La Cultura (NON) si ferma in Appennino – Fabrizio Carollo

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È opportuno che faccia una necessaria introduzione, prima della lettura di questo articolo. Come forse saprà chi mi conosce abbastanza bene, sono una persona fortemente riservata e soprattutto non amo particolarmente farmi quella che considero una pubblicità troppo facile e quasi spocchiosa, esaltando un ego che non reputo di avere, in questo senso.

Non mi sono mai reputato uno scrittore, perché credo che questo termine debba essere associato a chi veramente di scrittura vive e chi, con umiltà e tantissimo sacrificio, ha vinto una difficilissima battaglia, riuscendo a fare della propria arte il proprio lavoro primario e meritandosi, fra l’altro, tutto il mio rispetto.

Dopo la chiusura della rassegna “La Cultura (NON) si ferma in Appennino” ho deciso di bypassare l’articolo che mi riguardava, ma alla fine, dopo le tante insistenze dell’editore di questo giornale, che si è sempre mostrato interessato a questo evento culturale in tempo non facile di Covid, ho dovuto cedere alle sue gentili insistenze, pertanto, ecco qui l’intervista che mi ha lui stesso inviato qualche giorno fa. Domande non semplici, ma stimolanti, alle quali cercherò di rispondere sì come appassionato della scrittura, ma anche come direttore artistico di questo evento in Appennino.

Colgo l’occasione per rinnovare i miei ringraziamenti anche ai comuni di Monzuno e Loiano ed alla disponibilità di tutti gli autori che hanno partecipato.

 

Fabrizio Carollo.

 

Intervista a cura di Mario Becca

 

Sorprende sempre trovare tra gli autori letterari una persona che ha fatto studi prevalentemente  scientifici com’è il tuo caso (perito chimico), anche se non sei l’unico caso; ce ne sono anche famosi. In effetti è sempre questione di “indagine”,  anche se fatta con metodi  fuori dagli schemi.

Quindi, se un  giornalista intervista uno scrittore si può dire che è un ladro che va in casa di un altro ladro, ma usando armi diverse.

Quello che mi ha colpito nelle tue opere è sta la scelta dell’horror, veramente strana in una persona che in questi anni  ho conosciuto bene e mi ha colpito per sensibilità, accuratezza e direi quasi dolcezza nel trattare le cose e le persone. Da cosa è nata questa passione?

 Sicuramente dalla voglia di conoscere me stesso, in primis. Dal desiderio di esplorare gli aspetti più nascosti che troppo spesso celavo dentro di me e non mi permettevano quasi mai di essere a mio agio con me e con gli altri, finendo per isolarmi, specialmente nell’adolescenza. La scrittura mi ha aiutato a togliere questi freni e capire tante cose del mio carattere. Da appassionato del genere horror, non potevo che iniziare a scrivere su questo genere, anche perché lo considero quello più libero di tutti gli altri, sotto moltissimi aspetti. Con l’horror si può parlare senza censura di politica, società, religione e, perché no, anche esorcizzare le proprie paure.

Dai tuoi testi si evidenzia un costante ottimismo, un voler cercare il lato bello delle cose e buono delle persone.  Purtroppo temo che questo aspetto del tuo carattere sia destinato a delusioni. Ne hai già avute e che scorie ti hanno lasciato?

Eh… questo è un tasto piuttosto dolente, purtroppo. Delusioni ne ho avute tantissime e altrettante saranno dietro l’angolo che attendono di aggredirmi. Però, e questo lo considero un grande trionfo personale, non mi sono mai perso d’animo ed ho continuato a credere che ci fosse sempre del bello in chiunque incontriamo e che questo pianeta non sia poi così brutto come sembra. È vero: ci sono stati molti momenti in cui tutto sembrava infido e meschino e nei quali la tristezza prendeva il sopravvento, però… proprio in quegli stessi momenti, accadeva sempre quel qualcosa… una piccola scintilla di umanità che mi faceva rialzare e tornare a credere, alimentando anche la voglia di scrivere e di mettere il positivo anche nelle mie storie.

 

Alterni l’horror alla realtà che ci circonda come è stato il libro sulla strage di Bologna “Segmenti” a cosa è dovuto ? Fatti che interrompono la tua vita o scadenze che ti appaiono nel calendario ?

