Foto Fondazione csde

Sabato 10 agosto alle 16,30 sarà inaugurata a Castiglione dei Pepoli  presso il Centro di Cultura Paolo Guidotti (via Aldo Moro 31) la mostra “Ricordi di rotaie da Bologna a Prato” organizzata dall’associazione Terra Nostra e da LZ Communications per celebrare i 90 anni della Grande Galleria dell’Appennino, l’infrastruttura che permise di collegare tramite la linea ferroviaria Direttissima Bologna a Prato e Firenze. La mostra sarà visitabile gratuitamente tutte le domeniche, dalle 15 alle 18, fino al 10 gennaio 2020.

Saranno presenti Raffaele Donini, vicepresidente e assessore ai trasporti della Regione Emilia-Romagna, e Maurizio Fabbri, sindaco di Castiglione, che commenta: «La Direttissima è stata la prima grande infrastruttura a unire l’Italia. Per noi è stata vitale, ha avvicinato Bologna a Prato e Firenze, il futuro del nostro territorio passa ancora da lì. Anche oggi infatti è una infrastruttura fondamentale che necessita però di investimenti e attenzione».

Era infatti il 4 dicembre 1929 quando cadde l’ultimo diaframma della galleria: a 90 anni di distanza la mostra racconta le fasi storiche che hanno portato alla nascita del progetto della linea Direttissima ed in modo particolare alla costruzione della Grande Galleria dell’Appennino, per decenni la più lunga d’Europa, senz’altro una delle opere più impegnative di ingegneria civile che siano state realizzate in Italia.  La sua storia è legata a quella del territorio, in quanto per la sua realizzazione è stata coinvolta la popolazione dell’Appennino Tosco-Emiliano.

L’esigenza di una direttrice veloce tra il Nord e il Sud Italia era stata avvertita già dalla fine dell’Ottocento e numerosi furono i progetti presentati per rendere più agevole il passaggio degli Appennini. Le linee Porrettana (Bologna-Pistoia) e Faentina (Faenza-Firenze) non erano infatti adatte ad essere potenziate perché tortuose. Tra il 1882 e il 1904 furono proposti diversi tracciati: il progetto che più si avvicinò all’attuale è quello del belga Protche (1818-1886) che aveva già realizzato la linea Porrettana.

Foto Fondazione 504

La legge che ne prevedeva la realizzazione fu approvata il 12 luglio 1908, ma i lavori iniziarono solo nel 1913 con la costruzione del tratto da Bologna a Pianoro. Dopo un rallentamento nel periodo bellico, nel 1923 furono assegnati nuovi fondi e i lavori proseguirono con regolarità. Complessivamente furono costruite 28 gallerie e non meno di 221 tra ponti e viadotti. Ai vari cantieri lavorarono fino a seimila operai: ben 99 furono i caduti sul lavoro, di cui 69 nel traforo della Galleria, senza contare coloro che furono colpiti dalla silicosi, una malattia polmonare, o dall’anemia del minatore. Numerosi furono purtroppo gli incidenti: il più disastroso fu un incendio all’interno della Galleria che durò dal 3 agosto al 10 dicembre 1928.

La linea fu inaugurata il 22 aprile 1934 e la Grande Galleria dell’Appennino ne fu l’opera più importante: lunga 18.510 metri, in rettifilo, con stazione intermedia (Posto di Comunicazione Precedenze), doppio binario, è stata per anni la più lunga d’Europa. La stazione di Precedenze, la cui storia è poco conosciuta, fu punto di partenza degli scavi, sia verso il versante Nord, che quello Sud. Uno degli oggetti più interessanti della mostra è il diorama (plastico) in scala 1:87 della Stazione di Precedenze di Ca’ di Landino, opera del fermodellista Giovanni Rossi, che  misura 240 cm x 60cm

La mostra darà risalto a tutto il percorso che si sviluppò attorno a questa grande idea, dai primi progetti fino all’esecuzione dei lavori attraverso documenti originali dell’epoca, fotografie e video. In modo particolare ci si soffermerà sulla costruzione della Grande Galleria dell’Appennino  dando risalto al lavoro degli operai, ai cantieri dove vivevano con le loro famiglie, ai sacrifici ed alle condizioni del lavoro.

La mostra ha il patrocinio delll’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, dei Comune di Castiglione dei Pepoli e San Benedetto Val di Sambro e dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese.

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