“LIBeRI” – Settimo appuntamento: Il Calcio fra Storia, Memoria e Speranza

Matteo Marani e il Card. Matteo Maria Zuppi raccontano Arpad Weisz, il Mister dello "squadrone che tremare il mondo fa". Dagli scudetti del 1936/37 al campo di Auschwitz

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Settima serata della rassegna “LIBeRI” al Parco Villaggio della Speranza di Villa Pallavicini:
sul palco S.E. il Cardinale Matteo Zuppi e Matteo Marani, giornalista sportivo e presidente del Museo del Calcio di Coverciano racconteranno la storia di Arpad Weisz, l’allenatore del Bologna vincitore di scudetti e trofei internazionali che fu vittima dell’Olocausto.

(Bologna, 12 luglio 2021) Settimo appuntamento per “LIBeRI”, la rassegna estiva con i protagonisti della cultura, dello sport e dell’arte con a tema la speranza nell’ambito delle iniziative di Bologna Estate. Mercoledì 14 luglio alle 21.15, sul palco di Villa Pallavicini saliranno l’Arcivescovo di Bologna, Card. Matteo Zuppi e Matteo Marani, giornalista sportivo e attuale presidente del prestigioso Museo del Calcio di Coverciano. Al centro del loro dialogo la storia di Arpad Weisz, allenatore ungherese di religione ebraica che diede vita al mito dello “Squadrone che tremare il mondo fa” e che morì per mano dell’orrore nazista nel campo di concentramento di Auschwitz.

Due scudetti, quelli del 1936 e del 1937, il Trofeo dell’Expo di Parigi del ‘37 battendo il Chelsea in finale: Arpad Weisz è l’uomo che ha dato origine al mito dello “Squadrone che tremare il mondo fa”, eppure era una figura quasi sconosciuta prima della pubblicazione del libro di Marani: non lo conosceva bene nemmeno Enzo Biagi, bolognese e tifoso del Bologna. “Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito”, ha scritto il grande giornalista in “Novant’anni di emozioni”. Weisz fini ad Auschwitz e lì morì nel 1944, ucciso dalle stesse camere a gas dove aveva trovato la morte anche tutta la sua famiglia, due anni prima: “Di Weisz – commenta Marani -, a sessant’anni dalla morte, si era perduta ogni traccia. Eppure aveva vinto più di tutti nella sua epoca, un’epoca gloriosa del pallone, aveva conquistato scudetti e coppe. Ben più di tecnici tanto acclamati oggi. Sarebbe immaginabile che qualcuno di loro scomparisse di colpo? A lui è successo”.

Sarà quindi un viaggio fra emozioni e memoria, fra storia del pallone e storia dell’umanità, per riscoprire un uomo che ha segnato la storia del Bologna e di Bologna. L’appuntamento, come sempre, è a Villa Pallavicini, nella fresca e suggestiva cornice del Parco Villaggio della Speranza.

 

 

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