RICORDI ROSSOBLU’: Mauro Pasqualini

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1968

 

MAURO PASQUALINI: LA SUA VITA  E LA SUA MAGLIA

Al termine della stagione sportiva 1970-71, conclusasi con il Bologna al quinto posto della classifica, il presidente Filippo Montanari in accordo con l’allenatore Edmondo Fabbri organizzò una trasferta in Nord-America composta da cinque partite amichevoli.

La rosa bolognese in terra americana era così composta: Adani, Roversi, Prini, Cresci, Janich, Fedele, Perani, Rizzo, Savoldi, Testa, Battisodo, Righi, Scala, Pasqualini. Inoltre erano stati aggregati a questi quattordici atleti anche alcuni prestiti, ed esattamente: Fogli (Catania), Enzo (Cesena), Caporale (Udinese), Ferrari (Seregno).

Le prime due gare videro il Bologna affrontare ambedue le volte gli inglesi del West Ham ottenendo in ambo i casi la vittoria: a Toronto per 1-0 rete di Enzo, e a New York per 2-1 con reti di Savoldi ed Enzo.

Le rimanenti tre avrebbero visto i rossoblu affrontare i brasiliani del Santos, mitica formazione brasiliana, nelle cui file militava O Rey, al secolo Edson Arantes do Nascimento e meglio noto come Pelé. A Toronto il Santos, grazie alle reti di Jader Peireira e Pelè si impone ai bolognesi per 2- 1, con rete della bandiera di Beppe Savoldi. Due giorni dopo, a Jersey City, il Bologna riesce a fermare i brasiliani sul pareggio per 1-1, passato in vantaggio grazie ad una rete di Savoldi, veniva rimontato a sei minuti dal termine da una rete di Haver.

L’ultima gara della tournée andava in scena il 1 luglio a Montreal ed anche in questa gara era uno scatenato Pelè a deciderne il risultato. Il Santos si aggiudicava l’incontro per 1-0 ma a fine gara vedeva la luce una bellissima storia. Mauro Pasqualini, giovane ala ventitreenne di Crevalcore, entrata al 55’ in sostituzione di Fabio Enzo, giocatore in prestito dal Cesena, veniva avvicinato da O Rey che gli donò la sua maglietta, come segno di ammirazione per il suo stile “brasiliano”.

Mauro aveva grandi doti, un grande scatto, dribbling, serpentine a cui univa ottime doti tecniche. All’epoca un giocatore di questo tipo veniva etichettato come “funanbolo brasiliero”

Ricordando che a turno tutti i giocatori rossoblu, al termine delle tre gare giocate contro il Santos, avevano domandato a Pelè la maglia e avevano sempre dovuto subire il suo diniego il giovane Mauro, ne fu talmente inorgoglito che, narra la leggenda, fece la doccia post-partita con la maglia fra le mani per paura che i compagni gliela portassero via, anche solo per scherzo.

La figurina di Pasqualini nella collezione Panini

 

Che dire, sembrava che l’olimpo del calcio avesse aperto le sue porte al giovane Mauro. L’inizio della stagione 1971-72 vedeva l’ala di Crevalcore nella rosa della prima squadra, ben visto dall’allenatore Edmondo Fabbri che lo utilizzò in molte amichevoli pre-campionato.

Ma la sfortuna lo attendeva al varco. Giovedì 14 ottobre 1971 nella Repubblica di San Marino, in una gara amichevole, che vedeva di fronte una mista del Bologna opposta alla formazione sanmarinese della Serenissima si procurava un grave infortunio ai tendini del ginocchio destro.

