Analisi matematica delle votazioni, non del referendum

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In Italia i dipendenti pubblici rappresentano circa il 14 % del parco elettorale . Applicando considerazioni sociologiche, possiamo stimare a circa il 28-30% del totale del corpo elettorale. Bisogna infatti sommare : mogli e/o mariti, figli ed altri congiunti di tali dipendenti che, in varia maniera dipendono dalla sicurezza economica di tale lavoro . E’ logico, quindi, che tale percentuale degli aventi diritto al voto, partecipino alle elezioni. Si tratta, in ultima analisi, senza fare tante distinzioni fra i vari colori delle camice degli eleggibili nei diversi partiti, di garantire un futuro alla propria famiglia e congiunti vari. Infatti non si è mai sentito parlare da qual si voglia esponente partitico di ridimensionamento dell’apparato burocratico o del suo snellimento e, tantomeno, di un suo adeguamento alle esigenze della collettività. Cosa significa questo ? Che alle elezioni sia politiche che amministrative una percentuale attorno al 30 % degli aventi diritto al voto, partecipino a tale avvenimento. Come ho scritto, non si tratta di una scelta ideologica, ma di una garanzia di vita e, quindi, qualsiasi partito, da quello con la camicia verde a quello con la camicia a pallini va bene, tanto nessuno di loro è intenzionato a metter mano alla italica burocrazia. Andiamo però a vedere la partecipazione elettorale del popolo italiano negli ultimi anni. Si passa, mediamente, da poco più del 20% a meno del 50% . E’ evidente che il partito di maggioranza assoluta è quello che rifiuta la farsa elettorale non sentendosi rappresentato nelle proprie esigenze. A livello numerico scopriamo che 20%+50% / 2 da la media di circa il 35% di elettori che si recano alle urne. A questo 35% e, stando di manica larga, diciamo 40% togliamo il 30% di coloro che, tramite l’urna, trovano garantito il futuro, ci troviamo dinnanzi ad uno striminzito 10 e meno %. Qualcuno ha scritto che lo specchio della democrazia è ben visibile nella costante diminuzione degli elettori. Come ho scritto, l’ideale democratico è che nessuno si rechi più alle urne se non i segretari di vari partiti, 5-6 o 7 , che si giocheranno le poltrone a pari e dispari. Che ci stiamo indirizzando su quella strada è più che evidente, sarebbe opportuno dare una diversa definizione di questo sistema. Democrazia puzza di falso e di marcio, partitocrazia mi sembra più adeguato con la sua, conseguente, trasformazione, evidenziata da vari studiosi, in una cleptocrazia.
Se qualcuno considerasse enfatizzate le cifre date sulla partecipazione elettorale, dovrebbe mettere nel conteggio coloro che sono all’interno o dipendono da aziende collegate ai pubblici appalti e, cifra non trascurabile, coloro che si recano a votare su indicazione della D.O. SpA (Delinquenza Organizzata SpA ) che, salta fuori, ad ogni piè sospinto, in giri di appalti e soldi in ogni dove, su elezioni di “insospettabili” spesso collegati a soldi ed appalti. A qualcuno potrebbe sorgere il sospetto che la cifra di coloro che non si recano alle urne elettorali, tra il 55 ed il 65 %, il maggior partito italiano in assoluto, sia composto da persone che di questo andazzo non ne vogliano sapere.