“Estendere il Parco del Corno alle Scale al Comune di Alto Reno Terme” – aggiornamento

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Foto di Enrico Pasini

 

“ESTENDERE IL PARCO DEL CORNO ALLE SCALE AL COMUNE DI ALTO RENO TERME

Ho presentato in Regione Emilia-Romagna, secondo quanto previsto dallo Statuto dell’Ente, una petizione popolare per chiedere di modificare la legge istitutiva del Parco regionale del Corno alle Scale, inserendo nell’area di protezione del Parco anche il comune di Alto Reno Terme. L’obiettivo è dare continuità al sistema delle aree protette dell’Alto Appennino e occasione di sviluppo turistico a un territorio dalle qualità naturali elevatissime, che necessita di nuovi impulsi per poter recuperare la propria attrattività.

Tale richiesta deriva dal fatto che il Comune di Alto Reno Terme è l’unico non facente parte delle aree protette regionali di tutto il crinale, dalla provincia di Parma a quella di Bologna, malgrado il valore naturalistico e di biodiversità dei boschi, dei corsi d’acqua e dei pascoli compresi nel suo territorio.

Questa parte della regione rappresenta un corridoio ecologico per moltissime specie vegetali e animali che sono massimamente garantite proprio dalla continuità degli istituti di protezione. Inoltre l’allargamento del parco anche nell’area oggetto della petizione sarebbe un ottimo volano per incrementare la fruizione turistica con un turismo soft e di qualità, che è uno degli strumenti per lo sviluppo delle aree montane del nostro Appennino, che risentono più di altre dello spopolamento e della perdita di attrattività economica.”

Igor Boni

 

Gentile Sig. Boni, io sono pienamente d’accordo con questa sua proposta, ma immagino che ci siano tanti e vari ostacoli da superare di natura burocratica e politica e di conseguenza la vedo difficile. E’ necessario l’appoggio degli Enti Locali, di Comitati e  Associazioni del luogo.  Chiaramente ne otterrebbero un vantaggio sia gli operatori turistici che coloro che per lavoro o per passione seguono la vita dei boschi di questo territorio.

I tanti frazionamenti di tutta la valle del Reno si sono rivelati, e lo si evidenzia costantemente e progressivamente, degli ostacoli che hanno frenato la vita dei cittadini condizionando non poco il mondo del lavoro. Anni fa scrissi che questo territorio avrebbe dovuto seguire l’esempio di altri in zone simili e cioè costituire un Comune unico diviso in “frazioni” o “quartieri”, ci sarebbero state meno spese e più vantaggi. In occasione del famoso incontro a Vergato quando, alla presenza di Simonetta Saliera quale rappresentante della Regione,  fu dato il via all’Unione dei Comuni, ai due sindaci con i quali avevo avuto di parlare del presente e del futuro (Nanni allora primo cittadino di Granaglione e Agostini di Lizzano) dissi che avrebbero dovuto creare la S. Marino dell’Appennino e cioè mettere una sbarra dalla rotonda di Silla e unire tutti i Comuni del circondario ( Porretta e Granaglione, allora ancora divise, Castel di Casio, Camugnano, Lizzano e Gaggio). La mia proposta poteva sembrare una battuta ma in realtà era seria e se fosse stata presa in considerazione dai vari amministratori locali…forse le cose sarebbero andate e tuttora andrebbero meglio per tutti. Prosegua col suo obiettivo e noi la seguiremo.

 

M.B.

 

Ritengo che le motivazioni del sig. Boni siano più che legittime, specialmente al fine di incrementare il turismo soft e valorizzare il patrimonio storico e naturalistico della zona. Ciò che sono le lodevoli aspirazioni fanno però a pugni con la realtà, su questi specifici argomenti, che vediamo nell’attuale Parco del Corno alle Scale. Se osserviamo una carta topografica vediamo un proliferare di vie dedicate al turismo soft in ogni dove con la totale esclusione del Comune di Lizzano in Belvedere su cui insiste detto parco. E’ noto che coloro che praticano escursionismo o trekking, a scelta linguistica, sono definiti in tale area geografica, “Quelli con la bottiglietta d’acqua ed il panino in tasca”. Si tratta, in parole povere, di un tipo di turismo poco considerato se non osteggiato. Se ci guardiamo attorno scopriamo che vi è : La Via degli Dei, la Via della Lana e della Seta, La Via Mater Dei, La Via Francesca, ed un po’ più in là la Via del Fantini, la Via Francigena ed altre ancora. Non è che nell’area in oggetto manchino le antiche vie da ripristinare, le principali transappenniniche sono ben 4 documentate da secoli se non millenni, si tratta di pulirle e pubblicizzarle. Si potrebbe, data la ricchezza di chiese ed oratori, pianificare una via Dei Luoghi di Culto. Vi sarebbero altre opzioni anche di carattere geologico ed ambientale. Perché non si è operato al fine di attivare questi percorsi ? Per la ragione che l’unica, o quasi, opzione turistica è fondata sullo sci e relativa impiantistica. Quindi, sig. Igor Boni, dal mio punto di vista sarei lietissimo che questo allargamento portasse a valorizzare anche ciò che ho accennato, stia però attento che il gorgo, anzi, il Maelstrom dello sci non finisca per fagocitare le nuove aree accorpate. Auguri comunque .

Ettore Scagliarini

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