“Arrivare alla meta cancella tutti i dolori”

di Enrico Pasini

Di Casalecchio da sempre, una gioventù passata a correre in bicicletta, tutte le categorie giovanili corse da protagonista, fino agli juniores. Poi l’amore, le donne e gli ormoni che si muovono nella direzione opposta alla bicicletta. I sacrifici che questo fantastico sport impone aumentano e la scelta di mollare tutto e dedicarsi alla vita vera.

Alessandro ora ha 40 anni, una passione ancora smisurata per la bicicletta e per i motori, ma si dice meno per le donne dopo essere arrivato agli anta.

È stato 15 anni senza bici poi da Paolo Malini, dove passava spesso il tuo tempo in gioventù ad imparare come si smonta e rimonta una bicicletta, l’acquisto di una Mtb. Usata praticamente niente.

Le uscite con il gruppo Malini di San Biagio, il ritorno della voglia di competere e negli anni scorsi la partecipazione a diverse Granfondo del panorama italiano ed estero. Poi un 2018 pieno di impegni, meno Granfondo, meno bici, ma la voglia di intraprendere quel viaggio su due ruote senza motore che aveva sognato da sempre.

Ed ecco la scelta di partire da casa, all’ombra del Meloncello e di San Luca e di pedalare da lì fino alla terra natia di sua madre, la Sicilia, attraversando il BelPaese in lungo, senza programmi precisi e prenotando dove dormire solo tramite internet quando era a due ore dalla fine delle energie.

Alessandro Galluzzo

Ha raccontato il suo viaggio sulla sua pagina Facebook in un diario giornaliero pieno di emozioni e anche sofferenze, poi raccolto tutto nel blog della sua nuova squadra, il BikeStudio di Bologna,(https://bikestudioteam.blogspot.com).

In un giro normale del sabato mattina l’ho incontrato e salendo verso Campolo da Riola tra uno scatto e uno sbuffo gli ho posto qualche domanda.

 Alessandro dopo aver fatto la pedalata direi che il viaggio in Sicilia ti ha fatto venire una gran gamba, o forse sopra la bici senza borse ti sembra di pedalare nel nulla?

Sicuramente senza borse si pedala molto meglio, nella prima tappa non andavo avanti e in cima alla Futa alla rotonda mi stava anche venendo il pensiero di girarla tutta e tornare indietro. Non so se fossero le borse o ero in giornata no, ma non andavo veramente avanti e vedere la velocità che facevo abituato a quella che facciamo noi di solito, non mi ha aiutato. Poi ho scacciato il pensiero e sono andato avanti. Nei giorni successivi più pedalavo più stavo bene.

Quanto pesavano le borse e cosa avevi dentro?

Il pesa valigie mi diceva 23 kg ma erano sicuramente di più e a sensazione me ne sembravano 45. Avevo dentro quattro cambi  in borghese per la sera e quattro cambi per la bici che però non ho mai usato. Appena arrivavo in stanza, la prima cosa che facevo era lavare quello che avevo addosso. La strizzavo bene e la stendevo. Alla mattina era già tutto asciutto.

Come ti è partita la decisione di fare questo “giretto” in bici?

Era da tempo che lo sognavo. Il desiderio era di trasformare il percorso in viaggio stesso.

Ogni giorno nei mesi prima della partenza mi mettevo un’oretta a lavorare alla bici e a pianificare il percorso che ho seguito poi al 90%.

Ho usato Google Maps per scegliere le strade impostato su auto senza pagamenti di pedaggi, e mi ha portato su strade spesso deserte o poco frequentate, su sterrati sconosciuti ai più, tanto pendenti quanto bellissimi.

Con la tecnologia è quasi fin troppo semplice.

La tabella di marcia in quanto a tempi sei riuscita a rispettarla?

Assolutamente no. Mi ero dato tre, quattro giorni di margine per poter rimanere a Palermo e girare un  po’ la città, prima di prendere il traghetto Palermo-Napoli e il treno da Napoli per rientrare a Bologna, ma alla fine i giorni sono diventati solo due. Come ho scritto sul diario, la condizione non era al top e anche pedalare con le borse è tutta un’altra cosa di come stiamo facendo adesso.