“Segmenti” è stato forse il mio libro più coraggioso e il più personale. Ho faticato moltissimo a scriverlo, perché fino a quel momento mi ero confrontato solamente con la fantasia e con mostri e incubi immaginari che non fanno certo paura come la realtà. “Segmenti” mi h costretto a descrivere, sia pure intimamente e personalmente, una tragica vicenda della nostra storia, che fortunatamente non ha toccato me o i miei cari, ma che mi ha sempre colpito e commosso, dalle testimonianze dei sopravvissuti e dai documentari televisivi. In questo senso, credo che la nostra vita sia veramente appesa a un filo sottile e che uno dei più grandi doveri di uno scrittore o chi vorrebbe esserlo, sia quello di portare avanti l’eredità del dolore e delle vittime, anche attraverso le proprie sensazioni, poiché è soltanto così, a mio modesto parere, che potremo portare avanti nel tempo la memoria e non perdere mai il rispetto e le nostre radici.

Il tuo stile è molto preciso nella scelta lessicale …pignoleria tipica del chimico…o no? Come andavi a scuola in italiano ?

 Si tratta proprio di pignoleria personale, ah ah! Scherzi a parte, raccontare una storia, di qualsiasi vicenda si stia parlando, penso sia qualcosa che debba essere condito da rispetto verso il lettore, prima di tutto. Per questo, sono pignolo in ogni mio racconto o romanzo. Ci tengo veramente a controllare che tutto sia perfetto. Poi, qualcosa può sempre sfuggire, certo… ma almeno, credo si evinca, nell’opera finale, il rispetto verso chi sceglie di leggermi e dedicarmi del tempo, pur non conoscendomi e non sapendo nulla di me. In italiano, mi vanto ancora di essere stato l’unico della mia classe a non aver mai fatto la malacopia di un tema e di aver sempre preso voti altissimi, ma credo si tratti di un dono.

 

Con al tua rubrica hai cercato e lo fai anche nella tua attività “normale” di scrittore, di intrattenitore  in tv e a teatro o negli incontri con le persone,  di “fare” cultura,  di “diffondere” cultura,  ma  che risposte hai in un mondo in cui la CULTURA ha poco posto e la Scuola la trascura, basta vedere come sono peggiorati i programmi …  Forse, hai risposte migliori nei piccoli centri che nelle città come Bologna o  Modena, per esempio?  

Non mi pronuncio su Modena, perché è una zona che non ho mai toccato, sinceramente. Bologna, per quello che riguarda la mia esperienza, ha una scelta incredibilmente vasta, se si pensa a proposte culturali. Per uno scrittore emergente, questo è paradossale, perché anziché essere avvantaggiato, lo smarrisce negli eventi più importanti e con ospiti decisamente più conosciuti. L’Appennino, al contrario, è estremamente attento a valorizzare i propri artisti, di qualsiasi settore si tratti ed è fautore di tantissimi eventi che diano visibilità anche agli esordienti. Inoltre, il pubblico della montagna e dei piccoli centri, ha una fame incredibile di cultura. Una cultura che si fa con incontri molto “normali”, senza troppi fronzoli, ma dove l’accoglienza è qualcosa di unico. Tra domande, curiosità e aneddoti che mi vengono anche raccontati dalle persone che intervengono alle mie presentazioni, l’ispirazione per altre storie cresce e il proprio pubblico è sicuramente meno freddo di quello che si può incontrare in una grande città.

 

Le ultime ricerche dicono che sia calato sensibilmente il numero dei lettori di libri e anche quello dei giornali, mentre è aumentato, e non poco, quello di chi guarda tv e in questi ultimi tempi si dedica a computer e smartphone. Le cause possono essere diverse, dalla questione età a quella del tempo libero …alla ricerca di qualcosa di più veloce. Ricordo quando Luciano De Crescenzo presentò ai Giardini Margherita i dischi con la lettura di brani famosi, poi sono arrivati gli  e book nei tablet, ecc… direi che siano serviti a poco. Tu che impressione hai avuto dagli ultimi incontri ?

Credo non ci possa fare di tutta l’erba un fascio. È vero che tablet e piattaforme social e multimediali hanno dato una grossa botta alla lettura di libri veri e propri. Il fruitore di smartphone e computer è sicuramente più frenetico e, spesse volte, meno attento di quello di un tempo, ma è altrettanto vero che il web ha permesso di allargare il proprio bacino d’utenza e di pubblicizzare in maniera adeguata anche chi non avrebbe i mezzi e le risorse per farlo. Io penso che esisteranno in qualsiasi epoca lettori attenti e lettori pigri, indipendentemente dall’avanzare della tecnologia e del progresso della stessa.

 

Foto di Fabrizio Carollo

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