Letture interessanti ed istruttive

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Mi sono riletto due pubblicazioni che reputo basilari per comprendere la realtà sociale nella quale viviamo e, in aggiunta, lo stato di degrado socio-economico del nostro Appennino. Il primo testo è “Dialettica dell’illuminismo” di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno due grandi pensatori del XX secolo. Commento al testo :”L’illuminismo ha la tendenza a rovesciarsi nel suo contrario, non solo nell’aperta barbarie del fascismo, ma anche nell’asservimento totalitario delle masse attraverso la blandizie dell’industria culturale” . Ovvio che in tale industria sono compresi i mezzi di informazione. Invito pertanto a fare una approfondita lettura del paragrafo intitolato “L’industria culturale”- Quando l’illuminismo diventa mistificazione di massa . Cosa intendiamo per illuminismo ? Un movimento culturale, sorto nel 1700, caratterizzato dalla fiducia di poter risolvere i problemi della civiltà umana (spec. Sociali e politici) con i soli lumi della ragione senza appellarsi alla rivelazione e alla tradizione. Le nostre attuali “Democrazie” ed anche gli stati del Socialismo Reale, impropriamente definiti “Comunisti”, sono i figli di tale movimento culturale. Se traiamo le conclusioni, non c’è da stare allegri. I movimenti richiamantisi a dottrine di stampo fascista, nazista, falangista e chi più ne ha più ne metta, sono proprio il rovesciamento dell’illuminismo. Ma anche le nostre tanto declamate “Democrazie” hanno ben poco di Democratico (il popolo che governa). Spesso ci troviamo dinnanzi a oligarchie plutocratiche, partitocrazie o a perversi connubi fra delinquenza organizzata e gestione del potere ed altro ancora. E’ sotto gli occhi di tutti come l’informazione sia sistematicamente manipolata in maniera tale da far credere alle masse ciò che torna comodo ai burattinai dietro le quinte. Il secondo testo, che, per certi versi, può essere il figlio del primo, è “La terra e l’acqua” Storie di pianura e di montagna fra il Reno e il Panaro , di Maurizio Garuti . Qui mi soffermo su solo un testo scritto da Giorgio Sirgi intitolato “ E ci scipparono il nostro Consorzio”. L’autore evidenzia come tra gli anni 1985-1988 si siano accorpati i Consorzi della montagna a quelli della pianura. Ovviamente il soggetto più debole, la montagna, fu mandata progressivamente in disfacimento essendo le due realtà, pianura e montagna, totalmente dissimili. Se facciamo mente locale, scopriamo, infatti, che facendo data a quel periodo, le condizioni economiche, di popolazione e dell’insieme sociale delle aree montane sono andate progressivamente peggiorando. Tra l’altro, e l’autore lo evidenzia, ci si è trovati incartati in una spaventosa burocrazia. Detto spartiacque, metà anni 80 del secolo scorso, è quello che vede comparire nelle attività produttive l’informatica cui seguirà la robotica ed altre tecnologie atte a mantenere competitive le aziende. Ma per essere operativi in detti comparti, necessita frequentare appositi corsi di istruzione ad elevato livello. La mia esperienza lavorativa ha visto operare alle macchine dapprima maestranze capaci e pratiche, vecchio stile. Con l’arrivo dei nuovi macchinari hanno iniziato ad operare tecnici ed ingegneri. Oggi è impensabile che a gestire macchine piuttosto sofisticate controllate da computer con flussi di produzione assolutamente impensabili solo 35 anni fa, vi siano maestranze vecchio stile. Ma vi è di più, da tali corsi di alto livello escono giovani in grado di dar vita a nuove realtà produttive in comparti totalmente ignoti sino a poco tempo fa : nanotecnologie, apparati medicali avveniristici e tanti altri. Ritorniamo al nostro Appennino. E’ mai stata fatta una riunione dei sindaci della zona al fine di intavolare un dialogo con centri Universitari al fine di inserire dipartimenti nella montagna, oppure altri centri di studi avanzati ? A me non risulta, ed infatti gran parte dello spopolamento giovanile della montagna è legato allo studio. Anche aziende che hanno operato proficuamente per anni, si sono trovate in gravi difficoltà per non trovare, in loco, chi potesse portare innanzi le strutture ed i lavori adeguandoli alle nuove realtà. Da qui : vendite, riduzioni di personale, uscita dal mercato ed altro di negativo. Si ha l’impressione che nei centri decisionali ad alto livello, di queste problematiche non se ne sia tenuto assolutamente conto, ma anche a livello locale sembra che non si sia brillato di luce propria. Persino in un comparto che ha funzionato da spina dorsale per alcuni comuni, il turismo, non ci si è accorti del cambiamento epocale di esigenze, scelte e soluzioni affidandosi a schemi ed offerte superate da decenni. E pensare che in merito a ciò esistono ricerche, studi e pubblicazioni persino a livello universitario. Dubito che, sia in campo degli studi che in quello dell’adeguamento turistico, possano venire lumi da centri decisionali di elevato status politico ma di scarsissima conoscenza ed interesse per le nostre aree montane. Ci sarebbe da augurarsi che almeno dalle amministrazioni locali, anche facendo corpo unico, possano uscire proposte e obiettivi tali da far uscire le aree montane da questa situazione di degrado ed anche, spesso, da una forma di apatia di chi vi risiede.

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