Anthony Paule Orchestra

 

Articolo e foto di  Fabrizio Carollo

 

È molto difficile scrivere un articolo sulla 31° edizione del Porretta Soul Festival, appena conclusasi. Difficile scrivere senza ripetersi e senza lasciarsi trasportare dalle emozioni ancora forti e quasi tangibili, come accade ogni anno, in occasione di quello che rappresenta indiscutibilmente l’evento musicale più straordinario di tutto l’Appennino, ma quasi certamente del nostro paese, anche se alcuni potrebbero voler obiettare in merito a questo.

Mitch Woods

In realtà, Il Porretta Soul Festival (fortunatamente il nome non è stato cambiato in Alto Reno Soul Festival!) non è soltanto un evento musicale o una serie di concerti che si susseguono inarrestabili nel corso di quattro serate magiche al Rufus Thomas Park.

È difficile parlare e scrivere del Porretta Soul Festival perché bisogna viverlo, assaporarlo, respirarlo, lasciando che ogni singola nota entri a far parte di sé e contamini la propria anima con quell’energia fatta di umanità, fratellanza, cuore e voglia di vivere che è il simbolo del Soul e della Black Music.

Come se ogni dettaglio fosse rimasto al suo posto, in attesa dell’inizio di questa nuova edizione, al grido dell’inconfondibile “CIAO PORRETTA!”, pronunciato dallo storico conduttore e musicista britannico Rick Hutton, la magia è rinata all’improvviso, quasi sembrasse che il sapore del Soul non se ne fosse mai andato da Porretta, pronto a mostrare la sua potenza per il trentunesimo anno consecutivo.

Rick Hutton

Un’energia che, dal palco, ha dilagato verso il pubblico in massa e l’ha fatto ballare e sorridere insieme a beniamini del calibro di Don Bryant, Mitch Woods, Swamp Dogg, Willie Wee Walker, il bluesman di casa nostra Fabrizio Poggi (candidato ai Grammy Awards 2018 per il disco Sonny & Brownie’s last train) e tantissimi altri, accompagnati dalla forza della sempre presente Anthony Paule Soul Orchestra, coadiuvata dalle spettacolari evoluzioni del simpatico batterista D’Mar.

Non serve dire che il rischio maltempo non ha fatto nessuna paura o che ogni serata abbia registrato il tutto esaurito, perché non è questo lo spirito che sostiene le solide fondamenta del Porretta Soul Festival, unico nel suo genere.

L’amore per la musica, per le tradizioni, la spiritualità e tutto quello che rende sereno l’animo e lo fa divertire e commuovere è il segreto di questa manifestazione, descrivendo meglio delle parole sensazioni che rimangono sopite dentro di noi troppo a lungo e che forse, a volte, ci vergogniamo di esternare.

Don Bryant

Durante questa edizione, non sono mancati momenti speciali e toccanti, quali la consegna di alcune opere pittoriche dei ragazzi dell’associazione pistoiese Culturidea, che sensibilizza alla solidarietà attraverso arte e musica, allo stesso Rick Hutton, Wee Willie Walker e Terrie Odabi.

Il premio annuale Sweet Soul Music Award è andato invece ad Art Tipaldi (foto sotto), fondatore della rivista Blues Music Magazine, importantissimo traguardo per la diffusione del rhytm’n blues nel mondo.

Art Tipaldi al centro con Graziano Uliani alla sua destra

Presentato anche il libro “Ricomincio dai tre”, scritto da Michele Torpedine, storia della vita artistica dello storico musicista e produttore discografico italiano.

Tanti eventi, ma una voce sola… quella dell’anima soul che ha fatto ballare ed emozionare Porretta ancora una volta e lo farà per molto tempo ancora, come promette il tono entusiasta del Patron Graziano Uliani, al quale va il merito di aver donato questo importante genere musicale ai cuori degli italiani che non l’hanno mai conosciuto né apprezzato, avvicinandoli per sempre a un ritmo che non può non trascinare e rimanere dentro di sé, fino alla prossima edizione del Porretta Soul Festival.

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