Rilancio piccoli borghi, ecco un refrain che sentiamo da settimane. La cosa sarebbe altamente positiva se non vi fossero troppi ostacoli nel poterlo realizzare. Il primo ostacolo è l’enorme gap culturale e conoscitivo della nostra classe dirigente, perennemente assorta nei propri problemi di potere, di clientele, di perenne campagna elettorale . Cosa si richiede per questo rilancio ? Guardiamo il nostro Appennino . Il primo enorme problema è la mancanza di centri di istruzione, anche a livello universitario e specialistico. La cultura, si sa, non è mai stata una gradita compagna di viaggio del nostro mondo politico, ed il mondo appenninico ne sta pagando le conseguenze con una costante fuga di giovani che vanno ad istruirsi altrove e altrove poi stanno definitivamente. Strumenti di comunicazione da 3° millennio, vedi Banda Larga che, quando arriverà, sarà più stretta di un laccio da scarpe, visto il progresso tecnologico. Infrastrutture ferroviarie e stradali adeguate ai tempi. Normative e decisioni che non vengano prese all’interno di segreterie di partito da persone che della montagna non sanno niente. Talune normative in ambito forestale rendono manifesta la più assoluta ignoranza dell’ambiente. Non so se è cambiata la disposizione secondo la quale la castanicoltura non è una attività agricola. Così importiamo annualmente 50.000 tonellate fra castagne e marroni perché non coltiviamo il castagno. Costi energetici, in montagna i combustibili costano di più che in pianura aggravando di costi le aziende che operano in un territorio svantaggiato . Svantaggiato da cosa ? Dall’insipienza e dal disinteresse di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica in maniera illuminata . Nutro parecchi dubbi che dietro il refrain “Rilancio piccoli borghi” venga fuori qualcosa di concreto, è troppo il divario culturale fra la gestione partitica della società e le necessità di questo mondo storicamente ed ambientalmente importante.
