LE NOSTRE RECENSIONI: “Cattive acque” di Todd Haynes

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Dark Waters

 

Reduce dalla visione di questo legal thriller, dalle pesanti sfumature drammatiche, non posso far altro che rimanere esterrefatto di fronte alla comprovata meschinità e il putrido cinismo della natura umana, intenta a rincorrere il dio denaro e utilizzare qualsiasi mezzo pur di raggiungere il benessere economico, calpestando le vite del proprio prossimo, senza un filo di rimorso.

CATTIVE ACQUE (anche se preferisco di gran lunga il titolo originale DARK WATERS) è diretto con mestiere da quel Todd Haynes che già mi fece venire i brividi per Velvet Goldmine (1998) e Io non sono qui (2007) e che, con questa pellicola, dimostra una grande sensibilità artistica, oltre che una invidiabile professionalità e attenzione per un tema purtroppo ancora attualissimo e sconcertante.

Robert Billot, avvocato aziendalista specializzato nella difesa di industrie chimiche, viene urgentemente contattato da un contadino della sua città natale, Parkersburg, che gli mostra le prove di come la DuPont, colosso chimico mondiale, stia avvelenando da anni la popolazione locale (e non solo) scaricando nelle acque rifiuti tossici colpevoli di provocare malformazioni e tumori di grave entità, non soltanto nel bestiame ma anche nell’essere umano.

Inizialmente scettico, Robert scoprirà di trovarsi di fronte ad un inquinamento idrico di immani proporzioni e come i danni siano già estremamente fuori controllo e sempre tenuti nascosti dalla multinazionale responsabile.

Con enormi difficoltà, ma con il sostegno del suo capo, della moglie e degli abitanti di Parkersburg, Billot riuscirà a dimostrare i danni fisici del Teflon creato dalla DuPont, tentando il tutto per tutto di dare la giusta punizione ai vertici dell’azienda.

Una storia tristemente vera che appassiona, sconvolge e commuove.

Di tutto questo parla CATTIVE ACQUE.

Una storia che non si regge soltanto sulla bravura dei protagonisti, ma anche e soprattutto sulla parte documentaristica e di ricerca perfettamente ricostruita, senza mai essere noiosa per lo spettatore, che invece si sente vittima di un sistema che infonde false garanzie di protezione e tutela, quando la realtà è ben diversa.

Nel ruolo del protagonista, Mark Ruffalo è intenso e umano (anche somigliante al vero Billot) e la sua battaglia per la giustizia coinvolge sin dalle prime battute.

Pazzesco se si pensa che la crociata dell’avvocato è ancora in corso, dopo più di vent’anni di sentenze a favore e contrarie, richieste di risarcimenti danni per le famiglie ed un monitoraggio clinico costante e permanente mai veramente messo a punto.

Ann Hathaway

Nel ruolo della moglie, prima spaventata e poi sostenitrice morale del coniuge, Anne Hathaway appare forse più sottotono, ma ci regala anch’ella un paio di momenti davvero memorabili, come si può dire di un ripescato e un po’ invecchiato (ma sempre carismatico) Tim Robbins nei panni di Tom Terp, principale di Billot, che si lascerà giustamente coinvolgere dalla passione e dal senso di giustizia del proprio collaboratore, sostenendolo a rischio della reputazione personale negli ambienti che contano, dove però la bugia e l’omertà dominano pressoché incontrastate.

Dopo A Civil Action ed Erin Brockovich, CATTIVE ACQUE è il nuovo esempio di come il cinema possa e debba essere al servizio di storie vere e potenti, purtroppo e spesso ignorate da chi non ha mai vissuto sulla propria pelle o su quella dei famigliari, la drammaticità e le conseguenze di un tema come l’irresponsabile inquinamento del pianeta da parte della mano dell’uomo, con I risultati che stiamo vedendo anche oggi e che stanno portando questo mondo alla completa distruzione.

Assolutamente superba la fotografia di Edward Lachman, che assume costantemente toni azzurrognoli, verdastri e giallini per tutta la durata del film, aumentando quel già pesante senso di disagio e malattia che pesa sulle spalle del pubblico e lascia ancora più indelebile l’importante messaggio di verità che la storia propone.

 

Tim Robbins

Tra insidie, contrasti interiori del protagonista e tra gli stessi querelanti, acuti momenti di tensione e un filo di speranza, CATTIVE ACQUE ha un ritmo invidiabile e sempre alto, alternato saggiamente da quelle pause che ci servono per avere solidarietà con Billot e conoscere il suo aspetto più umano, così da empatizzare anche con le vittime di questa vergognosa pagina della moderna storia americana.

Ottima anche la colonna sonora di Marcello Zarvos (Hollywoodland e The Bay, per citare un paio di titoli top) che accompagna la difficile strada per raggiungere la verità e buone anche le canzoni di contorno, che culminano con la splendida I wont back down, del leggendario Johnny Cash.

Delusione in Italia per la distribuzione ed i consensi di questo titolo, che ha incassato poco più di 250 mila euro nel weekend di debutto e che ora soffre (come tutti i film in uscita e attualmente nelle sale deserte) dell’effetto Corona Virus.

CATTIVE ACQUE rimane comunque un film veramente ben realizzato, che merita una visione attenta e coinvolgente, da parte di tutte quelle persone che non vogliono girare lo sguardo dall’altra parte e che, abbandonando i facili complottismi, sono in grado di capire come il benessere non sia sempre sinonimo di salute per la razza umana e che, spesso e volentieri, il prezzo sia davvero troppo alto da pagare, non soltanto per noi, ma anche per la sempre martoriata e bistrattata Madre Natura.

Proverete rabbia, proverete compassione e non dimenticherete ciò che vedrete.

È proprio questa la cosa più importante.

 

Foto da internet

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