Sono passati anni. Decenni dall’abbandono.
In tanti si sono dimenticati della sua esistenza e molti ignorano la sua storia, eppure lei è ancora là che svetta orgogliosamente, in barba alle intemperie e all’indifferenza di chi dovrebbe riportarla ai fasti del passato.
La si può ammirare, mentre si sfreccia veloci nel tratto di Nuova Porrettana che collega Vergato ad Alto Reno, poco prima di entrare nella lunga galleria di Riola: ancora imponente, ancora orgogliosa del proprio vissuto.
Il campanile roso dal tempo, ma sempre dritto e fiero nei secoli.
La chiesa di Montecavalloro o San Giorgio di Montecavalloro (o anche Monte Cava L’oro, forse per un possibile riferimento alla presenza del prezioso metallo nella zona), facente parte dell’omonimo borgo medievale, appartenuto prima alla contessa Matilde di Canossa e poi ai Vescovi di Ravenna e Bologna, era il centro di aggregazione della popolazione che si riuniva nell’ampio edificio religioso in occasione di cerimonie, feste patronali, battesimi e matrimoni.
Uno dei monumenti più significativi dell’Appennino che, dopo la costruzione della Strada Statale 64 ha visto il graduale abbandono degli abitanti dei dintorni, spostatisi nella vicina e più frequentata Riola, fino a quando la costruzione della chiesa di Santa Maria Assunta ad opera dell’architetto Alvar Aalto (le cui campane sono quelle originali di Montecavalloro) ne ha conseguentemente portato alla sua sconsacrazione.
Con evidenti difficoltà, sono riuscito a evitare i nugoli di rovi sorti tutt’intorno e, ritrovato il sentiero ormai quasi completamente cancellato dalla natura, eccomi dentro alle antiche mura di quell’edificio che trasuda storia e arte, come testimoniano le tracce dei bellissimi affreschi sulle pareti, lasciati tristemente al loro destino e l’eco del grande altare che dominava incontrastato, mentre l’antico pulpito sembrava osservarmi con una punta di severità, quando rispettosamente mi guardavo attorno e documentavo questa esperienza, con la massima attenzione.
Tanta rabbia e tristezza, le emozioni predominanti e un’illusoria speranza che tutto possa tornare come un tempo, anche se la realtà si pone crudelmente davanti agli occhi e al cuore.
Eppure, San Giorgio sembra ancora dar forza e vigore a un antico gioiello che non vuole sottomettersi alle incurie del tempo e non vuole crollare.
Alcuni tentativi di ristrutturazione e rinnovo sono stati proposti, ma i risultati sono purtroppo quelli che vediamo e l’ex edificio sacro trova ormai conforto soltanto nell’abbraccio della natura e nella gioia dei curiosi avventurieri che hanno volontà di raggiungerla per poter nuovamente camminare su quel pavimento così importante, respirando ciò che è stato e tornando indietro nel tempo e nella storia del territorio, anche se solo per brevi momenti.
Foto di Fabrizio Carollo