​A quindici minuti dal termine della gara, sul Titano, si scatenò un grosso temporale che rese scivoloso il campo da gioco. A soli due minuti dal novantesimo, sul punteggio di   parità   2-2,   Mauro   si   presentò   davanti   alla   porta   della   Serenissima   con   una grandissima possibilità di realizzare la rete della vittoria. Ma veniva chiuso in sandwich da due difensori che, in maniera del tutto involontaria, uno lo bloccava alla gamba mentre   l’altro   lo   spingeva,   facendolo   cadere   malamente   a   terra.   Trasportato prontamente   in   barella   negli   spogliatoi   le   sue   condizioni   apparvero   subito preoccupanti.

Ventiquattro ore dopo, il professor Bartolini a Villa Erbosa, dopo un attento esame dell’arto  emetteva  il  suo  verdetto:       “lacerazione  totale  del  legamento  collaterale mediale del ginocchio destro” . Il giorno seguente, il 16 ottobre, Mauro veniva operato.

Dopo una lunga rieducazione riusciva a rientrare sul campo da gioco in occasione delle ultime due amichevoli stagionali disputate dal Bologna. Esattamente a Padova l’11 maggio e a Mosca il 16 giugno.

Saranno queste le ultime due gare giocate con la maglia rossoblu. Al termine della stagione veniva ceduto al Cesena dove contribuì alla storica promozione della squadra romagnola nella massima serie. La società romagnola anziché confermarlo, lo dirottò in  serie  C al Monza  dove, ironia della sorte, subirà  un altro serio infortunio al ginocchio, la cui gravità si rivelò tale da rendere necessario il ricorso al chirurgo francese Trillat, diventato famoso per aver ricostruito i legamenti a molti calciatori, tra cui il bolognese Liguori.

Dopo un lungo periodo di rieducazione Mauro riprendeva ad allenarsi ma l’illusione di poter tornare a giocare durava solo sette giorni. Causa un continuo stato di malessere caratterizzato da spossatezza e tosse, veniva sottoposto ad accertamenti al termine dei quali gli veniva diagnosticato un enfisema polmonare. Altri sei mesi lontano dai campi di gioco per poi rientrare nel finale di campionato. La stagione seguente durante una partita di allenamento, un forte dolore, allo stesso ginocchio già operato due   volte,   lo   blocca   nuovamente,   costringendolo   stavolta   a   concludere   e definitivamente anzitempo la propria carriera.

Ritiratosi dal calcio giocato, prese residenza a Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo, dove la maglia bianca di Pelè, che aveva accompagnato per tanti anni la vita di Pasqualini, ritornò alla luce. A seguito di una causa benefica, a favore di una bambina del paese, fu messa all’asta e subito aggiudica. Ma questa maglia non voleva rimanere distante dal suo possessore e dopo alcuni anni Pasqualini ritornò in possesso della cara e preziosa maglia.

Ma a quanto pare, la bianca sindone colma di sudore e gloria di O Rey Pelè, aveva il potere di “fare del bene”.

2012, il terremoto colpisce l’Emilia, tra le cittadine colpite vi è anche Crevalcore, paese natale di Mauro. Subito e senza ripensamenti ecco la maglia uscire dal cassetto e donata al Comune per un asta benefica. Il sindaco Claudio Broglia mentre la riceveva disse queste parole: “Regalare il superfluo è facile. Mauro ci ha donato ciò che aveva di più caro” 

L’asta si concluse con la UISP vincitrice, con la somma di 9.000 euro.

Successivamente la stessa UISP decise di restituire il vecchio cimelio a Mauro e, come spiegò Umberto Molinari, dirigente dell’associazione, la maglia doveva tornare al legittimo proprietario pronunciando questa frase: “Ci rendiamo conto dell’importanza simbolica che quel numero 10 può generare ai suoi sostenitori, tanto più se donata al termine di una partita di calcio dove l’avversario-idolo dimostra di apprezzare le proprie doti” .

I fondi raccolti servirono alla ricostruzione della palestra di Crevalcore.

La celebre maglia bianca continua a seguire Mauro, passo per passo, Campione della vita.

 

Lamberto Bertozzi

 

ph della collezione “Luca e Lamberto Bertozzi”

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