Ma come mai la scelta di farla in solitario?

Più che scelta sono stato obbligato. Ne avevo parlato con diverse persone, molti senza esperienze mi avevano consigliato di lasciare stare, e chi pedala come te invece non poteva. Un peccato perché in due massimo tre poteva essere un’esperienza ancora più bella.

E quando ti fermavi ai supermercati come facevi, la legavi? Non avevi paura te la portassero via?

L’ho legata solo una volta, la prima poi non l’ho più legata, sfatiamo un mito italiano, siamo gente onesta noi, soprattutto al sud.

Belle parole, ma chi vuoi te la portasse via una bici da 50 kg con le borse?

(la tacita risposta è una risata)

Quindi il tratto più duro è stato quella sulla Futa, il momento migliore invece?

Sicuramente è stato il più inaspettato e deprimente, come paesaggi invece il più brutto e sporco è stato quello nei dintorni di Roma, tra immondizia e chilometri e chilometri di prostitute di colore che ti salutavano e speravano mi fermassi.

Il più bello sicuramente la Calabria, all’interno e sulla costa, pianura zero ma sono rimasto veramente impressionato dalla bellezza di quella terra.

La rifaresti un’esperienza simile?

Assolutamente si, e la consiglio anche. È un’esperienza che ti riempie di emozioni positive e negative. Ho sofferto parecchio il caldo e pensavo di riuscire ad andare più forte ma ho conosciuto diverse belle persone, una su tutte la prima sera al primo b&b.

Un sacco di amici mi hanno incitato tramite social, messaggi e telefono. Alcuni hanno cercato di farmi desistere, in qualche caso per il mio bene, in altri per manifesta invidia (di quella brutta, non di quella positiva).

Ho passato momenti in cui sarei tornato indietro ed altri in cui non toccavo terra dall’energia che sprigionavo.

Ho passato notti insonni per l’eccessiva stanchezza o pensieri vari, e ho passato crisi fisiche dolorose: una su tutte le 2 ore passate fermo alla fermata dell’autobus perché non riuscivo letteralmente più ad andare avanti per il caldo. Oppure il male per il culo da babbuino, o le bruciature da sole.

Ma alla fine la soddisfazione di riuscire ad arrivare alla meta cancella tutti i dolori e rimangono solo le parti belle.

Che esperienza fantastica metti voglia di partire. Alla fine quanti chilometri hai fatto e il dislivello complessivo?  

Ho fatto 1396 chilometri totali e 13196 metri di dislivello, per una media di 155 chilometri al giorno ad una media dei 23 orari e circa 1400 metri di dislivello pedalando 6 ore e 40 tutti i giorni.

Poi Alessandro Galluzzo da Casalecchio mette giù un rapporto smette di parlare e scatta via.

Lo guardo e non rispondo sperando che allo Zanchetto mi aspetti e non si diriga di nuovo verso Palermo.

 

 

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2 Commenti

  1. Conosco Alessandro dall’eta di 10 anno é sempre stato un osso durissimo ma sempre molto leale e cortese. Sentire il suo racconto mi ha davvero emozionato. Bravo Gallo…i compagni lo chiamavano così.

  2. L’ho conosciuto quando aveva 13 anni, in testa aveva solo la bici. Conosciuto alla societa Italia Nuova di Bologna, io ero il suo D.S, quell’anno da esordiente ha conquistato il campionato regionale, a Maranello, piu altre 8 gare. Non gli dovevo dier che fare, lui sapeva gia che doveva vincere perche era il piu forte sia in volata che sul passo che in salita. Un ricordo indelebile. E’ sempre stato un ragazzo eccezzionale, pieno di rispetto ma deciso nelle sue idee. Dai Gallo…….fatti vivo…..Ho una gran voglia di darti una pagaccia in volata…:)….Ciao

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