soldato Giovanni Picciano e dopo il periodo di raccolta delle informazioni, le parole sono nate spontaneamente dalla mia penna, per meglio dire dal mio pc. Il libro si è quasi scritto da solo senza nessun tipo di tentennamento o difficoltà di sorta. C’è voluto più tempo nel lavoro di ricerca e documentazione che nello scrivere. Di questo mi sono stupito da solo, perché vuol dire che la storia del soldato Picciano mi è entrata nel profondo del cuore.

Una prima opera di non facile realizzazione. Quando è nata l’idea per la creazione di questo libro?

Fui contattato dalla signora Carmela, nipote del soldato Giovanni, perché era alla ricerca di un giornalista che potesse dar eco alla storia dello zio, a tutt’oggi con lo status di disperso in guerra sul fiume Don durante la II Guerra mondiale. In un primo tempo, scrissi un semplice articolo che, per fortuna, ebbe un certo tipo di riscontro non solo tra i confini molisani ma anche nelle regioni limitrofe al Molise. Successivamente, però, mi resi conto che un semplice articolo non bastava a raccontare una storia così coinvolgente e in quel momento decisi di buttarmi nella stesura di un libro. Idea che piacque molto alla famiglia di origine del soldato Picciano.

Parlaci brevemente delle maggiori difficoltà nell’effettuare ricerche su Giovanni Picciano.

Di solito, libri di questo genere si basano sulle testimonianze dirette: lettere, cartoline diari, giunti dal fronte dai soldati alle rispettive famiglie. In questo caso tutto questo è venuto meno. Di Giovanni Piacciano sono rimaste solo tre foto; una del matrimonio e due in divisa da soldato, e gli unici documenti ufficiali cartacei quali la richiesta alla Croce Rossa Internazionale per l’avvio delle procedure di ricerca, il verbale di irreperibilità e la richiesta dell’assegnazione della croce al valore militare. I ricordi di Giovanni Piacciano, uomo e soldato, erano racchiusi nelle menti dei nipoti ancora viventi. Se il libro non avesse visto la luce, il ricordo del soldato Picciano rischiava seriamente di perdersi nelle pieghe del tempo.

Come ti sei sentito, una volta completato il tuo lavoro? Cos’hai provato quando hai terminato la stesura?

Ho provato una grande soddisfazione perché ero riuscito a concretizzare il desiderio della signora Carmela che aveva promesso sul letto di morte del padre Lorenzo, fratello di Giovanni, che avrebbe fatto del suo meglio per onorare la memoria dello zio e di tutti quei soldati che hanno avuto il medesimo destino di Giovanni Picciano.

Hai speso buone parole per l’editore, che ti ha seguito in ogni fase di realizzazione. Lo consiglieresti a chi ha una storia nel cassetto?

Sicuramente si. È un editore che investe sui giovani e su coloro che si affacciano al mondo della letteratura. È una delle poche case editrici totalmente gratuite che seguono passo dopo passo gli scrittori in erba. Sono loro che investono su di te se ritengono valido il tuo lavoro e non ti chiedono soldi. Il mio libro, realizzato da PubMe, è stato inserito nella collana Policromia ed è stato già iscritto al festival del libro “Libri in Baia” che si svolgerà a ottobre a Sestri Levante.

A che tipo di pubblico credi possa rivolgersi “Viaggio di sola andata” ?

A chi ama le storie inedite, a chi è appassionato di storia e di storia militare, a chi ama leggere libri scritti con il cuore

Credi sarà la tua unica incursione nella letteratura, come autore o hai già altri progetti pronti a vedere la luce?

Debbo dire che scrivere questo libro mi ha aperto un mondo che prima non conoscevo, o meglio conoscevo solo come scrittore di recensioni giornalistiche. In mente ho già altri progetti non solo dello stesso filone. Nel cassetto ho anche una idea legata alla mia terra d’origine, il Molise

Un libro a cui non rinunceresti mai?

Di quelli letti al tempo del liceo non posso dimenticare “La Coscienza di Zeno”; di quelli letti con piacere e che non mi stancherei mai di rileggere “Viaggio al centro della terra”e di quelli che ho letto con maggiore curiosità devo citare tutti i volumi legati al mondo dei dinosauri e scritti dalla coppia padre/figlio Piero e Alberto Angela.

Durante la nostra chiacchierata, Stefano ha sempre mostrato quell’incredibile e potente entusiasmo che questo libro gli ha dato e sicuramente ha ancora l’energia che può consentirgli di scrivere tante altre opere, sempre con il cuore e con la sola ambizione di poter regalare al lettore qualcosa che possa rimanere nell’animo e possa indurre ognuno di noi a fermarsi un momento e staccarsi dalla frenesia della vita quotidiana per pensare e perdersi fra le pagine, in quelle storie che devono essere raccontate per non dimenticare mai cosa significhino veramente le parole libertà, identità e verità.

Speriamo che anche il nostro Appennino possa regalare a questo nuovo e determinato scrittore, altrettante soddisfazioni e che il viaggio narrativo di Stefano sia soltanto al principio

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