CICLISMO – Giro d’Italia: a Van der Poel la prima maglia rosa

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Le partenze di un grande Giro da un paese estero non mi sono mai piaciute e continuano a non piacermi. Eppure se il mercato chiama, nessuno può girarsi dall’altra parte e, la partenza di un grande Giro ospitata da una nazione straniera, porta tanti soldi, sia all’organizzazione, che alla nazione stessa. Un investimento con grandi ritorni.

Aspettiamoci prima o poi il Tour dalle nostre parti. Magari proprio in Emilia o in Toscana, e anche se le partenza dall’estero continuano a non piacermi, vedere la maglia gialla sulle strade di casa sarebbe veramente allettante!

Il Giro 2022 è partito da Budapest, dalla bella Ungheria, dal paese di Orban appena rieletto, dal paese vicino di casa di una guerra insensata, come sono tutte le guerre, anche se purtroppo alla fine un senso lo trovano.

Il Giro parte da uno stato estero dopo due anni di restrizioni e frontiere chiuse, proprio quando queste vengono riaperte dalla pandemia, ma richiuse dalla guerra. E allora proviamo a vedere questa partenza dalla terra Magiara come un segno di speranza, un segno di condivisione, di unione di popoli che ospitano ed esaltano le grazie altrui. In questo periodo, quindi, tanta roba.

Roba che rischia di diventare tantissima perché la prima tappa del Giro 2022 Budapest-Visegrad fa quasi la storia, quasi, perché mai vi è stata una maglia rosa, “nera”, quel nero dal sorriso brillante e dagli occhi raggianti, quel nero che per il momento, solo per il momento la storia non la fa.

La voleva Biniam quella Rosa, Biniam Girmay, eritreo, africano, l’aveva dichiarata, l’aveva detto, “Ci sono anche io per la Maglia Rosa” e se non ci fosse stato il predestinato Pou Pou Van Der Poel la storia si sarebbe fatta.

Come al Tour dello scorso anno quando Mathieu vestì la maglia gialla che il nonno Raimonde Poulidor non era riuscito, mai, a vestire.

Tra le lacrime la vestì e fece piangere in parecchi, oggi niente lacrime, solo una sproporzionata forza fisica mostrata al mondo.

Perché Van Der Poel fa poche cose giuste, sempre troppo indietro, sempre troppo a rincorrere, sempre troppo solo, tutti i compagni di squadra nei nuovi colori, troppo verde militare, si staccano a metà salita, sempre troppo, e sempre vincitore.

È una calamita, Mathieu, camaleontica. Scatta Girmay, lui gli va dietro, lo affianca come avesse il polo opposto, lo supera e cambia polo. Biniam ci prova a superarlo, ma lui aumenta, rimane davanti, come due calamite dello stesso polo messe vicine, Mathieu respinge Binian mentre Caleb respinge se stesso in una volata pazza, insensata come una guerra, che forse non credeva possibile e che invece era lì, vicino alla sua portata, ma che lo ha visto a terra a 30 metri dalla riga bianca. A terra ora, o a casa prima delle grandi montagne?

Forse, poi, son segnali…

Poca cronometro in questo Giro, una oggi, 9 km nella bella Budapest. E forse basta, solo curve e controcurve,  rischiare potrebbe essere molto pericoloso.

 

Foto dalla RAI

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