Da Monteveglio all’Abbazia, un percorso abbastanza corto ma pieno di significato.

 

Meglio un panino alla mortadella o un panino allo speck?

La sensazione di picnic quando apri lo zaino e l’odore di Mortadella che ti avvolge completamente è sempre qualcosa di incredibile, sono ricordi di vecchie passeggiate con i genitori, o della gita scolastica al parco preistorico. Però la Mortadella non è molto leggera e poi è meglio co, o senza i pistacchi.

Perché esiste anche la Mortadella con i pistacchi?

La Mortadella ai pistacchi non esiste come i Tortellini con il ragù.

Allora forse quello bello speck sul bancone in offerta, magari con una bella fetta di formaggio dentro a ricordare una sosta ad un rifugio alpino mentre un ruscello di acqua gelata ti scorre accanto.

Si guardarono dopo il lungo ragionamento in fila al bancone della gastronomia della Coop, si tirarono giù le mascherine e si baciarono.

Incurante dei divieti non si poteva vietare di amare.

Presero uno sfilatino ai semi con dentro cinque belle fette di speck. Senza formaggio.

Si incamminarono lungo i prati di SanTeodoro, l’abbazia lì guardava dall’alto e loro salivano con lo stesso passo che li aveva portati a Monteveglio.

 

Arrivarono sul primo tratto di strada dove il sentiero l’attraversava, presero subito l’altro tratto che la tagliava e si fermarono. Una signora si era completamente bloccata in una piccola curva in salita. Urlava al marito che non ce la faceva, che voleva tornare indietro, che era impossibile riuscire a fare quel tratto.

Si guardarono con un piccolo ghigno.

Ma il marito era più testardo della moglie, una testardaggine carica di amore e pazienza. Con una calma rara e di una dolcezza infinita, la incitò, tornò indietro alcuni passi e gli prese la mano. La signora si calmò fece un piccolo passo e poi un altro e un altro ancora e finì tra le braccia del marito che la fece passare e insieme proseguirono il sentiero.

Anche loro proseguirono il sentiero, arrivarono nel punto dove la signora si era bloccata e il ghigno sparì. L’inverno secco che poca acqua e zero neve aveva regalato all’Appennino rendeva il sentiero, in quel punto particolarmente pendente, molto polveroso e sdrucciolevole. La signora era andata in difficoltà non certo per niente, loro con calma affrontarono la difficoltà e arrivarono sulla strada, proseguirono lungo di essa fino al bivio del sentiero che portava alla Chiesina della Beata Vergine e cominciarono a salire lungo lo sterrato che portava al piccolo oratorio.

Poche panche dentro di esso e l’immagine della Madonna di SanLuca al centro dell’altare. Quell’oratorio era un edificio abbastanza moderno costruito alla fine dell’ottocento e tenuto in malora fino agli anni ottanta, poi ristrutturato con passione e ora visibile a tutti e ben tenuto da parrocchiani di Monteveglio e dai pochi frati rimasti in abbazia.

In realtà in quel punto, anticamente, sorgeva una chiesa rimasta lì per molti anni e caduta in rovina poco prima della costruzione dell’oratorio. Di quella Chiesa ne rimangono le fondamenta su cui è costruito lo stesso oratorio. Era una chiesa dedicata alla Madonna della Pioggia che aveva un grande quadro appeso ad un albero protetto poco o niente dalle intemperie.

Sembrava poco considerato, ma forse quella poca protezione era voluta, quella Madonnina doveva vegliare sulla popolazione, far scendere la pioggia per coltivare i terreni, per poter avere acqua da bere, e lei la prendeva tutta quell’acqua e la benediceva, la santificava, prima di donarla ai suoi figli.

Passarono velocemente accanto all’oratorio che già conoscevano, presero quel ripido tratto di petto e arrivarono in cima davanti al cimitero, poco sotto la porta di entrata dell’Abbazia, con il fiatone.

Fu un gesto agonistico, forse non voluto, sicuramente spontaneo, che gli regalò un sorriso, l’ennesimo di quelle prime due ore e mezzo di camminata.

Erano davanti all’entrata dell’Abbazia, sotto la porta, guardavano la corte e il monastero in fondo, fermi, pronti ad entrare in un tempo passato.

Perché ogni volta che entravano nel vecchio borgo dell’Abbazia gli sembrava di tornare indietro nel tempo.

E quel tempo gli piaceva un sacco.

 

Foto di Enrico Pasini

 

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