CALCIO  – Il Bologna in ‘fuga’ verso la sconfitta

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Hakimi  –  foto zerocinquantuno

Una vigilia kafkiana e lo schieramento contemporaneo di tre baby nel momento topico del match non depongono a favore dell’allenatore

Dopo la vittoria interna di misura contro il Crotone, il Bologna di Sinisa Mihajlovic esce sconfitto dal ‘Meazza’ di Milano, nella ‘classica’ giocata contro la Beneamata guidata dall’ex CT azzurro Antonio Conte.

Nella Scala del calcio italiano i rossoblù si erano recati quantomeno per giocarsela a viso aperto, basti pensare all’ultimo match giocato da quelle parti lo scorso luglio e vinto dai felsinei a pieno titolo, grazie agli arrembanti gambiani Juwara e Barrow. Certamente l’Inter di oggi non è il cantiere di ieri, ma giocarsela al limite delle piene dei fiumi (di questi tempi d’attualità) è quantomeno un dovere. Della serie non affoghiamo.

Ma siccome a Milano ci si presenta forti delle solite dichiarazioni della vigilia in chiave ironica (“Lukaku lo fermi sul ring e poi Medel contro il belga” non è il massimo”), che dovevano destabilizzare il buon Conte, alla luce dello schieramento dei baby nel momento in cui devi recuperare lo svantaggio, tuona come l’ennesimo messaggio trasversale mandato alla società. Dove vogliamo andare con i giovani?

Giovani che peraltro Sinisa da Vukovar si coccola come un padre, dice lui. A modo suo. Un po’ di carota e un po’ bastone. Ieri la carota è andata agli esordienti Khailoti, Rabbi e Vergani, il bastone al suo unico Bomber Barrow, croce e delizia di questo Bologna. Un po’ come Orsolini. Due croci e altrettante delizie da prendere per le orecchie. Ci mancherebbe, l’allenatore è Mihajlovic ed è anche profumatamente pagato, ma a forza di tirare orecchie a destra e a manca non vorremmo trovarci davanti a forti problematiche uditive.

Però cresce anche un’altra sensazione, che i continui mal di pancia di Mihajlovic siano un modo per creare i presupposti per un disimpegno. Va bene che qui Sinisa ha ritrovato la Vita, al ‘Seragnoli, va bene che il Comune gli conceda la cittadinanza onoraria, ma un allenatore di questo temperamento non scende facilmente a patti con alcuno. Quando fai questo mestiere e a cinquant’anni vedi la morte  in faccia, sei davanti ad un bivio. Assaporare la vita e ciò che passa il convento, oppure voltare registro e ambire a vincere qualcosa con un club più titolato. Con quale non è dato sapersi.

Sulla partita che cosa aggiungere? Che Sinisa Mihajlovic ha giocato a nascondino prima con il modulo e poi con la caccia alla volpe (il furbetto dove lo metto non si sa), storia degna del miglior Pinocchio di Collodi.

L’allenatore dei nerazzurri, invece, ha badato al sodo, seppur non abbiamo visto una squadra trascendentale. Ma il calcio è questo, è semplice, basta fare gol. E l’Inter ne ha fatti tre di pregevole fattura. Il primo ad opera di Lukaku: un atto di prepotenza. Il secondo di rara bellezza porta la firma di Hakimi. Il suggerimento di Brozovic per il ragazzo marocchino è da manuale: stop perfetto del mediano esterno e palla in rete. Nulla può Skorupski. La terza rete è sempre ad opera  di Hakimi. Altra perla.

Il Bologna si consola con il bel gol del giovane veronese Vignato. Fare gol al ‘Meazza’ è da curriculum, lo fece anche Juwara. Gli auguriamo miglior sorte. “Sono felice” dirà poi a fine gara, noi con lui.

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