Scende la neve su Bologna…

Articolo e foto di Enrico Pasini

La notte di Natale a Bologna è bagnata da una nebbia invadente, che poco profuma di notte sacra e troppo assomiglia a pioggia. Il sellino della bici parcheggiata in via Dello Scalo è fradicio, un panno per asciugarlo e la gamba comincia a pedalare verso il centro.

Il Paladozza, la cattedrale del basket italiano, è avvolto in un buio e in un silenzio per lui innaturale, che in questa notte di pace rimbomba senza ritmo, mantenendo al contempo sempre lo spirito del guerriero mai domo.

Mancano poco meno di due ore allo scoccare del Natale, via San Felice appare abbandonata, strada vuota e portici che soffrono di solitudine, mentre le pentole ribollono ancora del brodo fumante dei tortellini e i calici son più volte in aria, che rilassati sulle tovaglie.

Il cappuccio della giacca protegge i capelli, mantenendoli asciutti, ma non può niente per gli occhiali, che un dito trasformato in tergicristallo, ogni cinquanta metri, pulisce rendendo di nuovo visibile il lastricato sotto le ruote.

Il Nettuno è lucido come fosse uscito da poco dagli abissi e sullo sfondo Palazzo del Podestà sembra illuminato da dalle candele come, probabilmente, lo era qualche secolo prima.

L’ultima montagna di neve caduta la settimana prima è adagiata affianco al crescentone, guardata a vista dalla basilica di San Petronio, che il buio esalta nella sua maestosità.

Le suole delle scarpe scivolano veloci in una via d’Azeglio finalmente libera dalla massa fotografante Caro Amico ti scrivo. Tra i pochi che la vivono in questa notte, dei ragazzi la canticchiano mentre a braccetto si dirigono verso la Piazza. Mentre la via è quasi finita ci si rende conto che è quasi automatico farlo, anche solo fischiettarla e nel mentre essere attraversati da un brivido che ti fa uscire dalla bocca un Ciao Lucio commosso e pieno di gratitudine.

I Palazzi storici di Bologna svettano in questa notte di mangiare e anche preghiera, Galleria Cavour è controllata a vista dalla guardia e sedersi in un parco, ascoltando il rumore della Città, ti porta a Betlemme e ti fa sentire come l’asinello e il bue, duemila e diciotto anni prima, che ascoltavano il rumore del deserto, poco prima di sentire i vagiti del bambin Gesù.

Alcune persone parlano all’ingresso di San Domenico, dalla piazza stupenda e dal silenzio pronto ad essere rotto dai canti di Natale.

Marco Minghetti guarda via Farini mentre parla alla cittadinanza, gesticolando con il capello in mano. Eppure fermato in scultura da l’impressione di chiedere soldi come in elemosina, lui grande politico della Destra di fine 800, (come son cambiate le preferenze dei Bolognesi…). Minghetti fu il primo a portare il pareggio in bilancio nello Stato, (moderno ai suoi tempi, ma bisogna ringraziarlo?), la sua statua è al centro della piazza che porta il suo nome, e si erge affianco al palazzo della Cassa di Risparmio in Bologna, che in una notte umida è fredda conferisce a Bologna le sembianze di una spettrale Gotham City.

L’eleganza dei portici di Via Farini ristabilisce quel calore che solo la dotta e grassa Bologna riesce a far sentire anche all’inizio dell’inverno.

Le Sette Chiese di Santo Stefano sono pronte a celebrare la nascita di Gesù, i primi fedeli si siedono sulle panche fredde, ma nonostante l’aria sacra che si respira riuscire a dire anche solo una preghiera, tra il vociare di chiacchere non dovute, e lo squillare di cellulari poco silenziosi, risulta quasi impossibile. Ma Santo Stefano fa parte di quella magia che aleggia su Bologna e basta guardare l’immenso crocefisso per estraniarsi da un mondo che non sa più ascoltare e per un attimo trovarsi soli, con il proprio spirito e la propria anima.

La Piazza riluce nei ciottoli bagnati, lasciarla è quasi malinconico, ma è calore puro trovarsi poi ai piedi di Palazzo della Mercanzia ammirandone tutta la sua signoria a fianco di un dehors deserto, ma ancora caldo.

Uno sguardo veloce verso Piazza Maggiore attraversando la strada, poi lo sguardo vira a destra ed eccola, magnifica, illuminata in modo perenne, bella durante tutto l’anno, un filo triste senza luminarie natalizie in questa notte di speranza, la torre degli Asinelli svetta è buca la poca nebbia rimasta sorreggendo la piccola sorella da sempre al suo fianco, la bella Garisenda.

Ammirarle da sotto, con SanPetronio a farne da guardiano, e da lontano appoggiati al muro della Feltrinelli, guardarle negli occhi e pensare che la leggenda narra che siano state erette per amore.

E per amore Bologna le conserva, belle come sono sempre state, simbolo della città che le ama alla follia.

L’albero in Piazza Nettuno sembra più luminoso. È passata la mezzanotte ed è Natale. La nebbia si è diradata e la luna seppur offuscata brilla sopra la Basilica di San Petronio, specchiandosi narcisa nelle pozzanghere, illuminando la storia e la bellezza felsinea.

Immortale è la magia di Bologna, che nella notte di Natale rende la sua grazia ancor più solenne.

Bologna non hai eguali.

 

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