La società cambia

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Settimana scorsa, decido di andare in Pinacoteca a Bologna. Dopo aver ammirato i lavori medioevali la settimana prima, mi inoltro nel Rinascimento tra Raffaello, il Francia ed il mio beniamino, il Parmigianino. . Ritorno a casa per un pranzo un po’ tardivo, mi metto a leggere un interessante libro d’arte e, poi, sul tardi, esco a sgranchirmi le gambe, sono più delle 19. Il mio percorso arriva a Via degli Orefici, Via Clavature e circondario. Sono colpito dall’incredibile quantità di persone sedute ai tavolini che mentre sbocconcellano, sorbiscono bevande con un andirivieni di camerieri e senoritas . La mia osservazione non finisce lì, sugli scaloni di chiese, palazzi ed altri edifici, vi sono giovani e meno giovani ambosessi seduti a chiacchierare e a consumare cibi e bevande. Ai miei tempi era costume, per noi giovincelli 15-16 anni, andare da Lanzarini in Via Clavature a comperare mozzarella in carrozza e consumarla quasi di nascosto. Erano i tempi di un formalismo paranoico. Arrivo a casa ed esprimo le mie meraviglie alla consorte “Ma dove vivi ? Ma non vedi che i supermercati hanno un banco gastronomia e, spesso, tavolini ove consumare i cibi che compri ? Ad ogni scantonata vi sono negozi che ti vendono qual si voglia prodotto alimentare, cotto o crudo, a scelta, che puoi consumare sui tavoli dei loro dehors ? Ormai la città è una enorme sala da pranzo o da cena, a scelta !”. Ripensando a ciò che ho visto, dovevo convenire che la consorte avesse ragione. Nel mio cerebro è però sorta un’idea :”Non è che il periodo aureo dei ristoranti sia in forte declino? Quando una persona, da sola o con amici, può acquistare qual si voglia cibo e consumarlo dove più gli aggrada, perché andare in un ristorante dove imperano ancora i canoni di una antica ristorazione ?” . In città non ho approfondito il dilemma, solo questo sabato, dovendo venire a Pianaccio, ho percorso strade ove vi sono ristoranti che anni fa frequentavo. L’ora era ormai quella di cena, era sabato, ma di auto parcheggiate ne ho viste poche ed i locali non certamente affollati. Ne ho concluso che lo spirito di uscire a far “baracca” con amici in locali distanti dal centro di Bologna, sia in declino. Se “baracca” la si può fare in centro o lì vicino, perché sobbarcarsi un tragitto in auto ? E poi in detto centro o nei dintorni, trovi di tutto e in tutte le salse ed a prezzi abbordabili. Se poi non vuoi muoverti, il mangiare ed il bere te lo portano a casa o dove decidi tu. Rimuginando ciò che avevo visto e ciò che pensavo, siamo arrivati all’amato paesello di Pianaccio. Nella mia mente ho rivisto gli anni 50 del secolo scorso ed anche 60 nei quali le folle di Bologna e dintorni, grazie alla motorizzazione di massa, mitiche 600 e 500, salivano in lunghe carovane a Lizzano e paesi circonvicini per godere di una libertà mai avuta prima e di un buon piatto di tortellini o lasagne. Per il pranzo si facevano, di Domenica, due o tre turni. Oggi ho il sospetto o la quasi certezza, che ben pochi cittadini si facciano carico di un paio di ore d’auto per andare a mangiare i tortellini in Appennino. Credo che le ragioni di tale spostamento siano ben diverse e che le opportunità ed i desideri di venire nell’Alto Appennino Bolognese non siano state recepite da chi opera su detto territorio. Questa è una mia opinione, saranno i numeri e gli studi a certificare la realtà.

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